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Scudetto Napoli: per Roberto Saviano è una pernacchia in faccia a certi signori e a certi giochetti

Per il giornalista il titolo conquistato dal Napoli è un miracolo di De Laurentiis al di fuori delle logiche del calcio e lontano da debiti, banche e bande ultras

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Cosa rappresenta lo scudetto vinto dal Napoli dopo 33 anni? Qual è il suo impatto sulla città e sul panorama nazionale? Ad analizzare cosa realmente rappresenti questo titolo a livello socio-antropologico è un napoletano doc, Roberto Saviano. L’autore di Gomorra, nel suo pezzo per il Corriere della Sera, mette subito in chiaro che il suo è il punto di vista di parte. “È la mia squadra, la squadra della città in cui sono nato, ed è la squadra per cui ho sempre tifato”, racconta.

Scudetto del Napoli è puro merito, al di fuori delle logiche di potere

Seppure con gli occhi del tifoso, per Saviano l’ultimo scudetto ha qualcosa di speciale. “Non è uno scudetto qualsiasi, credetemi. È uno scudetto vinto dal Napoli. È furore agonistico, gioia pura e trasversale a ogni fascia della società, a ogni quartiere. È nemesi. Soprattutto, è merito. Qualcuno dirà: è sempre così, chiunque lo vinca. E invece no: insisto. Uno scudetto vinto dal Napoli non è come uno scudetto vinto da un’altra squadra”.

A rendere particolare lo scudetto del Napoli è il suo essere al di fuori delle logiche che negli ultimi 20 anni hanno determinato le squadri vincitrici del campionato. E che sono soltanto tre: Juve, Milan, Inter. Realtà sportive con alle spalle “cospicui investimenti finanziari, articolati assetti societari e perfino politici”. Con lo scudetto tornato al Napoli, invece, “siamo di fronte a un miracolo”. Un miracolo il cui esecutore è Aurelio De Laurentiis, che è stato capace di “aver imbastito una squadra simile tenendosi lontano dai debiti, senza lasciarsi strozzare dai cravattari, tirando in mezzo banche e fondi mediorientali e, soprattutto, impedendo alle bande ultras (spesso pericolosamente vicine ad ambienti criminali) di spadroneggiare”

Non solo sport, il titolo è affermazione della città

Lo scudetto del Napoli, come ben evidenzia Saviano, “va ben oltre l’entusiasmo sportivo. La città lo vede come una affermazione di sé”. A Napoli, “la sensazione è di essere sempre ultimi perché nati svantaggiati, la consapevolezza che o te ne vai e lasci la tua città, la tua famiglia, i tuoi affetti o devi accontentarti di quel che c’è”, ma lo scudetto rappresenta una rivalsa anche per chi non ha mai seguito il calcio. “L’umore cittadino – afferma Saviano –, il suo mood, è innescato o smontato dalla squadra. Nessuno è escluso da questa vita che tracima dal vaso sportivo e inonda tutta la città. È come se il Napoli non fosse la squadra della città ma, al contrario, fosse la città ad appartenere alla squadra”.

Il titolo del Napoli riporta dove conta soltanto chi sa giocare meglio a pallone

A rendere ancora più speciale lo scudetto del Napoli è anche come è arrivato, in modo eclatante e con un ampio margine sulle avversarie. “Se l’avesse spuntata con un margine risicato – sostiene Saviano – ci sarebbero state mille diverse interpretazioni e mille pretesti a cui appigliarsi per trascinare giù i meriti della squadra. La vittoria del Napoli è inconsueta, ecco. E oltre a essere inconsueta, la vittoria del Napoli è straordinaria. È una pernacchia in faccia a certi signori. A certi giochetti. Riporta tutti con i piedi per terra, sull’erba, in mezzo a un campo da calcio, dove le chiacchiere stanno a zero e conta soltanto chi sa giocare meglio a pallone”.

I soggetti fondamentali per il titolo: Kvara, Spalletti e Napoli

Una pernacchia per la quale sono stati fondamentali due figure: Kvara – l’uomo (capace di lasciare il Lokomotiv Mosca al momento dell’invasione russa dell’Ucraina) oltre che il giocatore (astuto, veloce, da giocoliere) perché “per me il calcio è politica, antropologia distillata nei polpacci dei giocatori, nei cori dei tifosi” – e Spalletti (indecifrabile, ossessionato dalla velocità, convinto che la squadra sia una comunità e lui “è un costruttore di comunità. Indifferente al clima che si respira, anche il più avvelenato. Scevro dalle pressioni sui nomi da far girare. Spalletti costruisce, costruisce e basta, a partire da mattoni grezzi o perlomeno considerati tali”.

Il risultato di tutto ciò è uno solo. “Stavolta – evidenzia Saviano – l’attenzione se la sono presa con la forza, una forza solo agonistica, i napoletani. Se la sono presa senza bisogno di comprare spazi per le campagne abbonamenti, senza il favore dei media. Talento puro. Talento e basta”.

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