Il pensiero di lavorare per la Federcalcio russa l’ha sfiorato sicuramente ed è probabile che gli sia anche inizialmente uscito un mezzo sì, altrimenti non si spiegherebbe quel comunicato ufficiale inviato per annunciare una collaborazione esclusivamente tecnica, senza cioè un coinvolgimento diretto nella formazione o tanto meno nella gestione arbitrale con tanto di organigramma aggiornato dai russi con l’inserimento come “esperto” Orsato nella commissione arbitrale presieduta dal serbo Mazic e che vede tra i membri altri ex arbitri internazionali di alto livello come l’argentino Pitana, il turco Cakir e l’uzbeko Irmatov. Orsato avrebbe agito da remoto con visione di filmati, consigli, opinioni, correttivi, poi però c’è stato il dietrofront. E a La Repubblica l’ex arbitro spiega i motivi.
- Le ragioni del no alla Russia di Orsato
- Orsato rivela le sue ambizioni
- Gli errori commessi da Orsato
Le ragioni del no alla Russia di Orsato
L’ex fischietto di Schio conferma il suo no: “Mi era stato chiesto di collaborare come esperto arbitrale con la Federazione russa, all’interno di un panel di grande livello tecnico. Sono stato molto lusingato dall’invito. Tuttavia, alla luce della situazione socio-politica attuale e dei principi etici che mi hanno sempre guidato, sia in campo che fuori, ho deciso di non accettare. Inoltre, nei prossimi mesi desidero concentrare tutte le mie energie sulla costruzione di un progetto tecnico e associativo con l’Aia in Italia”.
Sarà il primo anno senza Orsato in campo dal 2006, eppure lui poteva ancora arbitrare: “Nell’arbitraggio è fondamentale mantenere elevati stimoli mentali per garantire performance di alto livello. Dopo aver raggiunto tutti i traguardi che avrei mai potuto desiderare, ho avvertito che quegli stimoli non erano più così forti. Per questo ho deciso di smettere, con l’obiettivo di cercare nuove sfide e stimoli in un altro ruolo”.
Orsato rivela le sue ambizioni
Orsato non si candiderà a presidente Aia: “No. Io sono un tecnico. Certo oggi l’Aia è afflitta da conflitti interni tra diverse correnti politiche che interferiscono anche nella gestione tecnica. È fondamentale dare una svolta, ma guidare un’organizzazione con oltre 30 mila associati e 206 sezioni richiede un ampio spettro di competenze amministrative e organizzative. Mi considero un tecnico e credo che potrei dare il mio contributo solo in un progetto politico che miri a separare nettamente la gestione associativa e politica da quella sportiva. Il futuro dell’Aia dipende dalla capacità di trovare una nuova guida in grado di affrontare le sfide con una visione manageriale e strategica. Un uomo che comprenda le esigenze associative e abbia la capacità di realizzare progetti tecnici concreti e sostenibili. Il Presidente ideale dovrebbe essere un dirigente di grande esperienza, magari non proveniente dai campi di Serie A, ma con una visione chiara del futuro dell’Associazione. L’ Aia è piena di eccellenti professionalità e io credo che alla guida serva un approccio professionale”.
Dopo un passaggio sul Var (“Il Var è ormai uno strumento indispensabile per ridurre gli errori arbitrali, ma occorre continuare a costruire una generazioni di arbitri che sappiano decidere con personalità. Il Var deve aiutarli, non sostituirli. Mi piacerebbe un mondo in cui tutti accettassero anche un errore dell’arbitro, ma con le tecnologie di cui disponiamo oggi nessuno giustamente accetterebbe più di perdere una finale dei Mondiali per un fuorigioco, ancorché millimetrico, o per un pallone che non avesse completamente varcato la linea di porta. Quello che molti si ostinano a non capire è che la tecnologia non riuscirà mai a eliminare la funzione arbitrale nella valutazione dei falli di contatto, in uno sport dove le dinamiche degli scontri di gioco sono spesso molto complesse da giudicare”) Orsato indica in Chievo-Bologna del 2018 la sua partita della vita (“perché quel giorno entrai sul terreno di gioco con i miei figli”).
Gli errori commessi da Orsato
Orsato aggiunge: “Ora ho voglia di stare la domenica con i miei figli. Tutti i grandi arbitri del passato, da Rosetti a Collina, mi hanno detto che la nostalgia arriverà. Sono certo che mi mancheranno le trasferte con i miei colleghi. Entrare su ogni terreno di gioco come se fosse la prima volta. Mi mancheranno anche i tanti calciatori corretti che ho avuto la fortuna di incontrare, quelli che mi hanno dato una mano anche dopo aver commesso qualche errore. Elencarne qualcuno vorrebbe dire fare un torto ad altri”. Infine alla domanda sull’errore che non vorrebbe rifare non indica il celeberrimo secondo giallo non dato a Pjanic in Inter-Juve: “Nella carriera di un arbitro sono ovviamente tanti gli errori commessi e tutti ti lasciano dentro una certa amarezza. Non saprei indicarne qualcuno in particolare. Perché ho diretto poche volte l’Inter? Ho arbitrato tante volte tutte le squadre, a volte più frequentemente ed altre meno. Quale sia il momento di dirigerne una piuttosto che un’altra lo decide il designatore”.