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Pogacar domina a Montreal nella prova generale per il mondiale. "Ma a Zurigo sarà dura". Eppure sembra pretattica...

A Montreal è arrivata la 22esima vittoria stagionale (su 54 giorni di corsa) per Tadej Pogacar. E a qualcuno è sembrata la prova generale per il mondiale di Zurigo

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Una corsa ogni tanto la può anche “lasciare”, ma quando Tadej Pogacar decide di mettersi in testa una cosa difficilmente se la lascia sfuggire. Anche a Montreal, non certo la patria del ciclismo che conta, ma pur sempre una meta ideale per rimpinguare il bottino di vittorie stagionali (fanno 22 su 54 giorni di gara: dite voi se non è una statistica da alieno…) e soprattutto fare le prove generali in vista del mondiale di Zurigo, in programma il prossimo 29 settembre. Anche se a precisa domanda il diretto interessato dribbla ogni addebito: Al mondiale sarà dura. E non pensiate che possa fare quello che ho fatto a Montreal come se niente fosse”.

Niente prove, ma gli indizi dicono altro…

Cos’è che ha fatto Pogacar a Montreal? Semplicemente il suo: è uscito dal gruppo dei migliori quando mancavano 23 km all’arrivo, dopo aver fatto lavorare (e bene) Rafa Majka e aver tenuto tutto sotto stretto controllo. Sulla Cote Camilien-Houden ha lasciato tutti sul posto, andandosene alla sua maniera, col solo Matteo Jorgenson che ha provato timidamente a rimanergli a ruota, ammettendo poi che se non avesse mollato sarebbe saltato per aria all’istante.

A qualcuno però è venuto in mente che anche a Zurigo ci sarà un’asperità quando mancheranno poco più di 20 km all’arrivo: sulla carta, il percorso di Montreal sembrava perfettamente simile nella forma (nella sostanza magari no, vista la schiera ridotta di avversari) a quello che i corridori troveranno in Svizzera a fine mese. E non è difficile capire che questa, agli occhi di Tadej, può davvero aver avuto le sembianze di una vera e propria prova generale in vista dell’appuntamento iridato.

Slovenia d’assalto: anche Roglic a disposizione

Le risposte che lo sloveno cercava, insomma, sono arrivate. “Vero, le gambe stanno girando e sono contento. Dopo il GP di Quebec non lo ero: faticare tanto per arrivare “solo” settimo non è nel mio stile, anche se in quel caso mi sarei accontentato anche di un piazzamento sul podio. Stavolta sentivo di star bene e ho provato ad andarmene da solo, e la cosa ha funzionato”.

A Montreal peraltro si disputeranno i mondiali del 2026, e allora le prove Tadej potrebbe averle fatte anche a più ampio raggio. “Non lo so, ma sono felice che questa parte del mondo sia così attenta alle esigenze del ciclismo moderno. A Zurigo non so cosa aspettarmi: sarà un mondiale durissimo, magari anche adatto alle mie caratteristiche, ma non si vince prima della corsa, si vince solo facendo bene le cose in corsa. Intanto posso essere felice del fatto che il ritorno alle gare ha coinciso con due prove importanti. Ma ripeto, al mondiale sarà tutta un’altra storia”.

Anche se avercene di problemi come quelli che si ritroverà ad affrontare Urus Murn, il CT della selezione slovena: con Pogacar ci sarà anche Roglic, che farà la crono e che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) fare da gregario al più giovane compagno, in base a come evolverà la corsa (e ci sarebbe anche Mohoric).

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