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Milan, Braida: mancano due cose essenziali e Tassotti le ha, su Ibra dico una cosa ESCLUSIVA

L'ex dirigente rossonero soffre per la crisi del Diavolo ed identifica nell'assenza di valori e di identità i problemi principali ma non boccia tutto

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Povero diavolo, che pena mi fa. Cocciante avrebbe rispolverato il suo primo vero hit di 50 anni fa per raccontare le recenti disavventure del Milan. Quel Diavolo partito con ambizioni mai nascoste (da Fonseca) di scudetto e che ora si ritrova a dover mettere insieme i cocci di un fallimento già acclarato a inizio marzo. Il ko con la Lazio è stata l’ultima goccia di un mare di amarezze, resta solo la coppa Italia, fondamentale per conquistare un posto in Europa, ma serve una svolta. Come può arrivare prova a dirlo Ariedo Braida, ex dirigente rossonero, intervistato in esclusiva da Virgilio Sport.

Braida fa male vedere il Milan così in basso?
“Provo un grande dispiacere, ho lavorato 30 anni al Milan, sono milanista ed è un grande dolore vederlo in queste condizioni”

Che idea si è fatta del crollo verticale dei rossoneri?
“L’idea che si sono fatti tutti: non ci sono punti di riferimento nè in campo nè fuori”.

Il problema non è solo tecnico?
“No, c’è una crisi di identità e di senso di appartenenza. Per 20 anni con Berlusconi e Galliani tutto questo c’era sempre stato, ora non più”.

Eppure il Milan ha vinto lo scudetto con Pioli e non era preistoria…
“Sì ma è nei momenti difficili che serve l’identità, manca un periscopio che indichi la rotta e che faccia da guida. Solo attraverso quei valori puoi uscire fuori da questo periodo-no”

Lei ha conosciuto l’Ibrahimovic giocatore, si aspettava di più da lui come dirigente?
“Quando le cose vanno male le colpe sono di tutti, non è solo colpa sua. Io avevo detto da tempo che questo Milan non era competitivo e purtroppo ci ho azzeccato. Non c’è chiarezza di idee, lo dimostra anche il mercato”

Tassotti può essere l’uomo giusto per raddrizzare la baracca?
“Sì, è stato 20 anni nel Milan, ha fatto anche l’allenatore assieme a Cesare Maldini. Persone come lui e come tutti i Maldini, da Cesare a Paolo, rappresentano il Dna del Milan. Mauro è in gamba. Certo quando si cambia tanto non è mai un buon segno ma ora servono equilibrio, identità e appartenenza perché come valori tecnici non è tutto da buttare anche se si vedono sempre gli stessi errori, sia individuali che di squadra. Sono criticità enormi che si ripetono, io non posso che sperare in una ripresa”.

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