Un passo indietro, forse anche due: l’Italia di Gonzalo Quesada incappa nella prima vera brutta sconfitta della nuova gestione tecnica, per giunta proprio nel giorno in cui gli azzurri hanno affrontato i Pumas nel primo dei tre test match delle Autumn Series. Un ko. forse anche troppo largo nel punteggio (50-18), ma che ha messo a nudo qualche pecca di troppo di una squadra apparsa insolitamente imprecisa e poco solida, l’esatto opposto di quella ammirata nel 6 Nazioni e in generale anche nei test estivi nel Pacifico.
- Capuozzo subito ko.: un nefasto presagio
- La rimonta di fine primo tempo, unico sussulto
- Dal -4 agli errori che spediscono i Pumas lontano
- Finale di sofferenza e imbarcata pericolosa
Capuozzo subito ko.: un nefasto presagio
C’era molta attesa perla sfida di Udine, così come tanta era quella di Quesada, pensando alle sue origini argentine. Molti dei giocatori avversari il CT azzurro li ha allenati nel corso della sua carriera da allenatore di club, pertanto non esistevano grossi segreti per un’Italia presentatasi col vestito buono delle grandi occasioni, praticamente con il miglior XV possibile.
Ma l’idillio dura appena 7’, il tempo che basta ad Ange Capuozzo per rimediare un colpo alla spalla sinistra e vedersi costretto ad abbandonare la partita (dentro Tommaso Allan, al ritorno dopo una lunga assenza dalla nazionale) con i Pumas già avanti 3-0 per il piazzato di Albornoz.
La rimonta di fine primo tempo, unico sussulto
Con gli Azzurri ancora sotto shock, all’11’ arriva la prima metà argentina di serata, ed è un regalo bello e buono perché Mallia parte praticamente dai suoi 22 e arriva a schiacciare l’ovale dopo una veloce ripartenza coast to coast (Albornoz trasforma la conversione).
L’Italia prova a reagire ma commette troppi errori banali, con Page-Relo che non trova un piazzato dalla distanza e almeno tre opportunità nella metà campo avversaria non sfruttate nel modo migliore. Alla fine così la seconda meta dei Pumas di Betranou, servito da uno strano rimbalzo dell’ovale su un placcaggio cercato da Menoncello, mette ulteriormente il dito nella piaga, con Albornoz cecchino dalla piazzola. L’Italia ha un sussulto solo nel finale: una meta tecnica è il segnale che c’è voglia di lottare, con Gonzalez che lascia i suoi in 14 e Allan che in pieno recupero firma il calcio che manda le squadre al riposo sul 17-10 per l’Argentina.
Dal -4 agli errori che spediscono i Pumas lontano
In 5’ l’Italia dimostra di poter dire la sua contro i sudamericani (seppur un po’ rimaneggiati) e quando Allan trova un altro calcio di punizione, accorciando sul 13-17, la sensazione è che la partita possa anche pendere dalla parte degli azzurri. Eppure gli errori (pochi, ma pur sempre tali) commessi dal XV italiano si rivelano letali: un ovale perso in mischia ordinata (ingresso anticipato) porta alla terza meta argentina, firmata da Sclavi.
Ancor più clamorosa però è la quarta meta dei Pumas, che arriva al 17’ dopo una lunga e promettente azione d’attacco offensiva dell’Italia, che pure non riesce a passare dopo 10 fasi e si fa infilare con una veloce ripartenza finalizzata in meta da Albornoz, per distacco il migliore di serata.
Finale di sofferenza e imbarcata pericolosa
Sul 31-13 per gli azzurri la strada diventa veramente impervia: Cordero al 26’ firma il 36-13 (primo errore di Albornoz nella conversione) e tocca a Nicotera trovare il modo per riaccendere l’entusiasmo del pubblico friulano con una meta che arriva grazie a una bella giocata su una maul orchestrata come si deve. Ma con 10’ sul cronometro la fame dei Pumas fa una volta di più la differenza: Alemanno e Bautista Delguy portano a 7 il numero delle mete argentine, con l’Italia che chiude con l’uomo in meno per il giallo rimediato da Lorenzo Cannone (placcaggio alto).
Un’Italia ben diversa da quella ammirata nelle prime 8 uscite della gestione Quesada, costretta ora a leccarsi le ferite in fretta (oltre a Capuozzo, anche Paolo Garbisi è uscito acciaccato) perché domenica 17 a Genova c’è la sfida con la Georgia, la più importante (per tanti motivi) dei test match di autunno. Sulla carta un test più agevole, ma da non sbagliare per nessuna ragione al mondo.