Essersi qualificati per le Olimpiadi era stato già un successo clamoroso per il Sud Sudan ma il sogno era riuscire ad entrare nei quarti del torneo di basket. Operazione non riuscita nonostante la squadra africana abbia dato del filo da torcere a tutti. Dopo aver battuto Porto Rico nella prima gara, il Sud Sudan ha fatto quello che ha potuto contro il dream team degli Stati Uniti e ha venduto cara la pelle con la Serbia, finendo ko solo nel finale (96-85, agli africani sarebbe bastato perdere di 1-2 punti, mentre ora è stata ripescata la Grecia come migliore terza). Una gara che però è stata caratterizzata da feroci polemiche da parte dell’ex NBA Luol Deng, oggi presidente della Federazione (e vero cuore del basket del Sud Sudan) e dell’allenatore Royal Ivey, ex giocatore americano e anche assistente degli Houston Rockets.
- La protesta del presidente Deng
- L'assenza di arbitri africani
- L'allenatore evidenzia lo squilibrio sui tiri liberi
La protesta del presidente Deng
Dopo la partita Deng ha chiesto più rispetto per loro e per tutto il basket africano: “Sono d’accordo con molte delle cose di cui si è lamentato Royal. Ho giocato tante partite di basket, conoscete tutti la mia carriera, ho anche allenato negli ultimi anni… E credo che quello che è successo sia stato palesemente intenzionale . Non ci hanno lasciato giocare con la stessa aggressività con cui ha giocato la Serbia. So che è un colosso da anni, un Paese riconosciuto per il suo basket. E i loro esterni giocano come se gli arbitri li conoscessero e per questo hanno visto bene le cose che fanno, le lasciano fare. Ma non ai nostri giocatori. È come se esistesse una narrazione secondo cui i giocatori africani sono troppo aggressivi ”.
L’assenza di arbitri africani
Deng, che ha trascorso 15 anni nella NBA ed è stato due volte all-star , si è lamentato anche del modo in cui venivano selezionati gli arbitri per il torneo olimpico: “Non so perché non ci siano africani (ce n’è uno, Yann Davidson del Magadascar, ma vive in Francia da 20 anni e non ha fischiato nel torneo maschile ndr ). È il 2024. Non so quale sia il motivo. Potete dire quello che volete, ma se rappresentiamo un continente, la rappresentanza dovrà essere esaustiva. Queste sono cose su cui dobbiamo continuare a lavorare. Ma con gli arbitri che non conoscono il nostro modo di giocare o il nostro stile, non so come possano andare i Mondiali o i Giochi. Puoi giocare solo in stile europeo? Sembra che non possiamo essere aggressivi”.
L’allenatore evidenzia lo squilibrio sui tiri liberi
Le lamentele del Sud Sudan (che già nell’amichevole preolimpica con gli Usa avevano dimostrato di essere un osso duro) si concentrano su un fatto: la Serbia ha effettuato 31 tiri liberi (ne ha segnati 21) e il Sudan solo sei (ne ha sbagliati solo uno). Royal Ivey, nelle lamentele a cui Deng ha fatto riferimento all’inizio del suo discorso, ha utilizzato quella statistica per esprimere il suo disaccordo con il trattamento ricevuto dai suoi giocatori: “Che farsa! I miei giocatori hanno dato tutto, hanno messo l’anima in campo… che farsa. È tutto quello che posso dire. Guarda i tiri liberi. Ne hanno avuto 31, noi sei. Raccontiamo come è andata realmente, perché era una farsa. Come possono darne a loro 31 e a noi sei? Rispondi a questa domanda, rispondimi. Questa è la storia della partita. Abbiamo realizzato più triple, più canestri totali, abbiamo preso più rimbalzi offensivi. Ma hanno tirato 31 tiri liberi loro. I miei giocatori hanno dato tutto, sangue, sudore e lacrime.
E hanno tirato sei tiri liberi. Uno nella seconda parte, uno! Ho parlato con gli arbitri, ma non mi hanno risposto. Mi hanno fischiato un tecnico. Si preoccupavano solo che la mia panchina si alzasse per protestare, che attraversassi la zona consentita… ma non di arbitrare la partita. Ho bisogno che mi spieghiate cosa sia successo. Dovrò inviare i video alla FIBA, al Comitato Olimpico e chi più ne ha più ne metta. Fategli vedere che è stato svergognato. Di solito non mi lamento degli arbitri, ma era palese, molto evidente. I miei giocatori hanno finito per piangere, preferirei perderne 30 piuttosto che farci fare una cosa del genere. Questo fa male, è un peccato.”
Anche Deng ha parlato dei tiri liberi: “Non c’è modo di spiegare che ne abbiamo tirati solo sei in una partita così fisica. Se imposti un criterio arbitrale, impostalo per entrambi. Ma la Serbia può fare certe cose perché tutti sanno chi è e come è. Sfido chiunque non sia d’accordo a rivedere la partita e guardare ogni fallo fischiato. Il nostro allenatore viene fischiato per un tecnico mentre il tecnico serbo esce in mezzo al campo per protestare. Non voglio trovare scuse, ma non so cosa avremmo potuto fare. La Serbia è la squadra migliore, è sopra in classifica, ha il mio massimo rispetto. Ma avremmo avuto più opzioni con un arbitraggio equo. Anche noi siamo una buona squadra e quello che è successo non è stato giusto. Ma ritorneremo, ve lo posso garantire. Non penso che quello che è successo sia una questione razziale. Rappresentiamo un continente in cui sono presenti tutte le razze. Non voglio parlare di questioni razziali, dico solo che non ci hanno lasciato giocare come hanno fatto giocare loro. Non siamo qui perché la FIBA possa renderci felici, siamo qui per competere ad armi pari”