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Sarri invidia Motta e Conte, frecciatina alla Juve, retroscena De Laurentiis e l’annuncio del rientro

Il tecnico vuole allenare: "Spero prima di gennaio". Dall'addio alla Lazio all'ipotesi Milan fino al sogno Boca: il tecnico vuota il sacco

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Fosse dipeso da lui, sarebbe già in pista. Invece, gli toccherà aspettare. Maurizio Sarri tra passato e futuro in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: da Conte a Motta, passando per De Laurentiis e il Milan, il tecnico di Figline Valdarno vuota il sacco.

Quando torna Maurizio Sarri e il sogno argentino

Inutile girarci intorno: la panchina gli manca. E anche tanto. Ha una voglia matta di rimettersi in gioco, Sarri. Di predicare bellezza. “Spero di tornare prima di gennaio, ma dipenderà dalle offerte che riceverò. Dalle motivazioni. E dalla telefonata che mi trasmetterà più adrenalina. Purtroppo, anche senza pallone, fumo ancora tanto, troppo – confessa alla Rosea -. Il Milan? Mi sembra brutto parlarne in questo momento, serve rispetto. Fonseca è un buon allenatore e un uomo di livello: è all’inizio di un percorso ed è giusto che stia sereno”. Poi svela il suo desiderio: “Il Boca Juniors sarebbe un sogno finale, folle, non so se realizzabile. Qualche partita alla Bombonera sarebbe una esperienza unica”.

Napoli, il pensiero su De Laurentiis e cosa ammira di Conte

Di Antonio Conte dice di essere “ammirato dalla sua capacità di far investire i suoi club, oltre a essere un grandissimo allenatore. Il Napoli ha costruito una squadra forte e Antonio realizzerà un ciclo importante. Non so se vincerà subito, ma la storia di Conte è quella. De Laurentiis? Caratterialmente è impulsivo, sotto la sua gestione il Napoli è cresciuto e gli sarò sempre grato per avermi fatto allenare la squadra del cuore. I suoi silenzi sorprendono, ma spero sia l’inizio di qualcosa di positivo”. Quando gli viene chiesto un giudizio sui suoi presidenti, ecco come Sarri definisca ADL. “È il più brillante: De Laurentiis passa per non essere generoso, ma a Natale faceva sempre regali importanti”. Quindi le scuse. “A Christian Maggio. L’ho già fatto personalmente. La mia ultima partita a Napoli coincideva con il suo addio agli azzurri. Preso dalla voglia di chiudere a 91 punti, non l’ho fatto entrare”.

Sarri: la frecciatina alla Juventus, Giuntoli e Motta

Il paragone tra la sua Juve e quella di Thiago Motta non sussiste, secondo Sarri. “Sono due film diversi. Quando sono arrivato io, non c’erano i presupposti per una rivoluzione culturale. Ora invece ci sono. Siamo all’inizio, ma Motta ha la volontà di fare qualcosa di diverso”. Solo parole al miele per Cristiano Giuntoli e la sua rivoluzione estive. “Non so in che tempi, ma vincerà anche con la Juve. È un direttore che capisce velocemente idee e caratteristiche dei giocatori ideali per il suo allenatore. E poi ha un coraggio immenso, che trasmette a squadra e staff. Per la stima che ho di Cristiano, sono certo che avrà avuto le sue ragioni per dare una svolta così secca”.

L’addio alla Lazio, Sinner, Szczesny e Rabiot

“Non sono pentito – afferma l’allenatore di Figline Valdarno -. Per me era un momento di fragilità interiore e personale. C’erano situazioni che non mi piacevano. In quei casi: o rinnovi l’allenatore o lo esoneri. O il tecnico si dimette. E io l’ho fatto”. Sarri non si dice stupito dell’addio di Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson. “La sensazione all’interno dell’ambiente è che il ciclo fosse finito”. Sulla scelta di Szczesny di ritirarsi a 34 anni: “Tek mi ha colpito”, mentre su Rabiot ancora senza squadra a 29 anni: “Non ha ancora mostrato tutto il suo potenziale. Se è arrivato a settembre senza club, non è perché nessuno lo vuole: starà aspettando lui”. Poi un passaggio su Sinner. “Come lo vedrei nel calcio? Averne dei Sinner in squadra, con la sua forza mentale e la capacità di restare sempre in partita e quasi sempre vincerla. Ha azzerato la superficialità. Sarebbe una fortuna per qualsiasi allenatore”.

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