In una settimana piuttosto povera di spunti, il tennis mondiale è tornato a pendere dalle labbra di Rafa Nadal.
Che dopo l’intervista a Movistar+ ne ha rilasciata un’altra ad As, popolare quotidiano spagnolo, che al solito l’ha incalzato su quella che è la grande domanda che attanaglia tutto il mondo che circonda il fuoriclasse maiorchino: davvero il 2024 sarà l’ultimo anno nel circuito?
- Potrei non rientrare affatto
- Il doppio dei sogni
- Chi è il più grande di tutti?
- Laver Cup in tono minore
- Europa contro Team Usa
Potrei non rientrare affatto
La risposta, come sempre, è servita per rafforzare la convinzione che una… risposta non può ancora esistere.
Potrebbe darsi che sia l’ultima, ma non è detto. Tutto dipenderà da quanto io sarò competitivo e da quelle che saranno le sensazioni che proverà strada facendo. Non posso sbilanciarmi, è una cosa che dovrò valutare giorno per giorno. Una cosa però la so: non voglio fare la fine di Andy Murray, con la prospettiva cioè di “giocare e non vincere”. Se starò bene e avrà chance per lottare per qualche altro trofeo bene, altrimenti vorrà dire che è giunta l’ora di appendere la racchetta al chiodo. Ammetto che c’è anche un’altra possibilità, che pure spero di scongiurare con tutto il cuore: quella di non tornare per niente, poiché il mio corpo mi impedirà di farlo. Ma ripeto, a questa nemmeno voglio pensare.
Il doppio dei sogni
La prospettiva di un ultimo ballo nel 2024 è comunque quella che va per la maggiore. Anche perché nei piani di Rafa c’è la voglia di regalarsi una corsa bella e avvincente sulla terra rossa di Parigi, dove insegue il 15esimo titolo dello slam sul rosso.
Stesso campo che un paio di mesi più tardi ospiterà il torneo olimpico, che si giocherà sulla terra proprio come avvenne nel 2008 a Pechino, dove Nadal vinse l’oro. E l’eliminazione della Spagna dalla Davis Cup ha rafforzato la voglia di Rafa di voler dare una spinta alla propria nazionale.
Sogno di giocare alle Olimpiadi in coppia con Alcaraz… non sarebbe bello? Chiaro che ci terrei tanto a giocare a Parigi, anche perché le sensazioni del clima olimpico sono qualcosa di unico e speciale allo stesso tempo. Farlo in coppia con Carlos sarebbe oltremodo significativo, perché due generazioni di tennisti si ritroverebbe dalla stessa parte del campo a lottare per la propria nazionale, inseguendo la medaglia più pregiata dello sport. Non ne abbiamo mai parlato, però diamine, sarebbe davvero un qualcosa di eccezionale. Alcaraz ha fatto passi da gigante: in questo momento storico è l’unico rivale di Djokovic, e ha davanti a sé tutto il tempo per migliorare e crescere ancora.
Chi è il più grande di tutti?
Proprio riferito a Nole, non manca l’ennesimo confronto su chi sia davvero il più grande di sempre:
Se contiamo i titoli, lui di slam ne ha vinti più di me e di Roger. Poi è chiaro, io ho subito molti più infortuni, e in generale si deve tener conto dei gusti personali, delle sensazioni trasmesse e dell’ispirazione che può arrivare da un giocatore piuttosto che da un altro. Io sono felice di ciò che ho fatto.
Laver Cup in tono minore
Nadal sarà tra gli assenti della sesta edizione della Laver Cup, portata quest’anno a Vancouver dopo l’emozionante avventura vissuta nel 2022 a Londra. In quei giorni Roger Federer disputava proprio in coppia con Rafa l’ultimo match in carriera, con un hype stratosferica e una cornice di pubblico straordinaria.
Quest’anno la competizione tra Europa e America (una sorta di replica applicata alla racchetta di quanto avviene da più di un secolo nel golf con la Ryder Cup) rischia invece di scivolare nel dimenticatoio ancor prima di cominciare: le assenze illustri dei primi 5 giocatori al mondo (out Djokovic, Alcaraz, Medvedev Rune e Tsitsipas) non lascia presagire nulla di buono, anche perché sebbene Federer abbia annunciato la sua presenza (addirittura persino la possibilità di cimentarsi in campo in un doppio esibizione con Borg e McEnroe, al solito capitani delle due rappresentative) le vendite dei biglietti ristagnano e l’interesse delle tv è decisamente ai minimi storici.
Europa contro Team Usa
Qualcuno ha già avanzato dubbi sulla reale necessità di andare avanti con una competizione che non pare avere alcun potere attrattivo, tanto che ad eccezione dell’edizione 2022 (la più iconica di sempre) nelle precedenti non è che ci fosse stato tutto questo entusiasmo, pur se i migliori giocatori al mondo accettarono l’invito a partecipare.
Stavolta il parterre è decisamente in tono minore: l’Europa schiera Rublev, Ruud, Hurkacz, Davidovich-Fokina, Fils e Monfils.
Team USA ha come prima attrazione Ben Shelton, e a seguire Auger-Aliassime (beniamino di casa), Fritz, Tiafoe, Paul e Cerundolo.