“Non posso permettere che venga offerto un simile spettacolo ai nostri 60.000 abbonati“. Così Massimo Moratti il 30 novembre del 1998 giustificò l’esonero di Gigi Simoni, subito dopo due vittorie di fila: la prima contro il Real Madrid in Champions (3-1) e la seconda in campionato contro la Salernitana (2-1 con gol decisivo al 94′). Una decisione sorprendente che – per paradosso – arrivò proprio nel giorno della consegna della Panchina d’oro. Oggi, a distanza di 26 anni, il patron dell’Inter dimentica lo sfogo e arriva a cancellare la storia, eleggendo l’Inter di Simoni come la più amata della sua presidenza.
Simoni era pronto a dire no all’Inter
A Simoni Moratti aveva affidato la sua scommessa più costosa: Ronaldo il fenomeno. Lungo il corteggiamento quando lo scomparso tecnico emiliano era a Napoli: Simoni era pronto a rinunciare a una vagonata di soldi pur di rimanere in azzurro a patto che gli venisse concesso un rinnovo biennale, Ferlaino disse di no e Gigi si tuffò nelle braccia dell’Inter. Dichiarandolo pubblicamente quando il suo Napoli, secondo alla fine dell’andata, iniziò a sbandare pericolosamente: “Se vi chiamasse il New York Times e vi offrisse tanti soldi restereste al vostro giornale?”, chiese ai cronisti presenti a Soccavo.
L’avventura in nerazzurro di Simoni
Per dispetto Ferlaino lo esonerò privandogli la possibilità di giocarsi la finale di coppa Italia, conquistata proprio ai danni dell’Inter e per Simoni iniziò l’avventura nerazzurra qualche mese dopo. Finì col secondo posto in campionato dietro la Juve di Del Piero e della Triade Moggi-Giraudo-Bettega, con il clamoroso rigore negato al Fenomeno nello scontro diretto, e con una straordinaria coppa Uefa vinta in finale con la Lazio (3-0). L’anno dopo, con un Baggio in più, l’Inter ebbe qualche passo a vuoto a inizio stagione, c’era qualche mugugno ma niente lasciava pensare a un esonero, specialmente dopo due vittorie di fila.
Moratti oggi cambia idea
Solo di recente Moratti ammise lo sbaglio, confessando: “Ho tre-quattro rimpianti nei miei anni di presidenza all’Inter. Di sicuro non manderei via il povero Simoni dalla sera alla mattina. Poi Roberto Carlos, ma era una cessione obbligata per il bilancio. E Pirlo al Milan. E Cantona: sarebbe stato un cambio di marcia”.
Oggi, in un’intervista al Quotidiano sportivo, Moratti si è spinto anche oltre, falsando la verità: l’Inter che ha amato di più non è quella del Triplete di Mourinho: “No, sebbene ne conservi beninteso un ricordo indelebile. Ma ho amato di più la squadra di Simoni, con il primo Ronaldo. Vinse meno di quanto avrebbe meritato e più tardi abbiamo anche scoperto perché“.
Nell’intervista Moratti ha anche ricordato cosa successe quando acquistò l’Inter, quasi 30 anni fa: “Avevo promesso a Milly che non l’avrei fatto, lei preferiva destinare in solidarietà quei quattrini. Ma la passione fu più forte. Mia moglie apprese la notizia dalla televisione. Non voleva più farmi entrare in casa. Lei mi disse che dovevamo impegnarci per aiutare chi soffre. Le risposi con una battuta: conosci qualcuno che soffra più degli interisti, mentre il Milan di Berlusconi vince tutto e la Juve sta tornando grande? Così, mi perdonò. Di aver passato la mano non mi sono mai pentito. Almeno per ora, almeno finora. Però la cosa buffa è che si è pentita la mia signora. Fosse per lei, dovrei ricomprare la Beneamata qui e ora”.