C’è sempre una prima volta: quella di Jasmine Paolini nei quarti di un torneo slam fa rima con Parigi, il teatro dei sogni dove in estate ci sarà da giocare per le medaglie olimpiche (tanto in singolare quanto in doppio), ma che nel frattempo è diventato il giardino preferito della tennista garfagnina, per la prima volta approdata tra le prime otto in un major. E la formula per arrivarci è sempre la stessa: un set per prendere le misure e “illudere” l’avversaria di turno, poi la reazione veemente e senza lasciare spazio ad alcuna velleità. Risultato? Jasmine continua a correre spedita, risalita alla numero 13 del ranking e a una sola partita dall’approdo in top ten. Sognare a questo punto è più che lecito…
- La grande paura: i troppi game persi al servizio
- L'altra partita: 12 game a 1 e un dominio incontrastato
- L'età della maturità: "A 28 anni credo più in me stessa"
La grande paura: i troppi game persi al servizio
Contro la russa Elina Avanesjan, numero 70 del mondo, il pronostico pendeva tutto dalla parte della giocatrice italiana. Che pure ha dovuto faticare e non poco a contenere la sfuriata iniziale della 21enne di origine armena: due break subiti nel primo due turni di servizio hanno fatto scattare più di un campanello d’allarme nel piano partita di Jasmine, che ha faticato ad adattarsi a condizioni ambientali molto diverse rispetto a quelle incontrate nei giorni precedenti.
Commette tanti errori gratuiti da fondo campo, Paolini, e questa è manna dal cielo per la giovane rivale, che sa attendere pazientemente l’errore altrui e quando può non si fa pregare. Un primo sussulto arriva nel sesto gioco, il primo nel quale l’italiana strappa la battuta alla russa, ma nel game successivo è ancora Avanesjan a menare le danze, ottenendo il terzo break del set.
Quando c’è da chiudere i conti però la 21enne si fa prendere dalla paura: Paolini annulla due palle set e con un filotto di 4 punti consecutivi trova addirittura il secondo break, mettendo pressione alla rivale che pure non si scompone quando ha la seconda opportunità per chiudere i conti, anche perché nel decimo gioco i tre errori di Jasmine agevolano e non poco il compito della rivale, che s’impone 6-4.
L’altra partita: 12 game a 1 e un dominio incontrastato
Non è la prima volta che la toscana si ritrova a rincorrere (era successo anche contro Andreescu), ma stavolta a implodere è soprattutto Avanesjan. Che si scompone dopo aver lottato con le unghie e con i denti nel secondo gioco del secondo set, nel quale arriva il sospirato break che cambia completamente il volto alla partita. Perché da quel momento in poi non c’è davvero più storia: Paolini infila un parziale di 12 game a 1, peraltro dimostrando di soffrire molto più sui giochi sul suo servizio piuttosto che su quelli che vedono impegnata la russa, che non tiene più negli scambi da fondo campo e anche al servizio cala drasticamente d’intensità.
L’unico game che fa eccezione è il primo del terzo set: Avanesjan torna in campo dopo 8’ negli spogliatoi (i toilet break a Parigi non hanno cronometro…) e incredibilmente trova il quarto break di giornata addirittura a zero, ma è un fuoco di paglia perché la sveglia per Paolini suona e pure forte, tanto che da quel momento in poi non c’è davvero più partita, se si eccettua il settimo game del set nel quale la russa si procura le ultime due palle break (entrambe annullate: ne ha concesso in totale 17) prima di sparare un dritto decisamente fuori misura che fa calare i titoli di coda del match.
L’età della maturità: “A 28 anni credo più in me stessa”
Paolini adesso se la dovrà vedere con Elena Rybakina, che a Stoccarda un mese fa l’ha battuta al terzo set e con la quale vanta altri due precedenti: lo scorso anno a Roma la kazaka vinse in due set, mentre a Cincinnati fu costretta al ritiro nel corso del secondo set dopo aver vinto il primo 6-3 (ed era sotto 5-2).
Una partita sulla carta equilibrata, pensando al grande momento di forma di Jasmine, che in stagione sul rosso vanta un record positivo di 8 partite vinte e tre perse. E che al termine dell’ottavo di finale vinto non ha nascosto un po’ di sana emozione: “Sono contentissima perché sapevo che sarebbe stata una partita dura, complici anche le condizioni che erano molto diverse dagli altri giorni. E poi Avanesjan gioca davvero bene su questa superficie.
Penso però di aver fatto un grande lavoro e sono felicissima di aver raggiunto i quarti di finale. A 28 anni credo di più in me stessa e vincere determinati match in questi ultimi mesi mi ha aiutato tanto. Anche se sono bassa cerco sempre di combattere e lottare su ogni punto. Credo di più in me stessa perché vincere aiuta a vincere”.