E se a decidere la vicenda razzismo dopo le accuse di Juan Jesus ad Acerbi fosse…il Var? E’ l’ultima ipotesi dopo che ieri si sono chiuse le testimonianze dei due giocatori in Procura Federale. I giochi sono (quasi) fatti e il Giudice Sportivo a inizio settimana renderà nota la sua decisione ma c’è un elemento che potrebbe giocare a favore del difensore dell’Inter.
- La tesi sostenuta da Acerbi in Procura
- Juan Jesus vuole andare fino in fondo
- Acerbi potrebbe cavarsela con l'articolo 39
- Quando verrà emessa la sentenza
La tesi sostenuta da Acerbi in Procura
Ieri il giocatore nerazzurro ha ribadito di non aver voluto discriminare Juan Jesus, ha ammesso solo di aver utilizzato l’espressione “nero” (probabilmente ribadendo la versione che sta sostenendo da giorni, ovvero “ti faccio nero”) e ha motivato le scuse fatte successivamente con la volontà di chiudere il caso senza conseguenze.
Juan Jesus vuole andare fino in fondo
Juan Jesus ha tenuto un profilo basso, ha fuorviato sul giorno dell’audizione ma filtra la sua volontà di andare in tutte le sedi giudiziarie per dimostrare la sua verità. A Chinè ha ribadito di essere stato oggetto di discriminazione razziale. Ora tutto dipende da quello che è riuscito a trovare Chinè tra il materiale raccolto tra martedì – giorno in cui il Giudice sportivo gli ha chiesto un supplemento di indagine – e giovedì, prima delle audizioni finali.
Acerbi potrebbe cavarsela con l’articolo 39
È anche possibile che, come spera l’Inter, se video e audio non avessero colto il momento dell’insulto, la violazione contestata possa cambiare. Dall’articolo 28, quello sul «comportamento discriminatorio», si potrebbe passare al 39, «condotta gravemente antisportiva», che prevede una sanzione di due giornate che potrebbero aumentare con la presenza di aggravanti. E in questo caso, l’aver usato «nero» anche senza volontà razzista, come ammesso da Acerbi, potrebbe costituire un’aggravante, facendo salire il numero di giornate di stop fino a 3-4 ma non le 10 inizialmente ipotizzate-
Ovviamente se ci fosse anche la minima prova della natura discriminatoria delle parole pronunciate dal nerazzurro, fosse pure una mezza ammissione di colpa, il Giudice non esiterebbe a punire il giocatore in base a quanto prevede con estrema chiarezza il comma 2 dell’articolo 28: «Il calciatore che adotta comportamento discriminatorio è punito con la squalifica per almeno dieci giornate di gara o, nei casi più gravi, con una squalifica a tempo determinato».
Quando verrà emessa la sentenza
Chinè ha presentato il faldone con le prove raccolta al Giudice sportivo Mastrandrea che prenderà la sua decisione finale su Acerbi lunedì o martedì.