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Napoli, la scommessa di Spalletti: per vincere ha dovuto fare il cattivo

L'impresa del tecnico azzurro: una rivincita personale dopo l'amarezza per le critiche sull'anno scorso

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Capitava più di una volta che a inizio stagione, dopo successi roboanti del suo Napoli, Luciano Spalletti si presentasse in sala stampa col muso lungo e senza un accenno di sorriso. Non dipendeva certo da una marcatura sbagliata o da un gol fallito, ovvio. Spalletti aveva intrapreso, a modo suo, una crociata silenziosa contro tutti quelli che l’hanno prima avevano parlato di scudetto buttato, di errori di formazione nelle partite chiave con Fiorentina e Roma. Ma come? – si chiedeva il tecnico di Certaldo .- io centro la Champions al primo colpo dopo due anni di digiuno, miglioro i giocatori, faccio giocare la squadra benissimo e questa è la ricompensa?

Napoli, Spalletti col dente avvelenato per molti mesi

Quando non ne ha potuto più l’ha spiattellato al mondo: “Perché chiedevate solo a me lo scudetto al primo anno? Perché non l’avete chiesto ad Ancelotti?”. Era convinto – a ragione – di aver dato tutto e anche di più sin dal primo giorno in azzurro. Raggiunti tutti gli obiettivi: riportato il pubblico allo stadio, dato un gioco spettacolare, recuperato protagonisti che sembravano meteore come Lobotka, fatto crescere a livelli esponenziali Osimhen. In più un terzo posto che poteva essere anche secondo. Dov’era l’errore?

Napoli, Spalletti ha lavorato tra lo scetticismo iniziale

Un peccato originale era lo scetticismo che c’era nei suoi confronti nell’ambiente. Plagiati dalla fiction su Totti e dai racconti dell’ex capitano della Roma, dalle telenovele con Icardi, dalle leggende sul personaggio integralista che si metteva contro i capitani delle sue squadre, Spalletti non è stato accolto subito bene. Vedrete litigherà con Insigne, dicevano. Quando Insigne non ne ha saltata una, pur non brillando, il mirino è andato su Mertens: non lo fa giocare mai. Arrivarono anche a rubargli la Panda alcuni scellerati ultrà. Spalletti ha ingoiato tutto in silenzio per mesi.

Napoli, Spalletti si è travestito da cattivo

Quando a inizio stagione sono andati via tanti senatori, da Koulibaly a Mertens, da Ruiz a Insigne fino a Ospina, il popolo napoletano era pronto a scendere in piazza. Il nemico numero uno era De Laurentiis, ma anche Spalletti veniva ricoperto di critiche per aver accettato un mercato che sembrava disastroso. Si è travestito da cattivo allora Spalletti, cominciando a rispondere a brutto muso alle critiche, a spiegare ogni virgola, ad avere anche questioni personali con i giornalisti. Napoletani e non. In sala stampa come in tv. Sfoghi a volte inattesi dopo vittorie importanti, in campionato come in Champions. Liti anche con gli addetti ai lavori e i colleghi: da Paolo Maldini ad Allegri e Landucci.

Napoli, la scommessa vinta da Spalletti

Neanche col presidente il rapporto è stato – ed è tuttora – idilliaco. A ogni riferimento a De Laurentiis Spalletti fa spallucce e si smarca. Lui è così: da tutto, ma proprio tutto ai suoi giocatori. Che difende da ogni critica. Agli altri invece non risparmia bacchettate, anche al pubblico come quando prima della sfida di Champions col Milan disse: “Se ci sarà ancora sciopero del tifo me ne vado”. Non si contano le volte invece in cui ai giornalisti ha detto: “Se parlate così volete il male del Napoli”. Di scudetto non ha mai voluto parlare fino alla fine, per mesi il tormentone era: “siamo in un condominio con altri sette protagonisti”, eppure quel condominio ha sempre avuto un solo padrone di casa, ed era il suo Napoli.

Napoli, la Champions il grande rimpianto di Spalletti

L’unico neo resta la Champions: otto partite giocate da top-team, nella fase a gironi e nei quarti. Squadroni messi sotto come Liverpool, Ajax, Rangers ed Eintracht fino alla buccia di banana rossonera. Senza Osimhen e Simeone il Napoli all’andata se l’è giocata a San Siro, trovando però un Maignan super e un arbitro (Kovacs) in serata no. Al ritorno un altro errore arbitrale di Marciniak e tanta imprecisione sotto porta hanno dato via libera al Milan. Ma Spalletti era convinto di poter bere un caffè turco con Guardiola nella finale di Istanbul. Sognava il capolavoro assoluto.

Napoli, il futuro di Spalletti resta un punto interrogativo

E ora cosa succederà dopo lo scudetto? Spalletti rimarrà a Napoli per aprire un ciclo o preferirà anda via da vincente? De Laurentiis ha un’opzione per il rinnovo di un altro anno ma se il tecnico decidesse di andar via (lo cercano Chelsea e Tottenham) sarebbe difficile trattenerlo. Proprio alla vigilia dello scudetto ha detto parole pesanti, ha ricordato che dopo un terzo posto gli hanno messo gli striscioni che lo invitavano ad andar via ed ha aggiunto: “Sarò ijn grado di poter dare ancora tutto a questa città e a questa squadra?”. Molto dipenderà anche dalle garanzie sul mercato. E si può star certi che, dopo la gioia di queste ore, al dunque Spalletti tornerà a fare la faccia cattiva. Quella che serve, molto spesso, per vincere.

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