Tanto tuonò che alla fine… tornò il sereno. E quella che era stata sbandierata ai quattro venti come la “punizione del secolo”, almeno nel colorito e un po’ contradditorio mondo della palla ovale nazionale, alla fine è stata ridimensionata a un puro e semplice “scambio di opinioni”. Perché se da 62 giocatori squalificati si è passati a 10, beh, le cose sono piuttosto semplici: o qualcuno ha provato a forzare troppo la mano, prendendo un bel “granchio”, oppure semplicemente s’è voluto costruire un castello sopra qualcosa che non meritava alcun tipo di castello.
In tutto questo Petrarca e Rovigo possono almeno tirare un bel sospiro di sollievo: i loro 15’ di notorietà negli affollati spazi della cronaca giornalistica applicata allo sport li hanno trovati, ma adesso possono tornare a pensare soltanto alle questioni di campo. E cancellare settimane di tensioni e parole dette a mezza bocca per rituffarsi anima e corpo sul campionato che è già cominciato da due settimane, con Padova che ha pareggiato entrambe le prime due gare disputate (contro Viadana e Valorugby) e Rovigo che ha perso al debutto in casa contro i Lions, andando poi a vincere a Colorno.
Rissa Rovigo-Petrarca, il verdetto d’appello
Quanto deciso lo scorso settembre dal giudice sportivo della FIR, Marco Cordelli, è stato completamente ribaltato in sede di appello. La corte, composta da Achille Reali, Giovanni Paolo Bertolini e Piergiorgio della Porta Rodani, ha ritenuto eccessive le sanzioni, tanto da scagionare 52 dei 62 giocatori coinvolti. La revisione pertanto ha portato alla conferma della squalifica di tre settimane di Facundo Diederich Ferrario (Rovigo) e Matteo Maria Panunzi (Petrarca), i due giocatori che di fatto hanno acceso “la miccia”, complice un placcaggio alto e ritenuto pericoloso che Panunzi ha portato a Ferrario quando ormai il cronometro segnava appena 5’ di gioco.
La reazione dell’argentino è stata visibilmente scomposta, tale da generare tutto il caos attorno. Duccio Cosi (Rovigo) e i due giocatori del Petrarca Damiano Borean e Tito Tebaldi si sono visti confermare le due settimane di stop, mentre Lautaro Casado Sandri (Rovigo), Tommaso Cugini, Samuele Romeo Destro, Alessandro Minozzi e Tomas Montilla (Petrarca) sono stati fermati per una settimana.
Le squalifiche sono già state scontate nel mese di settembre, quando ancora le due squadre stava disputando i test match precampionato. Pertanto tutti sono già tornati in campo e a completa disposizione dei rispettivi coach. Per i restanti 52, il verdetto è di assoluzione piena dall’accusa di aver commesso “un atto contrario allo spirito del gioco”. Almeno onore e dignità sono salvi.
Squalifica e poi assoluzione: cicatrice che rimane
Al di là del fatto che le sanzioni avevano già esaurito il loro effetto, la sentenza della corte d’appello serve alle due formazioni venete per dimostrare quanto attorno alla vicenda si sia voluto creare un caso mediatico di cui tutti avrebbero fatto volentieri a meno. Una critica indiretta ma piuttosto robusta nei confronti del giudice sportivo Cordelli, che ha finito per intaccare un po’ l’immagine stessa del rugby italiano, offrendo in pasto ai giornali qualcosa che poco o nulla ha a che vedere con l’aspetto tecnico. L’avvocato della FemiCZ Rovigo, Federico Cogo, ha addirittura annunciato di pensare di voler impugnare la sentenza.
“Tutta questa vicenda ha avuto tanto clamore per nulla, e come era prevedibile il caso si è sgonfiato. Ritengo però che si sia andati oltre, e pertanto valuteremo di intraprendere ulteriori azioni legali”. Sia Rovigo che il Petrarca (assistito dal legale Fulvio Lorigiola) avevano presentato una memoria difensiva comune, che alla luce di quanto stabilito ha comunque portato all’effetto desiderato.
Ma la brutta figura resta, perché quella che tutti hanno presentato come una rissa da far west in realtà non aveva nulla di tutto ciò. Ma se n’è parlato per tanto, e magari se ne continuerà a ricordare ancora a lungo. Perché la mente a volte sa essere subdola: ha già dimenticato cosa ha fatto l’Italia nella recente Coppa del Mondo, ma quando penserà al rugby non mancherà di ripescare in qualche cellula sperduta la vicenda della maxi squalifica di Rovigo-Petrarca. Una vicenda costruita sul nulla, proprio nel bel mezzo di un’edizione dei Mondiali straordinaria per successo e interesse.