Ormai dovremmo essere abituati ai suoi repentini cambi di umore, alle decisioni impulsive eppure una certa amarezza riesce comunque a provocarla questa sua posizione: Moise Kean è cresciuto nelle fila della Juventus, ma di quella scuola pare aver interiorizzato solo una parte dello spirito e della filosofia societaria.
E così anche questa sua volontà di abbandonare lo stage dell’Under 21 va accolta per quello che riflette: il temperamento di un giocatore che non intende ricadere in definizioni. Ma che deve ancora maturare consapevolezza, rispetto alle proprie doti.
- Moise Kean abbandona il ritiro dell'U21
- Il colloquio con il ct Nicolato
- L'assenza di motivazione
- L'operazione Everton
Moise Kean abbandona il ritiro dell’U21
La sua convocazione tra gli azzurrini era giunta quasi come una gratificazione, una buona notizia a conclusione di una stagione complicata sul piano sportivo e societario che ha influito non poco sulla tenuta psicologica di alcuni e che ha messo altri, più rodati, davanti alla possibilità di abbandonare anzitempo Allegri e il suo progetto Juventus.
Il colloquio con il ct Nicolato
Moise, invece, ha lasciato il ritiro della Nazionale Under 21, nello stage che precede l’Europeo (nel quale c’è anche un altro compagno di squadra, ovvero Fabio Miretti) dopo un colloquio sincero col ct Paolo Nicolato.
Secondo quanto raccolto da La Gazzetta dello Sport, il calciatore avrebbe espresso la sua poca convinzione nel rimanere con i compagni nonostante poi potesse anche significare, questa valutazione, rinunciare all’Europeo che – obiettivamente – sarebbe stata un’altra preziosa esperienza per il suo percorso.
L’assenza di motivazione
A mancare è la motivazione, detta in altri termini: nessun problema fisico o questione personale. Eppure questa poteva essere l’opportunità di riscattare una stagione ancora incerta, altalenante malgrado il tecnico bianconero gli avesse concesso diverse e importanti occasioni per dimostrare che con la testa c’era.
L’operazione Everton
Al centro di un’operazione che aveva destato perplessità nella tifoseria juventina, la società lo aveva riscattato l’estate scorsa dall’Everton: quei 28 milioni deve ancora dimostrare di valerli, cosa che in una situazione simile lo metterebbe tra quei giocatori cedibili anche per via della sua giovane età (classe 2000) e il buon bagaglio tecnico, componente ormai rara anche a questi livelli.
Per Moise, che quest’anno è andato spesso a rete quando è stato schierato titolare (complessivamente 8 reti in 40 presenze), tirarsi indietro non è un buon segnale. Proprio adesso che deve dimostrare di più per convincere tutti, a partire dalla nuova Juventus.