Damian Lillard è un vincente nato. Il destino però gli ha affidato in sorte una franchigia che sin qui non ha saputo assecondarlo nelle sue legittime ambizioni, e undici anni dopo aver messo piede nella lega risulta evidente quanto la sua voglia di provare a lottare per un anello sia motivata da un talento che altrove raramente si è potuto riscontrare.
Lillard è il simbolo dei Portland Trail Blazers, che pure gli hanno negato da sempre l’opportunità di vincere un titolo. E non è un caso se nei giorni scorsi, consapevole dell’orizzonte a tinte fosche che si nasconde dietro al futuro della franchigia dell’Oregon, ha ufficialmente chiesto di essere ceduto a una contender.
- Lillard, a 33 anni, vuole il bersaglio grosso
- Miami ha poco da offrire
- Harden cerca acquirenti
- La terza notte di free agency
Lillard, a 33 anni, vuole il bersaglio grosso
Tradotto in parole povere: vuole andare a giocare in un team pronto per ambire ad arrivare fino in fondo, cioè alle NBA Finals, che sin qui ha visto in televisione. In cambio Portland riceverebbe però giocatori funzionali alla ricostruzione, cioè in grado di garantirle la possibilità di creare un gruppo di talento e prospettiva, processo però che richiederebbe qualche anno di lavoro.
Lillard, però, non può e non vuole continuare ad aspettare: a 33 anni per lui è venuta l’ora di puntare al bersaglio grosso. A patto però che i Blazers lo assecondino in questa sua volontà.
Miami ha poco da offrire
La free agency 2023 ha già battuto i colpi più importanti, tanto che adesso l’attenzione s’è spostata tutta sulle possibili trade che interessano qualche “scontento” di lusso. Lillard è il primo della lista: la sua preferenza è ben nota a tutti, con la volontà di accasarsi a Miami dall’amico Adebayo e Jimmy Butler.
Solo che Miami, che ha già ceduto pezzi importanti come Gabe Vincent (ai Lakers) e Max Strus (ai Cavaliers) non ha granché da offrire: Kyle Lowry, Duncan Robinson e il discusso Tyler Herro sono le pedine di scambio di un’operazione che appare complessa da far decollare, con Portland che a queste condizioni non vuol stare ad ascoltare nessuno.
Preferirebbe piuttosto spedire il giocatore in qualche altra franchigia che pure non gli garantirebbe lo status da contender: Brooklyn ad esempio, che ha una marea di scelte da offrire (eredità degli addii di Harden, Irving e Durant) ma che non ha chance di lottare per il titolo. Sullo sfondo restano Clippers e Sixers, ma Lillard vuole solo Miami. E questo, chiaramente, ad oggi viene visto come un limite enorme, a meno di non inserire nella trade una terza franchigia.
Harden cerca acquirenti
Anche James Harden ha chiesto a Philadelphia di essere scambiato. E chissà che non possa diventare lui la pedina perfetta per trovare l’incastro giusto: Harden piace a Miami, ora un po’ meno ai Clippers (che hanno rifirmato Westbrook, pur liberandosi di Eric Gordon, passato ai Suns), ma anche New York c’ha fatto su un pensierino.
Muovere certi giocatori però è diventato complicato, e la sensazione è che ci sarà da aspettare, e pure tanto, prima di trovare la quadra.
La terza notte di free agency
Intanto la terza notte di free agency ha accolto il rinnovo di Jordan Clarkson con gli Utah Jazz (55 milioni per i prossimi tre anni), così come quello di Miles Bridges che per poco meno di 8 milioni ha accettato di restare un’altra stagione ai Charlotte Hornets, seppur nelle prime 10 gare dovrà restare a guardare per via di una squalifica rimediata per via dell’arresto subito qualche settimana fa per violenze domestiche.
Lonnie Walker IV ha salutato i Lakers, accettando la proposta dei Brooklyn Nets (al minimo salariale), Cody Zeller ha lasciato Miami e ha trovato un accordo a sua volta annuale contro i New Orleans Pelicans (3,1 milioni lo stipendio). Infine Golden State ha allungato le rotazioni con l’esperto Cory Joseph, in uscita dai Pistons. La lista dei giocatori ancora liberi si va sempre più assottigliando: tra i nomi più noti restano Blake Griffin e Grant Williams, in uscita dai Celtics, e Austin Rivers, prossimo all’addio con Minnesota.