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Napoli: Per Spalletti questo scudetto fa bene a tutti, poi le ombre sul suo futuro

Il tecnico azzurro, alla vigilia della gara con l'Udinese, spiega i motivi che lo spingerebbero a rimanere sulla panchina

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Dall’intervista-racconto pubblicata da Matteo Renzi su Il Riformista abbiamo appreso che si è portato un materasso a Castelvolturno per dormire lì, e che si considera un “aggiustatore” (“Vedi, te tu eri un rottamatore, ma io sono stato l’aggiustatore, quello che dai rottami ha ricostruito le squadre mettendole in piedi e subito in grado di correre con la velocità dell’alta classifica”) ma Luciano Spalletti oggi è qualcosa di più. Quel traguardo finora mai raggiunto (e tante volte sfiorato) in Italia è vicino, Napoli freme alle sue spalle, c’è voglia di festa, di gioia, di sorrisi, di tutte quelle cose che durante un anno vissuto pericolosamente ha sempre parlato l’allenatore del Napoli. Questa potrebbe essere l’ultima vigilia senza scudetto per Spalletti che spera di chiudere i giochi domani a Udine dopo il match point fallito domenica scorsa con la Salernitana.

Napoli, Spalletti ricorda tutti gli amici dell’Udinese

Il tecnico del Napoli parte subito con i bei ricordi legati a Udine: “Quando torno indietro nel mio percorso di 30 anni da allenatore vedo che sono rimasto spesso a lungo in un posto, quando si dice che ho un carattere difficile la cosa stride un po’, difficile trovare un altro che si è consumato in tutta la carriera in 4-5 squadre e l’Udinese è una di questa. Fui chiamato la prima volta per salvarci, ci riuscimmo ma senza far esprimere la squadra al massimo. Tornai l’anno prossimo e ci rimasi 4-5 anni. Sono legato a Pierpaolo Marino, ritengo giuste le sue parole che rivendica di aver iniziato il lavoro di ricostruzione del Napoli, ai Pozzo, con cui avevo legato moltissimo. Come calciatore ho avuto Sottil che era già allenatore in campo all’epoca e quando lo incontrai in amichevole con l’Ascoli si vedeva che avrebbe avuto un bel futuro La sua squadra è quella che arriva con più giocatori in area a livello europeo. Sono ricordi bellissimi e mi fa piacere incontrarli adesso in un momento che può determinare molto per la storia del calcio”.

Per Spalletti lo scudetto azzurro farebbe bene a tutti

Uno scudetto lunghissimo questo, Spalletti usa un’espressione napoletana (“c’o stammo trezzianno piano piano”) ed elogia la squadra: “Sapevo di avere dei cavalli di razza, ci sono stati anche momenti difficili dove c’era da esibire la personalità subito dopo, se avvenisse questo scudetto uscirebbe dagli schemi, ne trarrebbero vantaggio tutti non solo il Napoli. I nostri lo meritano ma c’è ancora da fare quest’ultimo strappo che diventa la cosa più difficile. La mia gioia viene sempre di riflesso rispetto a quella che diamo agli altri, così si prende il meglio dei pensieri che devi avere. Vedere gente dispiaciuta domenica quando è uscita dallo stadio ti mortifica, non vorresti mai vederla, mentre la loro gioia ti nutre. Lo stadio pieno di bandiere domenica con tanti bambini mi ha fatto capire più della nostra classifica la portata della nostra impresa, era quello che sognavo quando sono arrivato qui”

Napoli, Spalletti non si sbilancia sul suo futuro

Il discorso cambia un po’ quando si parla di futuro. Adl ha mandato la Pec per chiedere nei tempi dovuti di esercitare l’opzione di rinnovo ma Spalletti non si sbilancia: “Devo fare delle valutazioni, devo chiedermi se sono in grado di dare al Napoli quello che merita, questo devo domandarmi, devo avere a che fare solo con me. Sono nelle condizioni di poter dare alla città quanto merita? Se no bisogna fare un passo indietro. E’ chiaro che vincere uno scudetto qui sarebbe una cosa extra che da un punto di vista sportivo mi farà star comodo in qualsiasi situazione vivrò nel resto della mia vita. Ci sono da fare cose più belle del contratto, giocare queste partite qui, rimettersi in gioco domandandosi sempre la stessa cosa: sono in condizione di regalare al pubblico quello che merita?”

“I momenti chiave? Non è una partita sola ma il modo di ragionare che parte dall’anno scorso, quando avevamo Insigne, Koulibaly e Mertens, che ci ha dato molto come personalità, lì abbiamo giocato “il primo tempo” e questo è il secondo. Ho il rammarico di non aver corretto qualcosa ma mi viene sempre il dubbio che avrei fatto un’opera di dissuasione di quella che era la convinzione che avevamo

Napoli, Spalletti ricorda gli striscioni ostili dopo il terzo posto

L’unico momento in cui Spalletti alza la voce è quando gli ricordano lo sguardo che fece quando De Laurentiis parlò di scudetto per la prima volta in estate: “La verità la so io, feci quello sguardo per dire che giocatori arrivavano. Al Napoli ho detto di sì per vincere e non per portare lo stipendio a casa, sono fortunatissimo. Non sono venuto per rotolare le giornate, l’unica scappatoia era vincere. Quando ho accettato Napoli secondo voi perché l’ho fatto? Per vincere e basta. Questa piazza aveva già visto Sarri, Benitez, Ancelotti. La convinzione iniziale era quella di provare a vincere. L’anno scorso per essere arrivato terzi mi hanno fatto gli striscioni che dovevo andar via ed anche quest’anno sono arrivate tante critiche. C’è chi si diverte, bisognerebbe chiedersi se ama davvero Napoli”.

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