Quanto sta emergendo dalle indagini e dagli atti di quello che si annuncia quale il processo, che restituirà la verità processuale sulla tragica morte di Diego Armando Maradona, è inquietante. “Non ho rubato nulla a Diego, tanto meno l’ho usato. E ora mi preoccupo per la mia famiglia, i miei amici e i miei pazienti. Spero che almeno i magistrati mi restituiscano il telefonino”, ha detto Leopoldo Luque, il neurochirurgo che aveva in cura Diego e che lo aveva sottoposto a quel delicato intervento al cervello preludio di tutto. Del dolore, del decadimento, dell’abbandono e anche dell’orribile stato di disinteresse presunto da parte dell’equipe medica che lo avrebbe dovuto assistere.
Morte Maradona, si aggravano l’accusa: omicidio volontario
I media argentini ci descrivono sviluppi drammatici, pari a quanto vissuto e affrontato da Maradona in quelle ultime, travagliate settimane di vita accompagnato da una malattia impietosa e da figure attorno a lui spesso ambigue: Luque è una delle sette persone da oggi accusate ufficialmente di omicidio volontario, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Maradona.
A darne notizia è stato l’autorevole ‘La Nacion’, che ha seguito ogni singolo passaggio di questa ricostruzione segnata dai protagonisti che hanno animato l’esistenza spesso sospesa di Maradona: l’ex moglie Claudia Villafane, le ex compagne come Veronica Ojeda e Rocio Oliva, i figli e le persone che si sono strette attorno a Diego fino a soffocarlo e a meritarsi le accuse mosse proprio da Giannina e Dalma.
I sette dal 31 maggio saranno chiamati a deporre e dovranno difendersi dalle accuse mosse dalla procura. Oltre a Luque, sono altre le figure che saranno al centro del processo: gli infermieri Ricardo Omar Almirón e Dahiana Gisela Madrid, il coordinatore dei suddetti infermieri Mariano Perroni, il medico che ha stabilito il ricovero domiciliare Nancy Forlini, lo psicologo Carlos Díaz e la psichiatra Agustina Cosachov, che aveva in cura Maradona e il cui studio è stato perquisito per individuare prove utili alle indagini.
Secondo i magistrati argentini, una serie di loro negligenze sono costate la vita a Maradona, che non è stato seguito come invece avrebbero suggerito le sue condizioni tutt’altro che buone. Infatti dal rapporto di cui La Nacion ha preso visione emerge che le cure prestate dell’équipe sanitaria che ha assisteva il Pibe de Oro negli ultimi giorni di vita sono state “inadeguate, carenti e spericolate” e “hanno affidato al caso la salute del paziente”.
Frasi e parole scelte, ma pesanti. Difficili da sostenere per la famiglia di Diego, che ha sofferto, si è spaccata ma è unanime e compatta nel chiedere verità e giustizia per Maradona.
La posizione degli accusati nella scomparsa di Maradona
Per questo gli accusati rischiano pene che vanno dagli 8 ai 25 anni di carcere. In più Luque è indagato anche di “uso di documento privato falso”, perché , sempre secondo l’accusa, il medico avrebbe falsificato la firma di Maradona per chiedere una copia della ‘storia clinica’ del paziente alla struttura dov’era stato operato per un ematoma al cervello. E fonti giudiziarie fanno sapere che c’è un ulteriore accusa a carico anche della psichiatra Cosachov, per falso ideologico. Avrebbe infatti sottoscritto un certificato in cui stabiliva che il suo paziente, Maradona, era in stato “vigile, e ben orientato e con la giusta percezione di tempo e spazio”. Ma in realtà non era così, e di ciò la dottoressa dovrà risponderne.
Intanto gli inquirenti, in questo procedimento, hanno già provveduto a chiedere che ai sette venga proibito di lasciare il paese e, dunque, che vengano ritirati i loro passaporti.
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