Non è un lunedì come tanti a Parigi. Perché è il giorno che segna la fine (stavolta definitiva) del dominio di Rafael Nadal sulla terra più sacra del tennis mondiale. Una fine segnata dal 3-0 col quale Sascha Zverev ha sbarrato la strada al primo turno al giocatore spagnolo, che con ogni probabilità ha disputato l’ultimo match della sua carriera nel torneo che più di tutti gli ha dato la gloria eterna. Perché 14 vittorie sul Chatrier sono un numero che difficilmente potrà mai essere eguagliato: Nadal, visibilmente emozionato, l’ha salutato per l’ultima volta. E non era il solo ad avere le lacrime sul volto.
- Zverev troppo superiore: eppure Nadal c'ha provato
- "Forse è stata l'ultima volta, ma voglio tornare a Luglio"
- Il match: Nadal eccellente, ma Zverev è in gran forma
- Rafa a casa, ma col sorriso: "Non sento dolore"
Zverev troppo superiore: eppure Nadal c’ha provato
La commozione è stata grande quando Amelie Mauresmo, la direttrice del torneo slam francese, gli ha chiesto di restare sul campo e di concedersi al tributo della folla. Di più: gli ha chiesto anche di parlare, onore che di solito viene riservato soltanto a chi vince le partite.
Rafa, sorteggiato con la testa di serie numero 4 del torneo, nulla ha potuto per opporsi a uno Zverev apparso in grande condizione, degno candidato ad arrivare in fondo alle due settimane parigine. Ma il tedesco, che contro Nadal due anni fa s’infortunò gravemente a una caviglia nella semifinale del torneo (e da allora ha impiegato quasi un anno a rimettere assieme tutti i cocci), a fine partita ha voluto che fosse il rivale a prendere il microfono, sostenendo come quello fosse il momento in cui c’era soltanto da inchinarsi a rendere omaggio al più grande giocatore sulla terra di tutti i tempi.
“Forse è stata l’ultima volta, ma voglio tornare a Luglio”
Rafa, schivo come suo solito, ha accettato a fatica l’invito. Poi ha trovato il coraggio per rivolgersi a tutti i presenti. “Semplicemente voglio dire grazie a ognuno di voi. Non sono sicuro che questa sia stata l’ultima volta su questo campo, e quindi l’ultima per sentire vicino tutto il vostro affetto. Se è stata davvero l’ultima, almeno possono dire di essermi divertito.
Le sensazioni che ho provato sono difficili da descrivere. Questo posto è quello che amo di più. Il mio sogno era quello di giocare ancora una volta questo torneo. Credo di essere stato competitivo, ma non è stato possibile fare di più contro un giocatore forte come Zverev.
C’è un’alta probabilità che non tornerò più a Parigi a giocare durante questo torneo, ma non posso esserne certo. Forse tra due mesi dirò basta, ma questa sensazione per il momento non la sento. Ho degli obiettivi e spero di essere in campo ancora qui per le Olimpiadi, a fine luglio. Questa è la cosa che mi motiva di più e spero di arrivare ancora più preparato all’appuntamento”.
Zverev, poco distante, applaude, anch’esso con gli occhi lucidi. Per lui oggi s’è chiuso un cerchio, ripensando a quel maledetto infortunio nella semifinale del 2022. Ma per il tennis oggi s’è chiusa probabilmente un’epoca irripetibile, con Nadal salutato dall’ennesima ovazione.
Il match: Nadal eccellente, ma Zverev è in gran forma
Certo la malasorte gli ha tirato un brutto scherzo, pensando al rivale che gli ha messo davanti al primo turno. Perché il Nadal visto contro Zverev a tratti ha ricordato quello dei tempi migliori: combattivo (non una novità), chirurgico, molto mobile e sempre pronto a prendersi i suoi rischi.
Il tedesco, probabilmente il favorito numero uno per la vittoria finale pensando a quanto fatto vedere a Roma (e a come stanno Djokovic, Sinner e Alcaraz), ha trovato subito il break nel primo gioco dell’incontro, lucrandoci sopra per garantirsi il 6-3 del primo parziale, dove pure ha dovuto annullare un paio di palle break guadagnate da Nadal. Che nel secondo è partito forte, trovando a sua volta il break e andando anche a servire per il match sul 5-3, dove però qualcosa s’è inceppato, con Zverev capace di recuperare il gioco sul servizio dell’avversario tenendolo a zero.
Nel tiebreak l’equilibrio è stato sottilissimo: alla fine una palla corta calibrata male da Rafa è diventata il grimaldello col quale Sascha ha trovato il minibreak necessario per chiudere 7-5 e vedere la vittoria. Anche perché nel terzo lo spagnolo, ormai spalle al muro, ha cercato davvero di mollare gli ormeggi: ha annullato altre 4 palle per andare nuovamente sotto, ma nel settimo gioco non è riuscito a tenere il servizio (58% di punti con la prima contro il 71% del rivale) e a quel punto non c’è stato più modo di replicare. Il tutto in coda a una partita bella, avvincente e piena di colpi di classe sopraffina, giocata davanti al pubblico delle grandi occasioni (presenti anche Alcaraz, Djokovic, Swiatek e tanti vip).
Rafa a casa, ma col sorriso: “Non sento dolore”
Se proprio commiato doveva esserci, forse Rafa non poteva chiedere di più. E l’ammissione fatta a fine partita (“Vado a casa contento perché ho giocato bene e non avverto alcun dolore”) offre qualche speranza per rivederlo ancora per un po’. Tanto lui a Parigi vuole tornare per le olimpiadi, dove andrà a caccia di una medaglia per chiudere nel modo migliore la propria storia nel gotha del tennis mondiale.
Al Roland Garros, invece, tornerà soltanto come spettatore, e che spettatore: 116 partite giocate, 112 vinte e appena 4 perse. Numeri che testimoniano quanto grande sia stata la sua egemonia sul torneo che ha contribuito a rendere più grande di sé. Tutte le storie hanno un inizio e una fine: quella tra Rafa e il Chatrier è destinata a durare per l’eternità.