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Raducioiu a nudo: il doping, le liti con Capello, la modella che gli fece perdere la testa e buttare un anno

L'ex attaccante di Bari, Verona e Milan si confessa a La Repubblica: dalla rabbia per i servizi della Gialappa's ai record mancati in Nazionale

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Raducioiu a nudo: il doping, le liti con Capello, la modella che gli fece perdere la testa e buttare un anno Fonte: Getty

Da bambino giocava nel cortile di casa vicino all’albero delle pesche e faceva la fame come quasi tutti in Romania: quando arrivava un barattolino di Nutella o una fettina di carne era festa in casa Raducioiu. Da grande ha giocato con tanti campioni, ha vinto, ha fatto esultare ed arrabbiare tifosi e allenatori, diventando anche un ospite fisso di Mai dire Gol per le tante reti sbagliate, ha girato tante città e parla cinque lingue. Florian Raducioiu si confessa in una lunga intervista a La Repubblica in cui parla di tutto, anche del doping nel calcio.

Cosa fa Raducioiu oggi

Dal calcio giocato a quello parlato. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo l’ex bomber ha cambiato vita ma non del tutto. E’ diventato l’uomo immagine di Antena 1, la prima televisione commerciale della Romania, che ha preso i diritti per i Mondiali del 2026 e del 2030. Fa l’opinionista ma non solo: ha in programma dieci interviste a ex grandi calciatori che hanno partecipato almeno a un’edizione dei Mondiali. La carriera da calciatore, invece, è stata tutta una gita sulle montagne russe.

La modella che gli stravolse la vita

Luci e ombre nei suoi primi anni n Italia, bene a Bari e male a Verona (“Un disastro. La squadra retrocesse, io sbagliai tanti gol e divenni il capro espiatorio. Avevo 21 anni, mi ero innamorato di una fotomodella che mi stravolse la vita, giocai veramente male”). Tutto materiale per la Gialappa’s che lo prese di mira: “All’inizio mi dava fastidio: ‘Ca…, questi qui mi stanno distruggendo l’immagine’. Poi ho cambiato idea. In fondo in quella classifica ero in ottima compagnia: c’era il grande Gianluca Vialli, Klinsmann dell’Inter, perfino Batistuta. Ed è stato un modo per farmi conoscere dal grande pubblico: bene o male, basta che se ne parli. Qualche anno dopo ho ringraziato pubblicamente I ragazzi della Gialappa’s per tutta quella pubblicità e perché mi hanno dato lo stimolo per migliorarmi”.

La paura del doping

L’anno scorso l’ex attaccante rivelò che a Brescia prima delle partite gli facevano le flebo con un liquido rosa, Raducioiu spiega: “A gennaio 2023, quando è morto Vialli, Dino Baggio si è spaventato e ha raccontato tutto quello che gli hanno dato in carriera. In una trasmissione in Romania me lo hanno chiesto e io, da uomo sincero, ho parlato di quelle flebo, che i massaggiatori ci somministravano mettendo la boccetta sulla stampella. Mi sono sentito con Fabio De Nard, allora medico del Brescia, mi ha detto che era vitamina D, per garantirci una migliore resistenza allo sforzo. Dopo le flebo mi sentivo proprio bene, più forte. Mai preso nulla del genere altrove, soltanto al Bari ci davano delle pillole la sera prima della partita, come ha detto anche il mio ex compagno Massimo Brambati”.

Il punto più alto della carriera al Milan, le liti con Capello

In carriera ha vestito anche la maglia rossonera del Milan ma non ebbe rapporti facili con l’allenatore, Fabio Capello. I problemi nacquero quasi subito, a ottobre: “Giocai in nazionale al mercoledì, contro il Belgio, e segnai anche un rigore. Negli ultimi minuti della partita Grun, difensore che giocava nel Parma, mi colpì su un piede. Capello voleva schierarmi titolare la domenica dopo a Foggia ma io gli dissi che la caviglia era troppo gonfia. Lui si incazzò ma io fui categorico e addirittura mi rifiutai di partecipare alla trasferta. Un errore che ho pagato. In quell’anno al Milan mi è mancata un po’ di determinazione, per questo ho litigato spesso con Capello che con quel suo mascellone mi urlava sempre: Radu, devi avere più palle!”.

Radu e la nazionale

L’ex bomber ricorda con orgoglio però i suoi successi in nazionale: “Con Messi e Mbappé siamo gli unici tre calciatori ad aver segnato nella stessa partita di un Mondiale nei tempi regolamentari, nei supplementari e nella serie finale dei rigori. Io ci sono riuscito nei quarti di finale di Usa 1994 con la Svezia, che purtroppo alla fine ci eliminò. Dopo il disastroso Europeo del 1996, nel momento migliore della mia carriera, mandai però a quel paese tutti, compreso il mio agente. Se avessi continuato, ora sarei io il capocannoniere di tutti i tempi della Romania. Ero proprio una testa matta”.

Infine il rapporto con l’Italia: “Ci vivono i miei due figli. Alessandro abita a Brescia, Andrea a Ventimiglia, anche se lavora a Montecarlo, dove fa il manager per una catena di ristoranti. E poi ho conosciuto la mia nuova compagna Andreea, con cui mi sposerò prestissimo, a Milano, dove lavorava al consolato romeno. Nel mio destino c’è sempre l’Italia, un paese che ci fa innamorare tutti”.

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