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Napoli, chi è Luis Enrique: come gioca, il dramma familiare, la carriera

L’ex allenatore del Barcellona e c.t. della Spagna potrebbe sostituire Spalletti sulla panchina azzurra: tanti i tratti in comune tra i due, ma anche una profonda differenza a livello caratteriale

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

Luis Enrique sembra essere tra i candidati a sostituire Luciano Spalletti sulla panchina del Napoli: tanti i punti in comune tra l’ex allenatore del Barcellona e c.t. della Spagna e il tecnico toscano, a partire dalla predilezione per il possesso palla; tuttavia esistono anche alcune profonde differenze nella gestione del gruppo. Chi è Luis Enrique, dunque?

Chi è Luis Enrique, candidato alla panchina del Napoli

Il passato da calciatore di Luis Enrique è noto. Nato a Gijon, da giocatore ha fatto parte della ristretta schiera di calciatori passati dal Real Madrid al Barcellona (nel ’96), ma è poi col club catalano che ha costruito la sua carriera (3 vittorie nella Liga, una in Coppa delle Coppe e SuperCoppa UEFA col Barça) ed è approdato in nazionale (62 presenze). Appesi gli scarpini nel 2004, Luis Enrique inizia ad allenare nel club blaugrana, sostituendo poi Pep Guardiola nel Barcellona B. Nella stagione 2011/12 la sua sfortunata avventura con la Roma, che chiude 7a in serie A senza qualificazione alle coppe europee. Dopo un anno sabbatico, nell’estate 2013 la prima occasione nella Liga, con il Celta, che conduce al 9° posto e a una salvezza tranquilla. L’exploit convince il Barcellona, che punta su di lui dopo la deludente gestione di Gerardo Martino.

Luis Enrique e il triplete al primo anno al Barcellona

Il primo anno è brillante, Luis Enrique centra il triplete concludendo la stagione con la vittoria della Champions League in finale contro la Juventus (3-1): viene nominato allenatore dell’anno dalla FIFA e dall’IFFHS. Nelle due stagioni seguenti non si ripete in Europa, ma vince Supercoppa UEFA, Mondiale per club e domina in Spagna vincendo un’altra volta la Liga e altre due volte la Copa del Rey. Lascia nell’estate 2017 dopo aver mancato il successo in campionato. Poi un anno di pausa e la nomina a c.t. della Spagna, che brilla nel gioco ma non nei risultati: fuori in semifinale contro l’Italia agli Europei, agli ottavi col Marocco ai Mondiali in Qatar, in entrambi i casi ai rigori. Dopo i Mondiali Luis Enrique lascia l’incarico.

Luis Enrique e il dramma della figlia Xana

A giugno 2019, dopo il primo anno da c.t. della Spagna, Luis Enrique lascia a sorpresa la nazionale, che viene affidata al suo secondo Robert Moreno. Dopo un paio di mesi viene svelata la vera ragione dell’addio: il motivo delle dimissioni del tecnico risiedeva nelle condizioni di salute della figlia Xana, 9 anni, ammalatasi di tumore alle ossa. La piccola morirà il 29 agosto, producendo un’ondata di commozione in tutto il mondo del calcio.

Luis Enrique e i punti in comune con il Napoli di Spalletti

Taciturno, spigoloso, fermamente convinto delle proprie idee. Luis Enrique è un “hombre vertical”, che già nella sua stagione alla Roma aveva proposto un calcio coraggioso, fatto di 4-3-3, possesso palla e partecipazione di tutta la squadra alla costruzione del gioco, soprattutto dei terzini, che salgono non solo per sovrapporsi, ma anche per proporsi da mezz’ali, un’idea vista quest’anno anche nel Napoli di Spalletti. Come il tecnico toscano Luis Enrique chiede alla sua squadra un pressing costante per recuperare palla nella trequarti avversaria. Con la palla preferisce palleggiare più che verticalizzare, ma nel corso degli anni Luis Enrique è divenuto meno integralista e la presenza di un attaccante come Osimhen potrebbe indurlo a giocare un calcio più diretto.

Luis Enrique e la differenza con Spalletti: la gestione del gruppo

Tatticamente, dunque, Luis Enrique sembra l’uomo perfetto per raccogliere l’eredità di Spalletti: pratica un gioco simile e in più vanta l’esperienza della vittoria in Champions League, il grande obiettivo dei prossimi anni di Aurelio De Laurentiis. Nella gestione del gruppo, però, lo spagnolo s’è dimostrato in passato più drastico rispetto al toscano. A Napoli Spalletti è riuscito a coinvolgere tutti i giocatori nel progetto, a rendere gli azzurri un blocco granitico, un vero gruppo. La storia di Luis Enrique, invece, parla di un allenatore che va per la sua strada, tagliando fuori chi non la pensa come lui e praticando anche scelte impopolari, come l’esclusione dalla nazionale spagnola di De Gea, Thiago Alcantara e di tutti i giocatori del Real Madrid, decisione che ha causato più di un’incomprensione con la Casa Blanca. Ma un carattere così forte potrebbe anche essere un valore per chi allena il Napoli, squadra chiamata a ripetersi in campionato e migliorare in Europa in una piazza sì calorosa ma spesso iper-critica.

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