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Maradona, Michel Platini ricorda il Pibe e svela un retroscena

Tuffo nel passato da parte di Platini, che commenta la scomparsa di Diego Armando Maradona e rivela: "Avevano provato a farci giocare assieme".

27-11-2020 11:30

“Non so se l’Avvocato Agnelli sognasse una Juve con me e Diego Armando Maradona assieme, ma Dal Cin aveva provato a portarmi al Napoli. Gli avrei lasciato la maglia numero 10 perché era a casa sua. Io? Avrei preso la 20, che vale il doppio”. Il retroscena sul mercato anni ’80 arriva da uno dei campioni di quell’epoca, Michel Platini, che ricorda l’aneddoto nel corso di un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’.

Per l’ex fuoriclasse della Juventus la scomparsa del Pibe de Oro è un duro colpo: “Non stava bene da tempo, però mi dispiace e fa male lo stesso sentire che non c’è più. La prima volta ci eravamo incontrati a Buenos Aires nel giugno 1979, l’indimenticabile Argentina-Resto del Mondo. C’eravamo io, Rossi, Tardelli e Boniek, allenati dal vostro Enzo Bearzot che mi aveva voluto in squadra. Dall’altra parte i campioni del 1978 con Diego ancora giovanissimo”.

“Il più grande della storia? Impossibile dirlo – precisa Le Roi, che non vuole abbandonarsi alla retorica -. Già da ragazzo Maradona era grande come Pelé e Cruijff, come lo sarebbero stati Ronaldo e Zidane: i campionissimi che segnano un’epoca. Ma non chiedetemi confronti. Come si fa a dire se sono meglio i Beatles o Battisti? Celentano o Jacques Brel? Sono paragoni che non hanno senso nella vita e neanche nel calcio. Sono cresciuto con un idolo: Johan Cruijff. Quindi…”. 

“Diego era un fenomeno, ma a Napoli gli avevano costruito attorno una grande squadra – aggiunge Platini -: non dimentichiamo Giordano, Careca e gli altri. Ma Diego aveva tutto, tutti i mezzi tecnici per essere un campione: il piede sinistro era favoloso. E una rapidità che io purtroppo non ho mai avuto, non diventi Maradona se non nasci con questi mezzi”.

Platini evita confronti anche fra se stesso e Maradona: “Lui era più un attaccante, una seconda punta e invece io molto più centrocampista: eravamo diversi. Lui era di sicuro un personaggio, sempre protagonista. Ha fatto tanto per i calciatori, gli volevano bene. E in campo rispettava sempre gli avversari, non cercava provocazioni. Penso che Diego sia stato una persona molto gentile e generosa in un mondo che però l’ha aiutato poco. Tutti quelli che lo frequentavano dicevano che fosse molto simpatico, ma forse non gli hanno dato quello di cui aveva veramente bisogno”.

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