Chi può battere Mikaela Shiffrin? Domanda lecita, ma dalla risposta abbastanza scontata. In condizioni “normali”, nessuna può ambire a centrare l’obiettivo: delle ultime sette edizioni della Coppa del Mondo femminile, soltanto in due occasioni la fuoriclasse americana ha lasciato spazio alle rivali, complice un grave lutto familiare (la perdita dell’amato papà Jeff) che all’inizio del 2020 la convinse a fermarsi, tanto da posticipare il rientro anche nella stagione successiva, con Federica Brignone e Petra Vlhova brave ad approfittare della sua assenza.
Ma ogni qualvolta Shiffrin s’è presentata al cancelletto tirata a lucido, per le avversarie non c’è stato modo di arginarne lo strapotere. E salvo sorprese sarà così anche quest’anno, a meno che infortuni o qualche altro imprevisto non ci mettano lo zampino. Shiffrin totalmente padrona delle operazioni, nonché lanciatissima verso la conquista delle 100 vittorie in Coppa del Mondo, prima atleta della storia capace di riuscire ad andare in tripla cifra: più della sesta sfera di cristallo, questo sembrerebbe essere il vero grande obiettivo stagionale. Gliene mancano 12 per fare cifra tonda: considerando che nell’annata scorsa ha vinto 14 gare (una in supergigante, 7 in gigante e 6 in slalom), la missione appare tutt’altro che impossibile.
- Ben poche rivali per Shiffrin
- Le italiane: Goggia e Brignone d'assalto
- Sci, le sicurezze Bassino e Curtoni
- La lotta per le "coppette" di specialità
Ben poche rivali per Shiffrin
Nella passata stagione Shiffrin ha vinto la Coppa del Mondo con 2.206 punti, mille in più rispetto a Lara Gut-Behrami, seconda classificata. Un dominio assoluto che non lascia spazio a molti voli pindarici: troppo evidente il gap tra l’americana e le rivali, anche perché Mikaela ha il vantaggio di essere davvero una sciatrice polivalente, fortissima tra i pali e le porte strette, altrettanto temibile nelle prove più veloci, dove comunque riesce a portar via sempre qualche buon piazzamento.
Gut-Behrami è forse l’unica che può pensare di alzare l’asticella: tra gigante e supergigante la svizzera può oggettivamente provare a mettere un po’ in discussione la superiorità di Shiffrin, ma certo è lontano quel 2016 nel quale riuscì a conquistare la sfera di cristallo, approfittando di una stagione nella quale Anna Fenninger fu costretta a fermarsi per infortunio e dove Lindsey Vonn pagò dazio a qualche uscita di troppo.
Petra Vlhova invece dovrà provare a riscattare un’annata 2023 vissuta un po’ sull’altalena: dopo aver vinto (con merito) la generale nel 2021, riuscendo a limitare i danni nelle prove veloci e trovando una grande continuità di risultati in quelle tecniche, da un paio d’anni la ceca ha faticato a ritrovare il passo dei giorni migliori, probabilmente soffrendo oltremisura la superiorità netta mostrata da Shiffrin tra i pali stretti. Ma in una stagione dove non ci sono appuntamenti olimpici o iridati, qualche azzardo è da mettere in conto: se vorrà tornare competitiva, Petra dovrà cambiare decisamente marcia.
Le italiane: Goggia e Brignone d’assalto
Dietro alle tre citate, ecco un bel po’ di azzurro. Con tre punte di diamante pronte a luccicare sulle nevi di mezzo mondo. Sofia Goggia, al solito, è la punta di riferimento del settore femminile. E da tre anni si porta a casa la coppetta di specialità di discesa, dove nell’ultima stagione ha conquistato 5 vittorie. Sulla carta Sofia avrebbe tutto per poter pensare di infastidire Shiffrin e pensare anche alla generale, ma sin qui ha sempre difettato un po’ di continuità, magari incappando in qualche errore che ha finito per condizionarne le gare successive.
