Si è spento all’età di 77 anni il giornalista Gianni Bondini, volto storico della Gazzetta dello Sport. Nella sua lunga e gloriosa carriera professionale ha avuto modo di raccontare il meglio che lo sport ci ha regalato: un compito che ha assolto con competenza e con l’eleganza che lo ha da sempre contraddistinto. L’approdo di Diego Armando Maradona al Napoli, le sfide di Mennea alla Vespa e numerose inchieste di rilievo nell’ambito della politica sportiva. Si tratta di una grande perdita per l’intero mondo del giornalismo che perde una delle sue figure più brillanti.
Gli inizi da pugile, giornalista per caso
Nato come pugile nella sua Roma, Bondini ha abbandonato presto i guantoni per dedicarsi ai suoi mille altri interessi. Anzitutto la politica, sua grande passione che lo ha visto poi coinvolto in prima persona, poi, quasi casualmente, come spesso accade per le cose più belle, il giornalismo. Cominciò con le emittenti private, Radio Blu, L’Occhio di Maurizio Costanzo per poi approdare alla Gazzetta dello Sport con la quale ha costruito un legame indissolubile. Candido Cannavò lo aveva soprannominato “il commissario” o anche Bond, per far comprendere ancor più facilmente la sua indole da cronista d’inchiesta.
La TV, gli scandali raccontati nel rispetto delle persone
Anche in TV ha avuto modo di farsi conoscere nel corso degli anni. La sua partecipazione non passò inosservata nella trasmissione “Gol di notte” condotta da Michele Plastino. Si finiva sempre col far tardi, per scambiare chiacchiere in amicizia con gli apprezzati Vincenzo D’Amico e Agostino Di Bartolomei. Si è quindi occupato degli scandali che hanno attanagliato il mondo dello sport, tra scommesse, doping e imbrogli raccontati senza sconti ma sempre con la massima attenzione nei confronti delle persone coinvolte. Questione di garbo, di un savoir fair che è sempre più raro da trovare in un mondo che oggi ama più strillare che sussurrare.
Il ricordo di Malagò e il premio ricevuto un anno fa
“Una bruttissima notizia, una perdita enorme” ha raccontato un provato Giovanni Malagò, presidente del CONI, che di Bondini era amico e che lo ha frequentato anche in questi ultimi anni di malattia. Uno solo ne è passato da quando la firma romana veniva premiata dal presidente dell’USSI capitolino Jacopo Volpi: un riconoscimento alla carriera in un evento al quale presenziò lo stesso Malagò oltre che i colleghi della Gazzetta dello stesso giornalista. Colleghi che oggi lo piangono, tristi ma arricchiti da una collaborazione che lascia molteplici insegnamenti sullo svolgimento della professione e sulla maniera di interpretarla.