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Scontri tra ultras: pioggia di arresti, rischio porte chiuse per il Napoli

Polizia al lavoro per individuare i responsabili dei drammatici scontri in autostrada tra tifosi della Roma e del Napoli. Governo e istituzioni sportive pronte alla linea dura

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Il calcio italiano fa un salto all’indietro. No, purtroppo non si tratta della ritrovata competitività delle squadre in Europa. Nessun ritorno, almeno per il momento, all’epoca aurea nella quale la Serie A era il campionato più bello del mondo e nei mercoledì di Coppa si susseguivano successi.

Qui si parla di un salto nel passato drammatico e del ritorno di quella macchia che il pallone nostrano era in qualche modo riuscito a liberarsi: la violenza tra le tifoserie.

Roma-Napoli, dal gemellaggio all’odio: torna l’incubo degli incidenti tra tifoserie

Quanto accaduto nella tarda mattinata di domenica 8 gennaio presso l’area di servizio Badia al Pino dell’A1, tra Monte San Savino e Arezzo, ha infatti riportato le lancette del tempo indietro di tanti anni e costretto a rivedere scene che non erano purtroppo stato dimenticate, mai delle quali mai si sarebbe pensato di tornare a parlare in termini di cronaca. E invece la guerriglia tra ultras del Napoli e della Roma, proprio laddove poco più di 15 anni fa fu ucciso il tifoso della Lazio Gabriele Sandri, ha riportato d’attualità la piaga degli scontri tra gruppi di tifoserie organizzati e confermato che la violenza nel calcio si annida ormai lontano dagli stadi.

Il tutto con sullo sfondo il ricordo di un’altra tragedia, quella di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli morto prima della finale di Coppa Italia 2014 all’Olimpico di Roma tra Napoli e Fiorentina, dopo scontri avvenuti in città tra ultras azzurri e giallorossi, nemici giurati da anni, e da quel giorno, purtroppo, si teme per sempre, dopo la fine dello storico gemellaggio degli anni ’80.

Scontri tifosi Roma e Napoli: la polizia aveva previsto tutto, fermati 80 sostenitori azzurri

L’Italia è così ricaduta nel dramma e nell’assurdità che ha visto innocenti viaggiatori costretti a stravolgere la propria domenica, dal momento che il traffico sull’A1 è stato fatalmente condizionato da quei fatti: 13 km di coda si sono formati per permettere alle forze dell’ordine di identificare le persone coinvolte e tratto chiuso per un’ora. Un dramma sfiorato per gli sfortunati che si trovavano a passare in quei minuti, ma che non è giunto inaspettato per la polizia, che non a caso aveva deciso di fare un presidio proprio presso Badia al Pino, temendo il peggio per l’incrocio tra i tifosi del Napoli in direzione Genova per assistere alla partita contro la Sampdoria e quelli della Roma verso Milano in vista del posticipo tra giallorossi e rossoneri.

Pensare a cosa sarebbe successo senza la presenza della polizia fa rabbrividire, ma soprattutto riflettere e del resto tutto fa pensare a qualcosa di premeditato: i delinquenti, circa 300 in totale, equamente divisi tra le due tifoserie, hanno agito a volto coperto, armati di bastoni, cinture e coltelli. Secondo gli inquirenti i tifosi del Napoli sarebbero comunque riusciti a portare a termine il proprio “agguato”, lanciando sassi, bottiglie e fumogeni al passaggio del corteo di auto e pulmini dei romanisti che, dal canto loro, avvertiti non si sa da chi di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco, hanno rallentato di proposito arrivando a percorrere in corteo il tratto di autostrada a piedi contromano per dare vita ad un inferno di grida, insulti e nebbia causata dai petardi.

Il bilancio è già pesante e in continuo aggiornamento, perché se gli ultras fermati sono stati fatti ripartire su mezzi scortati, la Digos di Arezzo sta analizzando i filmati delle telecamere di sicurezza per individuare i coinvolti e tra Genova e Milano, città di approdo delle frange di teppisti, sono fioccati gli arresti. Nella serata di domenica la polizia ha fermato e identificato nel capoluogo ligure un’ottantina di tifosi napoletani ai quali è stato stato impedito l’accesso allo stadio. A Milano sono stati invece 115 i romanisti identificati dalla polizia. Per tutti potrebbe scattare l’arrsto in flagranza differita.

Violenza tra tifoserie, Polizia e Governo pronte al giro di vite: spettro porte chiuse sulla Serie A

Fin qui la cronaca, destinata però a lasciare spazio nell’immediato alle possibili conseguenze sportive di quanto accaduto. Se infatti la giustizia farà il proprio corso, il mondo del calcio è costretto a tornare ad interrogarsi subito circa la possibilità di applicare misure preventive per evitare un’escalation di incidenti e comunque il ripetersi di certe scene, che esse avvengano fuori o dentro gli stadi. Peraltro all’orizzonte, il prossimo 29 gennaio, c’è proprio la sfida tra Napoli e Roma al Maradona.

Il divieto di trasferta per i sostenitori giallorossi sembra inevitabile, ma non si esclude anche il clamoroso provvedimento delle porte chiuse, da utilizzare secondo i vertici della polizia come deterrente per tutte le partite a rischio: “Si valuti urgentemente la reintroduzione di tutti gli strumenti già sperimentati per prevenire queste forme di violenza, a partire dalla tessera del tifoso, sino alle partite a porte chiuse per quelle squadre le cui tifoserie si evidenziano per violenza e intolleranza” le parole di Felice Romano, segretario generale del sindacato di polizia Siulp.

Il Governo studia il da farsi anche attraverso il tramite tra il ministro dello sport Andrea Abodi e i vertici della Federazione. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è tenuto costantemente in contatto con il capo della polizia, Lamberto Giannini, durante gli incidenti e il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni promette iniziative rapide: “Quanto accaduto sull’A1 è stato un Far West inaccettabile. Valuteremo come governo se sarà necessario un ulteriore giro di vite”. Il campionato di Serie A sta per entrare nel vivo e anche in vista del dossier da presentare in chiave organizzazione dell’Europeo 2032 certe scene devono tornare ad appartenere, purtroppo, solo al passato.

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