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Mondiali basket, Pozzecco lancia la sua Italia: un messaggio a Banchero e l’eredità del 2004

Gianmarco Pozzecco lancia la sua Italia verso i Mondiali di basket in programma dal 25 agosto tra Filippine, Giappone e Indonesia: il ct chiude il caso Banchero e si affida al trio Melli-Fontecchio-Datome

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

L’Italia prepara il suo assalto ai Mondiali di basket che prenderanno il via il prossimo 25 agosto tra Filippine, Giappone e Indonesia. Non sarà una sfida semplice per la formazione azzurra che si presenta alla rassegna come una possibile mina vagante ma decisamente distante, almeno sulla carta, dal lotto di nazioni che possono aspirare al podio e alla vittoria. Ma forse anche per questo motivo gli azzurri ci arrivano con più entusiasmo e meno pressione.

Pozzecco chiude il caso Banchero: “Nessuna rivalsa”

La speranza azzurra nei mesi che hanno preceduto le convocazioni Mondiali era quella di provare a convincere Paolo Banchero. Il giocatore degli Orlando Magic e prima scelta al draft NBA del 2002 ha a lungo flirtato con lo staff azzurro che in più di un’occasione è andato a trovarlo negli States proprio per provare a convincerlo a scegliere l’azzurro come colore per la sua nazionale. Invece alla fine per il giocatore i Mondiali ci saranno ma con la maglia degli USA. Pozzecco però dopo tante polemiche prova a chiudere il caso.

Ci siamo rimasti male per come abbiamo saputo la sua scelta. Ma è finita lì. Paolo mi ha scritto, è stato carino. Non ho nessun senso di rivalsa, anche se mi sono legato di più a chi ha fatto una scelta diversa.

Italia, Pozzecco mette i veterani alla guida

Gerarchie ben precise, Gianmarco Pozzecco nel corso della sua intervista a La Stampa rivela la sua idea di nazionale in vista dei Mondiali e come ha intenzione di costruire la sua chimica.

Mi fido ciecamente di Datome, Fontecchio e Melli e loro si fidano altrettanto ciecamente degli altri nove. Sono in disaccordo con chi dice che i giocatori sono tutti uguali: i miei sono uno diverso dall’altro. Nessuno però pensa che mi comporti diversamente tra loro. Le ultime scelte? Non ci stanno esclusioni o colpi a sorpresa. Dei quattro giovani, due resteranno a casa.

L’obiettivo è quello di provare a sorprendere come la nazionale del 2004 che alle Olimpiadi di Atene conquistò un argento quasi miracoloso e di quel gruppo faceva parte proprio il Poz.

Ci sono tante squadre forti ma ce la giochiamo con tutti. Ad Atene 2004 eravamo brutti, puzzavamo ma abbiamo avuto la fortuna di prendere Portorico ai quarti e giocare la partita della vita in semifinale. Avevamo un grande allenatore che ci aveva dato in mano un giochino: eravamo tutti responsabilizzati e consapevoli dei nostri limiti. Sono due squadre simili: fatte da uomini veri.

Pozzecco: Ero un disgraziato che guardava i cantieri a Formentera

La “mosca” è atomica sia da giocatore che da allenatore: le interviste di Pozzecco non sono mai banali come il ct ha confermato anche in questa occasione a La Stampa dove ha voluto ringraziare i giocatori per l’esperienza che sta vivendo e che si sta davvero godendo ai massimi livelli.

Sono qui grazie a loro: hanno preso un allenatore sgraziato che guardava i cantieri a Formentera e mi hanno trasformato. Domenica ho giocato con loro a padellerebbero: magari lo facessero ogni tanto i miei colleghi, sai come si sgonfierebbero. Questi ragazzi fanno dei sacrifici pazzeschi. Un giorno al buffet portano la carbonare e penso “avessi l’età di Spagnolo la divorerei”. Arriva Matteo e mi fa “Non la mangio, ho preso la pasta integrale”.

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