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Morto Clerici, il cordoglio del web: E' andata in fiamme una biblioteca

E' scomparso a 91 anni lo scrittore-giornalista che ha inventato con Rino Tommasi un nuovo modo di raccontare il tennis, un maestro per più generazioni

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Un sognatore di tennis che ha fatto sognare tutti noi che lo seguivamo. E’ uno dei tweet meglio riusciti, appartenente al giornalista Claudio Zuliani, che fa capire chi era Gianni Clerici. Almeno due generazioni si sono innamorate del tennis anche grazie alle sue poetiche telecronache in coppia con Rino Tommasi. Gianni Clerici, scomparso oggi a Bellagio a 91 anni dopo una lunga malattia iniziata con un ictus due anni fa, lascia un vuoto enorme non solo nel mondo del giornalismo o dello sport, visto che prima ancora che scrittore era stato un tennista. Nell’Olimpo dei grandi Clerici ci era entrato da tempo, per la sua vita incrociata sempre con la sua professione. Insieme a Tommasi aveva inventato una maniera tutta sua di fare le telecronache di tennis, alternando ricordi di vita vissuta, aneddoti, battute, flash brucianti al racconto delle gare.

Gianni Clerici, un maestro a scrivere e a parlare

Clerici era originale quando parlava e quando scriveva ma era sempre una goduria leggerlo o ascoltarlo. Rino Tommasi scrisse di lui: “Non sempre nelle sue cronache troverete il risultato dell’incontro, ma troverete sempre la spiegazione della vittoria di un giocatore sul proprio avversario”.

Gianni Clerici e le sue frasi celebri

Tantissime le sue citazioni entrate nella storia. Clerici inventò l’espressione “erba battuta” per sottolineare il rallentamento del fondo erboso di Wimbledon. Quando ancora non si usava l’”occhio di falco”, inventò il termine “semiriga” per indicare l’impossibilità di stabilire con certezza se la pallina fosse dentro o fuori.

Queste due delle sue celebri citazioni: “Wimbledon è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due notti prima, ma non solo per andare a vedere Nadal piuttosto che Federer. Wimbledon è il Vaticano del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro.”

E anche: “Quando il piccolo Bjorn Borg iniziò a giocare, trovò fortuitamente un insegnante che lo lasciò colpire quel suo colpo diritto che ancora non si chiamava arrotata perché nemmeno io ne avevo mai visto uno simile. E anche gli lasciò impugnare, quel Maestro intelligente, il rovescio come Borghetto aveva appreso giocando ad hockey. E il risultato fu l’ immenso Borg. Mentre, con alcuni maestri canini che conosco io, Borg non sarebbe diventato Borg, ma al più un giocatore di Serie B, dotato di uno stile superatissimo e soprattutto disadatto alla sua struttura osteomuscolare”.

Morto Gianni Clerici, il ricordo di amici e colleghi

In pochi minuti la notizia della scomparsa di Gianni Clerici ha invaso twitter. Centinaia le testimonianze di amici, colleghi o lettori. L’ex ct di volley Mauro Berruto scrive: “I gesti bianchi, le parole giuste, l’arte di raccontare lo sport come si descriverebbe un capolavoro. Se ne va un altro Maestro; un’altra biblioteca va in fiamme”

Il capo dello sport di Repubblica, Gianni Smorto, ricorda: “Di Gianni Clerici c’è un romanzo meraviglioso, “I gesti bianchi”. Era scrittore e giornalista prima che firma mondiale del tennis. A Repubblica è stato un maestro e ci ha fatto divertire”

L’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro sottolinea: “Se n’è andato tra Roland Garros e Wimbledon. Ciao a Gianni Clerici, e al suo giornalismo di competenza, stile e classe”:

Anche Mario Calabresi lo ricorda con parole dolci: “Ci ha lasciato Gianni Clerici, un gigante del giornalismo sportivo, aveva eleganza, competenza e sapeva spiegare tutto. (Un giorno mi portò con lui a Wimbledon e mi insegnò che il vero spettacolo erano i picnic sull’erba con fragole e panna). Buon viaggio Maestro”

Spazio poi ai suoi fedelissimi lettori o seguaci: “Se incontrava qualcuno, e non si ricordava dove, ti diceva di averlo visto in ascensore. Un giorno Rino gli disse: “Il giorno in cui ti daranno una camera d’hotel al pianterreno, come farai a raccontarci tutti i tuoi aneddoti?”. Buon viaggio Dottor Divago” e poi: “Grazie per le centinaia di telecronache, di articoli, per le decine e decine di libri che ci hai regalato. La tua schiettezza, la tua irriverenza ci mancheranno e il mondo del giornalismo tennistico, ora, sarà molto, molto più povero”

C’è chi ricorda: “È morto un gigante, uno scrittore, un genio, un provocatore, un accompagnatore di pomeriggi europei, notti americane, albe australiane. Un uomo che si divertiva con il suo lavoro e di questa sensazione ne godeva” e infine: “Con Gianni Clerici e Rino Tommasi una partita di tennis era il piacere della scoperta di qualcosa che andava oltre lo sport ed oltre tennis. Il sano piacere dell’intrattenimento culturale e sportivo”

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