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Le Iene, l'ex arbitro Abbattista attacca l'AIA e difende Morganti: "Ecco perché mi sono dimesso"

Per la prima volta un arbitro si dimette a stagione in corso. E racconta il marcio di un sistema facendo un invito personale a Rocchi, quello di lasciare l'incarico.

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Prosegue l’inchiesta delle Iene sul mondo arbitrale. Anche in questo caso a parlare è uno che dell’ambiente ne faceva parte fino a ieri come l’ex fischietto Eugenio Abbattista, da un anno e mezzo a questa parte impiegato al Var. Il 41enne pugliese risulta ad oggi l’unico arbitro della storia del calcio italiano a dimettersi spontaneamente a stagione in corso. E le motivazioni che lo hanno spinto a questo gesto così forte sono davvero terribili come si potrà constatare nel servizio in onda su Italia 1 stasera a partire dalle 21.20.

Abbattista libero di denunciare

Adesso sono libero di denunciare lo schifo che c’era intorno a me“. Così è cominciato lo sfogo di Eugenio Abbattista ai microfoni dell’inviato delle Iene Filippo Roma che da tempo si sta ormai occupando del calcio e degli scandali arbitrali che lo riguardano. L’ex fischietto pugliese si è lamentato della mancanza di possibilità di parlare, anche per spiegare la sua versione dei fatti sul primo servizio andato in onda nella stessa trasmissione che oggi lo ospita e che lo vedeva suo malgrado protagonista.

Il documento falso e il sistema politico arbitrale

Oggi il bavaglio alla bocca Abbattista non lo ha più e parla liberamente. “Risultava scomodo farmi parlare perché il documento che il massimo organismo degli arbitri ha prodotto nell’anno in questione e che ha permesso a me e ad altri arbitri di rimanere in organico, è un documento evidentemente falso” racconta l’ex arbitro in riferimento ai verbali in cui, secondo la procura federale, veniva falsamente attestata la reale proposta di conferma e dismissioni degli arbitri in organico da parte dei valutatori dei direttori di gara, che quell’anno erano il designatore Nicola Rizzoli per la Serie A e l’ex arbitro emerito Emidio Morganti per la Serie B.

La ricetta per uscire dallo “schifo” e il consiglio a Rocchi

Così Calvarese, Giacomelli e lo stesso Abbattista furono salvati e Morganti pagò ingiustamente per tutti. La motivazione? Politica secondo l’ex arbitro pugliese per fini elettorali e “anche di equilibri territoriali che sono tipici dell’Aia“. La soluzione al marcio attualmente presente nel mondo arbitrale? “Commissariamento. Subito, immediatamente. Perché siamo in uno stato di confusione che richiede, in questo momento, un intervento di pulizia generale. In questo momento non siamo all’altezza di gestire una competizione elettorale. La cosa che serve oggi è riscrivere le regole dell’associazione, con principi di equità, con il senso di giustizia. Dotare l’Aia di un organismo di controllo e di revisione terzo, al di sopra delle parti, lo dobbiamo anche agli italiani, ai tifosi, perché siamo un’associazione di diritto pubblico. Abbiamo dimostrato in vent’anni di aver fallito. Se vogliamo riacquistare la credibilità all’esterno, dobbiamo avere il coraggio in questo momento di partire da zero“.

Infine, Eugenio Abbattista fa un appello al designatore della classe arbitrale Gianluca Rocchi: “Siamo in una fase storica dove tutti, nessuno escluso, e quindi anche il valutatore, avrebbero dovuto fare gesti forti come il mio. Perché quando qualcosa inizia a diventare intollerabile bisognerebbe e avremmo probabilmente dovuto tutti fermarci e dimetterci“.

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