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Mondiali Qatar 2022: la storia di Livaja, dalle risse all’Inter ai post razzisti a Bergamo  

L’attaccante della Croazia in gol contro il Canada s’è messo alle spalle un passato turbolento: quando era all’Atalanta fu protagonista di uno scambio di insulti con i tifosi

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

Per fortuna della Croazia, Marko Livaja sembra aver messo la testa a posto. A 29 anni l’attaccante di Spalato è maturato e nella gara di ieri contro il Canada ai Mondiali di Qatar 2022 ha dimostrato di riuscire a mettere finalmente a frutto il proprio talento, a lungo oscurato da un caratteraccio che ha lasciato ricordi non proprio felici anche in Italia.

Mondiali Qatar 2022: Livaja, talento scoperto dall’Inter

Talento e follia sono cliché spesso abusati nel calcio, soprattutto quando si parla di pallone e Balcani, ma la storia di Livaja non può fare a meno di inserirsi su questi binari. Nato a Spalato nel ’93, transitato dai rivali della Dinamo Zagabria prima di esordire a 17 anni nel campionato croato con l’Hajduk, Livaja viene acquistato nel luglio 2010 dall’Inter, incantato dalle qualità di questo attaccante completo, feroce, tecnicamente sopraffino, già membro delle nazionali giovanili del paese slavo dall’età di 14 anni.

Livaja ha affinato la sua classe giocando a skalina, un particolare calcetto 3 vs 3 con porte strette di cui a Spalato sono pazzi: anche altri futuri nazionali croati, come Perisic e Rakitic, ci giocano, ma Livaja è il vero re della skalina, per cui servono tecnica e furbizia.

Mondiali Qatar 2022: Livaja, la rissa e gli insulti all’Atalanta

Tra Primavera e prestiti (al Lugano e al Cesena), Livaja resta sotto contratto con i nerazzurri fino all’estate 2013, senza mai sfondare: per lui 4 gol in appena 13 presenze con l’Inter. A limitarlo sono il carattere rissoso e le pessime abitudini alimentari (“bevo mezzo litro di Coca Cola al giorno”, ammette), così nel gennaio 2013 Livaja lascia l’Inter e approda all’Atalanta, dove va anche peggio. Litiga con Ivan Radovanovic, il compagno che l’accompagna agli allenamenti perché Livaja non guida: il centrocampista entra duro in partitella, il croato gli spacca la faccia con un pugno, poi scoppia a ridere guardando Radovanovic che sanguina.

Finisce fuori rosa, ma fa danni anche lontano dalla squadra: risponde a tono agli insulti razzisti dei tifosi dell’Atalanta, che lo chiamano “zingaro”, con un post su Facebook in cui li appella come “italiani bastardi”. Poi cancella il messaggio, ma la frittata è fatta. Livaja lascia la serie A (6 gol in 34 partite con l’Atalanta), ma dopo una breve esperienza al Rubin, in Russia, torna in prestito all’Empoli: lo accoglie il tecnico Marco Giampaolo, che lo chiama “il piccolo Rooney”. Fa in tempo a segnare nel pari nel derby alla Fiorentina (2-2), poi fa di nuovo le valigie.

Mondiali Qatar 2022: Livaja tra Spagna, Grecia e la rinascita all’Hajduk

La sua carriera prosegue tra Las Palmas e AEK Atene: in Spagna lascia il segno solo per una spinta all’arbitro che gli costa 5 giornate di squalifica, in Grecia riesce invece a vincere il campionato 2018, contribuendo con 8 gol e 6 assist e meritandosi la convocazione in nazionale. Anche all’AEK, però, si fa notare per un calcio in petto a un avversario, il serbo Danko Lazovic, durante i preliminari di Champions League contro gli ungheresi del MOL Vidi.

Nell’estate 2021 torna così all’Hajduk: coccolato dalla tifoseria più calda di Croazia, Livaja gioca la migliore stagione della sua carriera, vincendo la Coppa nazionale e laureandosi capocannoniere del campionato con 28 reti. Undici le reti segnate nella stagione in corso, prima della sosta per i Mondiali: la partita col Canada dice che il c.t. Zlatko Dalic non può fare a meno del talento di Livaja. Almeno fino alla prossima bravata.

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