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Sanremo 2022, fenomeno Blanco: la scelta obbligata tra calcio e musica

Talento potente e freschissimo, 19 anni appena, Blanco ha un passato da difensore: era una delle promesse del calcio del Bresciano. Poi ha fatto una scelta

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

In questa kermesse sanremese, c’è chi ha occupato uno spazio lasciato libero senza presunzione o assolutismi, dogmi. Blanco e Mahmood si cono aggiudicati un posto speciale sul palco di Sanremo 2022 e già nelle classifiche che, in questo scorcio, restituiscono il gradimento del pubblico rispetto al loro brano, “Brividi”. Una scelta la musica, definitiva, per Blanco che fino ad allora, al successo vero, ancora da ragazzino, non aveva lasciato l’altra metà, il calcio.

Blanco: un passato da talento del calcio

Riccardo Fabbriconi, quando ancora non era Blanco, indossava una casacca importante nell’ambito di un territorio che lo ha cresciuto con i consueti rituali e cullato nella rete di una provincia sana, come quella che si affaccia sul meraviglioso Lago di Garda.

Classe 2003, difensore centrale arcigno, dotato di intelligenza tattica e situazionale come viene descritto dai suoi mentori calcistici avvicinati dal Corriere della Sera, ha militato a lungo nel Feralpisalò, una società che lo ha cresciuto fino al trasferimento a Padenghe, per completare il suo percorso in maglia Vighenzi.

Blanco quando era Fabbro: il racconto del suo allenatore

Il suo allenatore ha permesso che tornasse alla mente quel calcio di provincia, una passione intensa ma che ha preferito accantonare per dedicarsi alla musica. Vittorio Sandrini, tecnico giovanile della Vighenzi, lo ricorda meglio di tutti, perché quel momento lo visse in prima persona.

Racconta al Corsera:

“Chiese un incontro a me, che ero il suo mister da un paio di anni, e al responsabile del settore giovanile, Alberto Locatelli. Ci disse che si era sempre trovato molto bene, che gli sarebbe dispiaciuto lasciarci, ma che aveva scelto la musica. Non ci credemmo fino in fondo, quando ce lo confidò. Sapevamo che cantava, alcune tracce si potevano trovare sul suo canale YouTube, di ritorno dalle trasferte in pullman i ragazzi intonavano spesso “Notti in bianco”. Ma non avevamo compreso quanto per lui la cosa fosse seria, tanto che insistemmo perché provasse a fare entrambe le cose. Inizialmente accettò, poi ci pensò la pandemia a rendere definitiva la sua decisione”.

Il capitano degli Allievi Regionali Élite della Vighenzi, a pochi giorni dal compiere 17 anni, aveva fatto già dentro di sé un percorso e lo aveva condiviso: la pandemia lo ha stretto e si è visto in un ruolo differente, rispetto a quello di capitano in campo. Il suo spazio era altrove:

“Ancora adesso è una delle cose che mi stupisce maggiormente, perché non ne conosco tanti di suoi coetanei che abbiano avuto la sua convinzione nell’intraprendere con tutto sé stesso un percorso. Anche perché lui avrebbe lasciato una strada che gli dava prospettive, per un’altra che non portava con sé alcuna garanzia di successo”.

“Pensavo fosse uno scherzo, invece sette mesi dopo mi sono ritrovato ad ascoltare un suo pezzo in radio: ero in macchina, stavo guidando verso Montichiari, quando su Radio Zeta passarono “La canzone nostra”. Gli telefonai subito, colmo di emozione. La stessa provata martedì osservandolo in televisione. Una storia incredibile, penso che nemmeno lui potesse aspettarselo. Figuriamoci noi. L’importante è che abbia trovato il modo più congeniale per esprimere quello che ha dentro. Quello che fuori dal campo nascondeva, che in campo faceva intravedere, e che col microfono in mano sta mostrando a tutta Italia”.

Blanco e il calcio: un mondo lasciato con la pandemia

Prima di Blanco, c’era Fabbro. Così lo chiamavano sui campi di calcio, così lo chiamava il suo mister quando c’era da cambiare schema, immettersi in uno schema provato in allenamento. Sui siti di calcio della provincia di Brescia, zona in cui è nato e cresciuto, sono ancora tante le pagine dedicate a questo difensore centrale promettente.

Complice la pandemia, lo stop del calcio, il mondo interiore di Blanco si è risolto nelle qualità che aveva per la scrittura e l’attenzione alla composizione. Quella che potremmo ridurre a una sorta di attitudine, che nella rapcore si è ritrovato; ciò che lo ha aiutato ad avvicinarsi alla musica in via definitiva e a scegliere. Di abbandonarsi a quella dimensione appena intravista, con la divisa addosso.

Blanco: l’ammirazione per Adriano Celentano

Il suo sogno è e rimane riuscire a scrivere e a cantare con il suo idolo, Adriano Celentano. Una ammirazione sconfinata che è stata coltivata dalle influenze musicali, subite e amate: Gino Paoli, Lucio Dalla, Pino Daniele, Lucio Battisti.

In un’intervista rilasciata a Radio Kiss Kiss, ha espresso la sua dedizione nei confronti del Molleggiato. Come sarebbe duettare con Celentano?: “Per me sarebbe come la ciliegina sulla torta. Per me lui è emerso su tanti artisti in modo particolare, in modo “figo”. Non solo per le canzoni, ma anche per aver fatto l’attore. È un artista a 360° “.

Un obiettivo che, a 19 anni, sarebbe più che possibile. D’altronde Celentano si è complimentato con lui. E questo non può che essere un buon presupposto.

Sanremo 2022, fenomeno Blanco: la scelta obbligata tra calcio e musica Fonte: ANSA

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