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Runjaic l'alieno che insegna il fair-play: la lezione dell'Udinese in un mondo di veleni e urla spiazza tutti

Il tecnico tedesco di origini croate non ha sbraitato contro l'arbitro dopo il ko con il Milan nonostante i tanti casi dubbi e un gol annullato al 95'

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Prima della sosta era toccato a Davide Nicola del Cagliari, a Fonseca e un po’ anche a Thiago Motta. Ieri è stato il ds della Lazio Fabiani a presentarsi davanti alle tv per lamentarsi dell’arbitraggio. Il caso-fischietti esiste, nessuno lo nega, neanche lo stesso designatore Rocchi: Var preponderante e invasivo, la diversa interpretazione di episodi simili, le sviste sempre più frequenti. Finora è una stagione da dimenticare ma se la regola è sbattere i pugni sul tavolo, esiste anche l’eccezione.

L’anomalia di Runjaic, allenatore-gentiluomo

Cosa avreste fatto voi se vi avessero negato un rigore e annullato due gol, di cui l’ultimo per un impercettibile fuorigioco fischiato al 95′ che ha smorzato in gola la gioia dell’esultanza per un pari meritato sul campo? A parti invertite cosa avrebbe detto Fonseca e come lui qualsiasi altro allenatore o dirigente di serie A?

Quello che ha fatto Runjaic, tecnico dell’Udinese, dopo la grande beffa di San Siro è invece da prendere ad esempio. Arrivato in Italia da semi-sconosciuto, con un motto in testa ispirato a Kennedy (“Nella vita, possiamo sognare in grande, è giusto farlo. Io sono un self made man, sono partito da zero, vendevo assicurazioni. Tutto è possibile”) il tecnico nato a Vienna, di origini croate ma di nazionalità tedesca, aveva da subito chiarito di cercare un calcio moderno e offensivo. Padroneggiare il gioco e aggiungere intensità: “La chiave della mia idea di gioco è lo spirito di squadra, la connessione tra difesa e attacco, l’energia, l’intensità”, condendo sempre le sue riflessioni con aforismi: “Sono più importanti i fatti che le parole, non sono qui per vendere qualcosa”.

L’episodio del gol annullato

Anti-personaggio per eccellenza ieri sera Runjaic ha stupito tutti in sala stampa dopo il ko col Milan. Detto che non sono intervenuti per protestare con l’arbitro nè il dg Nani nè il responsabile dell’area tecnica Inler, ci si aspettava una sfuriata dell’allenatore dell’Udinese per quanto successo al 95′ nell’area di rigore del Milan. Se Ekkelenkamp (oggetto della contestazione) era in posizione di fuorigioco millimetrico e, per quella infrazione, ha inficiato l’azione del 2-2 dei friulani perché chiamare Chiffi a rivedere quel frangente del match? Si è trattato di una valutazione soggettiva su un fuorigioco passivo.

Un vero e proprio cavillo (discrezionale) del regolamento. Ma Runajic non ha mosso critiche dicendo: “Congratulazioni al Milan per la vittoria tirata. Non sono felice del risultato e di come abbiamo giocato nei primi 30 minuti. Abbiamo giocato male la palla perdendola troppe volte e non mi è piaciuto nemmeno come abbiamo chiuso la gara. Però meritavamo di portare a casa un punto per come abbiamo fatto poi il secondo tempo. Non siamo stati neanche fortunati ma non commento le scelte dell’arbitro perché ormai non si può fare nulla. È andata così”.

“So che non è facile giocare con il possesso, l’Udinese non è abituata ma mi aspettavo qualcosa di più dal Milan anche in inferiorità numerica. È un grande club e a volte giocare meno con la palla ti permette di fare meglio. Ma questo vuol dire che anche noi abbiamo fatto bene mettendoli in difficoltà. Sono contento di come hanno fatto in generale i ragazzi, abbiamo sprecato alcune occasioni e dobbiamo sicuramente incoraggiare i giocatori nel provare l’uno contro uno per creare maggiori soluzioni nel dribbling”.

La reazione di Kabasele

Neanche Christian Kabasele, che ha dovuto ingoiare l’esultanza dopo la rete annullata, ha alzato la voce: “È un peccato, perché il fuorigioco era millimetrico. Ancora prima c’era un rigore su di me, quando Pavlovic in scivolata mi ha toccato. È strano che l’arbitro non sia andato a rivederlo al monitor. Dobbiamo però essere più cattivi in area, non abbiamo tirato tanto in porta. Quando hai un uomo in più devi far lavorare di più il portiere, ma non l’abbiamo fatto. L’atteggiamento però era positivo, siamo stati vicini a prendere un punto”.

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