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Scherma, presunto stupro: uno dei due indagati in pedana a Lucca, non ha accolto richiesta di autosospensiva

La Federscherma aveva chiesto di non partecipare a prove fino al chiarimento dei fatti: uno è rimasto a casa, l'altro ha scelto di gareggiare. Lo sconcerto del presidente Azzi.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Si arricchisce di una nuova pagina poco edificante l’incresciosa vicenda del presunto stupro denunciato da una promessa straniera della scherma da parte di tre ragazzi italiani di interesse nazionale, che sarebbe avvenuto lo scorso agosto a Chianciano Terme durante un raduno internazionale. Uno dei due indagati dalla Procura di Siena, un giovane azzurro, è salito in pedana a Lucca partecipando alla Prova nazionale giovani e assoluti. Non ha raccolto l’invito della Federscherma ad autosospendersi. Federazione che ha finalmente preso posizione sulla spinosa vicenda solo qualche giorno fa, dopo che l’avvocato della presunta vittima ha raccontato tutto alla stampa, denunciando inerzie e ritardi della Procura e delle stesse istituzioni sportive.

Scherma, uno dei due indagati per stupro in pedana a Lucca

Uno dei due giovani indagati si è autosospeso, dunque, come aveva chiesto la Federazione Scherma. Si tratta di Jacopo Lapo Pucci, che non si è iscritto alla prova di Lucca seguendo la linea di condotta suggerita dai dirigenti. L’altro indagato, Emanuele Nardella, ha invece scelto di gareggiare. Ha preso parte alla gara toscana, che è valida anche come qualificazione ai campionati italiani assoluti. Una vetrina importante, senz’altro. Ma la sua presenza in pedana ha indubbiamente “infastidito” una Federazione che sta provando a mostrare buona fede e buon senso nella gestione della situazione. Doti che le denunce del legale della ragazza hanno messo in discussione.

La posizione della Federscherma: richiesta di autosospensione

Sia Pucci che Nardella, va sottolineato, non sono soggetti a sospensive. La Procura di Siena, per dire, non ha neppure attivato il “codice rosso” per tenerli lontani dalla ragazza che ha denunciato lo stupro. Che, qualche mese fa, se li è ritrovati addirittura nello stesso albergo, in occasione di un’altra gara. La Federazione ha chiesto loro di non salire in pedana fino al chiarimento dei fatti. Uno lo ha fatto, l’altro no. E il primo a esserci rimasto male per il comportamento di Nardella – assicura – è il presidente Paolo Azzi. È stato egli stesso a raccontare la vicenda, non nascondendo il proprio disappunto.

Il presidente Paolo Azzi: “Non possiamo imporre alcuno stop”

Così Azzi: “Date le circostanze delicatissime noi, come Federazione, abbiamo espresso loro il nostro parere, sottolineando che forse sarebbe stato meglio per entrambi l’autosospensione dalle gare, anche per la loro tutela. Naturalmente la decisione però spettava a loro, visto che in questa fase la Federscherma non può imporre nulla, non ci sono le condizioni per alcuna disposizione sospensiva. I due atleti, in questa fase, dunque, sono liberi di gareggiare. Da parte nostra – ha rimarcato Azzi – attendiamo notizie dalla Procura di Siena su un eventuale provvedimento cautelare“.

La tutela dell’identità della presunta vittima: un diritto sacro

Sin qui per quanto riguarda gli indagati. E la vittima? In attesa che la giustizia faccia il suo corso, una considerazione va fatta sulla tutela della sua identità, un diritto sacro e inviolabile per chi denuncia molestie o abusi. A meno che non sia la stessa denunciante a palesarsi, cosa che non è accaduta fino a questo momento. Molti organi di stampa hanno fornito a cuor leggero dettagli relativi alla sua nazionalità, rivelando particolari che possono rendere facile l’identificazione della giovane, all’epoca dei fatti – per giunta – minorenne. Noi abbiamo scelto di non farlo. Come avrebbero dovuto fare tutti gli altri.

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