Goggia è una che mette sempre giù le punte degli sci e che non è troppo avvezza ai calcoli: sulla strada che conduce a Milano-Cortina, la stagione alle porte potrebbe invogliarla a cercare di essere ancor più polivalente del solito, magari tentando di rimettere assieme i pezzi anche in gigante e alzando il livello in supergigante.
Dove la punta di diamante resta Federica Brignone, seconda solo a Gut-Behrami lo scorso anno, capace ormai di rendere al meglio anche nelle discipline veloci, lei che viene dalla scuola del gigante. A 33 anni, Fede ha capito che la cosa che più conta è divertirsi e andare oltre i propri limiti: dopo aver scollinato di nuovo quota 1.000 punti, ora proverà a fare ancora più velocità, convinta che anche tra i pali stretti potrà dire la sua (e se c’era ancora la combinata…).
Sci, le sicurezze Bassino e Curtoni
Anche Marta Bassino vorrebbe provare a togliere qualche certezza alla Shiffrin in gigante, magari cercando a sua volta di essere ancor più efficace nelle discipline veloci per ambire al podio della generale, dove rispetto alle colleghe paga un po’ di chilogrammi (e sugli sci la differenza si sente). Deve però ritrovarsi dopo due stagioni nelle quali anche in gigante, reduce dalla conquista della coppetta di specialità, ha faticato più del solito.
Accanto alle tre tenori vale la pena ricordare Elena Curtoni, che una gara nella passata stagione l’ha vinta (in discesa, a St. Moritz), e che spesso e volentieri si è inserita in top 5, mostrando un livello e una continuità mai viste prima. L’Italia nell’ultima CdM ha portato ben 4 atlete tra le prime 9 nella generale, sebbene nessuna sul podio: per quanto Shiffrin sia irraggiungibile, tutto si può dire, meno che non c’è vita sul pianeta dello sci alpino al femminile.
E dietro di loro qualcosa si muove: Laura Pirovano è forse la carta più affidabile in prospettiva, mentre alle sorelle Nadia e Nicole Delago si chiede un upgrade, così come alle 27enne Roberta Melesi, che rientra dall’infortunio. Nelle discipline tecniche, invece, è ancora buio pesto, con la sola Anita Gulli che ha fatto vedere lampi (in mezzo a tanti errori) nei 12 mesi passati. Magari però il ritorno di Martina Peterlini potrebbe riaccendere la luce.
La lotta per le “coppette” di specialità
Merita un piccolo focus anche la lotta per le varie coppette di specialità. Shiffrin al solito ha “prenotato” quella di slalom, dove lo scorso anno ha sfiorato quota 1.000 (s’è “fermata” a 945 punti in 11 gare, frutto di 6 vittorie, tre secondi posti, un terzo posto e un quinto posto), con Wendy Holdener e la solita Vlhova uniche antagoniste. In gigante è sempre Mikaela a dettare il ritmo: Gut-Behrami, Vlhova, Bassino e Brignone possono dire la loro, mentre a Sara Hector, Alice Robinson e Raghnild Mowinckel si chiede più continuità, altrimenti le altre finiranno per scappare senza appello (e da quest’anno non c’è più Tessa Worley, appena ritirata).
In supergigante c’è decisamente più bagarre, con la Gut-Behrami chiamata a difendersi dall’assalto del trio azzurro composto da Brignone, Bassino e Curtoni e dalla solita Mowinckel, nonché dall’austriaca Cornelia Hutter (e occhio a Goggia, se trova il modo per frenare il suo istinto). Goggia che in discesa invece non vuole sentire ragioni: la regina della velocità rimane indiscutibilmente la fuoriclasse di Bergamo, che dovrà vedersela con le rivali di sempre, da Corinne Suter alla ritrovata Ilka Stuhec, mentre la tedesca Kira Weidle è attesa a un deciso salto di qualità, al pari dell’austriaca Mirjam Puchner.
Infine, focus sulle mine vaganti: la croata Zrinka Ljutic, l’americana Paula Moltzan e la norvegese Thea Louise Stjernesund hanno voglia di continuare a crescere e dimostrare che oltre al futuro anche il presente può essere in qualche misura affare loro. Mentre intanto comincia a prendere forma il quadro per Milano-Cortina 2026.