“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Così canta Antonello Venditti in ‘Amici Mai’. E’ un po’ la storia, la carriera di Robert Kubica che si lega indissolubilmente al mondo dei motori. Ma anche della Ferrari in particolare. E’ stato lui a tagliare il traguardo con la 499P del Team AF Corse vincendo da “privato” la 24 Ore di Le Mans. Un fregio che mancava al palmares del pilota polacco identificato da tutti come un talento naturale al volante.
La sua ascesa in Formula 1 proprio verso la Ferrari bloccata, stroncata, da quel maledetto incidente al Rally di Andorra nel 2011 dove ha quasi perso il braccio. Una sofferenza da cui Robert ha saputo rialzarsi, ricostruire la sua carriera. Fino al trionfo di una delle gare più belle e storiche del panorama dell’automobilismo. Raggiunta proprio col Cavallino Rampante. Un segno del destino, karma.
- Robert Kubica, talento puro per la F1
- Kubica, la chiamata Ferrari e l'incidente al Rally di Andora
- La seconda vita nel Wec, con Ferrari
Robert Kubica, talento puro per la F1
Robert Józef Kubica nasce a Cracovia il 7 dicembre 1984. La solita, il kart, la trafila nelle categorie minori, poi il grande salto in F1 nel 2006 con la BMW Sauber che lo fece esordire al Gran Premio d’Ungheria al posto di Jacques Villeneuve per non toglierlo più. Il giovane Kubica si mette in evidenza, centra il podio a Monza. Il Canada, dove si corre il GP di F1 nello stesso giorno del trionfo di Le Mans è un po’ il suo destino.
Nel 2007 esce “vivo” da una incredibile carambola. Ma l’anno dopo a Montreal 2008 centra la sua prima vittoria in Formula 1. E’ il trampolino di lancio che pone Robert tra i grandi piloti del circus tanto che arriva la chiamata dalla Renault per sostituire un certo Alonso andato alla Ferrari, anche qui corsi e ricorsi che ritroveremo.
Kubica, la chiamata Ferrari e l’incidente al Rally di Andora
C’è uno sliding doors di quelli importanti nella vita e nella carriera di Robert Kubica. Le cose in Renault vanno bene, la monoposto non è il massimo ma il polacco tira fuori sempre il meglio. A quel punto la Ferrari si guarda in giro. C’è da affiancare un nome forte ad Alonso per il 2012. Gli occhi di Maranello si posano su Robert.
Ma la vita del pilota polacco che sarebbe cambiata con la Ferrari, è però veramente cambiata ma un anno prima, nel febbraio 2011 durante il Rally delle Ronde di Andorra. Si avvicina la nuova stagione di F1, la Renault gli offre questa possibilità. Kubica non è convintissimo, poi accetta pensando che gli avrebbe dato una visione maggiore del controllo della monoposto in certe situazione. Non l’avesse mai fatto.
La sua Renault si ribalta, Robert ha un incidente che gli ha provocato gravissime lesioni incluse una frattura alla gamba destra, un’emorragia interna e lesioni multiple alla mano, alla spalla e al braccio destro. Ricoverato d’urgenza in gravi condizioni all’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, Kubica viene sottoposto ad un intervento chirurgico durato sette ore per salvargli la mano e per ricomporre la frattura ad una gamba. Resta anche in coma indotto, altri interventi ne verranno per restituirgli la funzionalità dell’arto. Kubica non tornerà più lo stesso, al di là di due anni comunque onorevole alla Williams, e soprattutto non andrà mai alla Ferrari.
La seconda vita nel Wec, con Ferrari
“Da pilota di Formula 1 avevo due obiettivi: vincere il Mondiale e salire sulla rossa. Non è accaduto perché la vita mi ha servito un altro scenario. E confesso che era rimasta una ferita aperta. Adesso questa opportunità è una grande sfida”.
Sono queste le parole di Kubica due anni fa all’annuncio del suo accordo con la Ferrari del Team AF Corse, quello che oggi lui ha trascinato alla vittoria della 24 Ore di Le Mans. Kubica ha mantenuto la promessa, lui che promessa della F1 lo è stato. Il destino a volte dà, a volte toglie. Imprevedibile. Ma Robert, ragazzo di grande simpatia fuori dalle corse, ha saputo riprendere in mano, in quella mano che ha rischiato di perdere, tutta la sua vita e la sua carriera.