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Processo plusvalenze Juventus, perché Pavel Nedved è stato prosciolto e gli altri dirigenti no

Il vicepresidente della società ha visto la decisione della Corte d'Appello Federale ribaltare quella di primo grado. Come è potuto accadere

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Pavel Nedved ha ricoperto un ruolo formale, di comunicazione e coerente con la strategia di immagine adottata dalla Juventus, che lo ha definitivamente legato alla figura dell’ex presidente Andrea Agnelli, al centro delle inchieste (ormai il plurale è d’obbligo) che sul versante della giustizia ordinaria e sportiva hanno travolto la società.

Quanto deciso, e comunicato, a pochi minuti dal fischio d’inizio di Empoli-Juventus ha investito gli uomini in campo, l’allenatore Massimiliano Allegri, i suoi collaboratori e tutti gli attori che hanno subito questa penalizzazione nella serata di lunedì. Perché Nedved, vice di AA, è stato prosciolto, considerato l’incarico che pure ha ricoperto in questi anni alla Juventus? Come mai la Corte d’Appelo ha ribaltato la precedente sentenza?

Juventus penalizzata: la sentenza della Corte d’Appello Federale

Appariva in continuazione accanto ai vertici del club, a partire da Andrea Agnelli e ciò è innegabile. Nedved, con la sua nuova compagna l’artista Dara Rolins, è stato anche tra i fedelissimi presenti al matrimonio umbro di Agnelli ribadendo un rapporto che trascende la stima sportiva e professionale, mai negata tra l’altro.

E allora perché l’ex vicepresidente bianconero è stato prosciolto da ogni accusa mentre gli altri alti dirigenti – Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini – sono stati condannati?

Nedved prosciolto: perché?

Il quesito è legittimo, la risposta complessa e si avvita sull’art.4 del codice di giustizia sportiva che è poi fondamento anche della condanna degli altri imputati. Come si legge infatti, la Corte d’Appello Federale

“proscioglie dalle incolpazioni ascritte i sigg.ri Pavel Nedved, Paolo Garimberti, Assia Grazioli Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio ed Enrico Vellano“.

All’ex giocatore era stata contestata la violazione dell’articolo 4, comma 1, del codice di giustizia sportiva, con una conseguente inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC.

Fonte: ANSA

John Elkann con il cugino Andrea Agnelli

Ruolo e decisioni

Contrariamente a quel che è stato deciso per l’ex presidente della società bianconera e gli altri dirigenti che hanno ricoperto dei ruoli operativi, e decisionali, Nedved ha subito una sorta di riabilitazione che ha distinto, all’interno della dirigenza juventina, alcuni personaggi da altri. Da un lato, dunque Nedved e gli altri mentre la Corte ha ritenuto ben diverso il peso e i relativi interventi operati da figure quali Paratici (inibizione di 30 mesi che lo ha portato alle dimissioni dal Tottenham), Cherubini (16 mesi) e per l’ex presidente Andrea Agnelli che era stato punito con un’inibizione temporanea di 24 mesi, stessa pena inflitta anche ad Arrivabene e confermata dal Coni.

In ogni caso, la sentenza della Corte d’Appello della Figc ha rappresentato una sconfitta per la Juventus e per tutti i tifosi del club. La condanna dei dirigenti ha infatti comportato una riduzione delle pene per il club stesso, che ha dovuto pagare una multa di 300mila euro invece dei 600mila euro previsti inizialmente.

Fonte: ANSA

La precedente dirigenza della Juventus

Il comunicato della Juventus

Subito lo choc, la società ha però tracciato la via e ribadito quel che, senza particolari fantasie e costruzioni, sembrava già prevedibile nell’eventualità si consumasse quanto avvenuto:

“Juventus Football Club prende atto di quanto deciso poco fa dalla Corte d’Appello della FIGC – si legge nel comunicato – e si riserva di leggere le motivazioni per valutare un eventuale ricorso al Collegio di Garanzia presso il CONI. Quanto statuito dal quinto grado di giudizio in questa vicenda, iniziata più di un anno fa, suscita grande amarezza nel club e nei suoi milioni di tifosi, che, in assenza di chiare regole, si trovano oltremodo penalizzati con l’applicazione di sanzioni che non sembrano tenere conto del principio di proporzionalità. Pur non ignorando le esigenze di celerità, alle quali la Juventus non si è mai sottratta nel corso del procedimento, si sottolinea che si tratta di fatti che debbono ancora essere giudicati dal giudice naturale”.

Insomma, per la Juventus quel che si prevede sarà un ulteriore mese di attese, studio e ricerca di una concentrazione che la certezza di aver perso una prospettiva, un obiettivo, è svanita ieri sera a 30 minuti dalla gara.

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