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Le rivelazioni della perizia sulla morte di Maradona indignano

Le sconcertanti verità che emergono dalla perizia sulla morte di Maradona svelano giorni di tragico abbandono e negligenze

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Allo strazio derivante dalla certezza, purtroppo ormai comprovata dalla perizia, che la scomparsa di Diego Armando Maradona poteva essere evitata si somma l’assurdità a cui sono costretti i suoi figli, gli eredi e testimoni di questa storia spezzata.

L’amara conclusione della perizia medica disposta dai giudici che indagano sulla morte del Pibe de oro avvenuta, per una sovrapposizione quasi letteraria con la morte di Fidel Castro, il 25 novembre scorso indirizza l’attenzione degli inquirenti sul neurochirurgo Leopoldo Luque e sulla psichiatra Agustina Cosachov, i medici che avevano in cura Maradona e che, secondo quanto rivelato da ‘Pagina 12’, per i quali si ipotizza l’accusa di omicidio colposo, che prevede una pena da otto a 25 anni di reclusione.

Le sofferenze cardiache di Maradona segnalate ai medici

“I suoi occhi sono gonfi come un seno”, aveva riferito a Luque il 22 novembre, tre giorni prima del decesso, una delle persone che accudiva Maradona, riporta un documento di Pagina 12. Il gonfiore era il segnale che Diego era in una condizione di ritenzione idrica dovuta all’insufficienza cardiaca, sottovalutata dai medici che lo avevano in cura e che lo ha condotto alla morte, nella spoglia e dimessa residenza in affitto dove si era trasferito una volta dimesso dalla clinica dove era stato operato al cervello.

La commissione medica incaricata dai procuratori Laura Capra, Cosme Irribarren e Patricio Ferrari, coordinati dal procuratore generale John Broyard si è riunita nove volte in questi mesi. Nella relazione, si evidenzierebbe che la morte di Diego era evitabile e che c’è stata negligenza.

La perizia che fa orrore: “Non c’era neanche un defibrillatore”

Come accennato, Maradona aveva subito un delicato intervento per la rimozione e riduzione di un ematoma subdurale. Dopo troppo poco tempo, è stato portato “in un posto inappropriato quando avrebbe dovuto essere ricoverato sotto controllo. Nella casa di Tigre non c’era nemmeno un defibrillatore per un’emergenza cardiaca”; inoltre gli “è stato somministrato un farmaco controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci, un antidepressivo che non viene somministrato ai pazienti con aritmia e non sono state prese misure elementari”.

Le responsabilità di Leopoldo Luque e Agustina Cosachov

Nella relazione si punta poi il dito sulle omissioni dei medici come quella relativa agli avvertimenti sulla ritenzione di liquidi, per la quale “non è stato fatto nulla. Maradona trascorreva intere giornate senza alzarsi e non ci fu reazione di alcun genere a questa anomalia”. L’imputazione per Luque e Cosachov pare scontata, ma i due potrebbero non essere gli unici. Non è chiaro se l’accusa sarà anche per lo psicologo Carlos Díaz ed è possibile che anche gli infermieri possano essere accusati di reati legati alla drammatica scomparsa di Diego.

Il ruolo di Matias Morla e i nuovi audio di Luque

Oltre alle responsabilità dell’equipe medica che seguiva Maradona, nei suoi ultimi giorni di vita, i pubblici ministeri argentini stanno valutando la situazione dell’avvocato e rappresentante Matías Morla, perché ritengono che avesse un certo controllo e avesse suggerito e incaricato egli stesso i medici che hanno condotto il più grande di tutti i tempi a una fine così tragica. L’avvocato contro il quale sia Giannina sia Dalma non hanno esitato a scagliarsi e a indicare come il primo responsabile della morte del padre. Figlie che Luque avrebbe apostrofato con u appellativo dispregiativo, secondo quanto riferisce la stampa argentina, in diverse conversazioni Whatsapp, come avvenuto anche per Diego, offeso dal neurochirurgo che lo aveva in cura.

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