È stata la mano di Diego, nessuno può avanzare dubbi. Perché c’è un filo speciale che lega tutte le maglie che ha contribuito a renderle immortali, se non altro per il fatto di averle indossate lui, che al calcio ha offerto la parte migliore di sé. Diego Armando Maradona se n’è andato da due anni e mezzo, ma la storia continua a parlare per lui.
E non è soltanto Napoli a urlare di gioia in coda a una stagione unica e (forse) irripetibile, di quelle che prendono vita prima nel sogni e poi nella realtà: per uno strano segno del destino, quasi tutte le squadre che hanno fatto parte della carriera del Diez hanno vissuto un’annata densa di soddisfazioni.
E stanno per tagliare tutte il rispettivo traguardo: il Napoli l’ha fatto nella notte di Udine, dopo che la tavola era già stata abbondantemente imbandita domenica scorsa nella gara contro la Salernitana (ma poi è arrivata “la mano di… Dia” a rovinare i piani). Ma c’è chi aveva già fatto festa prima, e chi deve attendere solo qualche altro giorno.
- La favola Boca Jr: 35esimo titolo nazionale
- Da Diego a Leo: Argentina sul tetto del Mondo
- Mediterraneo caliente: Barcellona, le mani sulla Liga
- Argentinos Juniors e Siviglia: sogni di gloria
La favola Boca Jr: 35esimo titolo nazionale
La stagione d’oro del calcio maradoniano ha una data d’inizio ben precisa: 24 ottobre 2022. È una notte di passione a Buenos Aires: il Boca Juniors riceve l’Independiente, potendo fare la corsa solo su se stesso. Gli basta una vittoria per conquistare il 35esimo titolo nazionale, ma dopo essere andato due volte in vantaggio viene sempre ripreso. Così facendo offre al Racing de Avellaneda la chance di effettuare il sorpasso in vetta proprio all’ultima giornata: contro il River Plate, il Racing va avanti ma viene raggiunto a 10’ dalla fine.
Al 91’ però ha la palla che vale il titolo: Galvan si presenta sul dischetto, ma Franco Armani, portiere del River, respinge la conclusione e mantiene il risultato in parità, di fatto consegnando il titolo agli acerrimi rivali del Boca. È un epilogo inatteso e sorprendente: il River, all’ultima di Gallardo in panchina, vincerà poi 2-1 in pieno recupero, con la Bombonera già in festa. E tutti pensano a Diego, come se avesse mosso i fili dall’alto.
Da Diego a Leo: Argentina sul tetto del Mondo
Un pensiero ricorrente, che due mesi dopo fa tappa in Medio Oriente. Dove il mondiale organizzato dal Qatar è intriso di polemiche, ma anche di colpi di scena, gol a raffica e ribaltoni inattesi. L’Argentina, all’ultima grande recita di Leo Messi, parte malissimo, steccando con l’Arabia Saudita.
Poi però prende quota ed esce alla distanza: batte per 2-0 sia Messico che Polonia, garantendosi comunque il primato nel girone, e agli ottavi piega di misura (2-1) l’Australia. Le analogie col 1986 cominciano a prendere piede: nei quarti la sfida cruenta contro l’Olanda sorride all’albiceleste ai rigori, la semifinale con la Croazia è pura accademia.
L’ultimo ostacolo è rappresentato dalla Francia: gli argentini scappano sul 2-0 e dominano per 70’, poi vengono ripresi da Mbappé, trascinati ai supplementari dove vanno ancora avanti ma vengono riacciuffati sempre dal talento francese. Ai rigori il Dibu Martinez fa il miracolo: Leo Messi può alzare la coppa, e la dedica per Diego è scontata. Come i paragoni, che li pongono entrambi nell’Olimpo del calcio.
Mediterraneo caliente: Barcellona, le mani sulla Liga
La primavera ha portato nel Golfo di Napoli una brezza leggera e inebriante, di quelle che non si assaporavano da almeno 33 anni. La distanza intercorsa tra l’ultimo scudetto conquistato dagli Azzurri partenopei e quello arrivato grazie alla macchina perfetta orchestrata da Luciano Spalletti.
Una vittoria assaporata lungo tutta un’annata dirompente, tanto che a febbraio il quadro appariva ormai chiaro e limpido come mai lo era stato nella storia calcistica napoletana. Kvara moderno Diego (con i dovuti paragoni) e Osimhen in versione Giordano (o Careca), come in quella fine degli anni ’80 densa di trionfi.
Anche a Barcellona, però, stanno per tornare a sventolare le bandiere blaugrana dopo anni difficili: l’addio di Messi nel 2021 era parso l’inizio di una discesa senza freni, e invece l’avvento in panchina di Xavi ha ridato un’identità chiara al Barça, che – dopo la vittoria di misura sull’Osasuna – battendo il prossimo 14 maggio l’Espanyol nel derby cittadino conquisterebbe il 27esimo titolo nazionale (potrebbe festeggiare già il giorno prima, se il Real Madrid dovesse perdere in casa contro il Getafe) con 4 turni d’anticipo.
Argentinos Juniors e Siviglia: sogni di gloria
A voler essere pignoli, ci sono altre due squadre che in un modo o nell’altro possono comunque dire di aver fatto il loro o di avere ancora la chance per conquistare un trofeo. L’Argentinos Juniors, la squadra dove Diego ha mosso i primi passi, ha conquistato l’accesso alla Copa Libertadores e dopo le prime tre giornate della fase a gironi è in vetta al proprio girone, peraltro ancora imbattuto. Il Newell’s Old Boys s’è qualificato invece per la Copa Sudamericana, e dopo tre giornate veleggia a punteggio pieno nel proprio raggruppamenti.
Infine il Siviglia, al netto di qualche sofferenza di troppo nella Liga, è nuovamente in semifinale in Europa League, che rappresenta una sorta di giardino di casa (ne ha vinte 6 negli ultimi 18 anni): sfiderà la Juventus, puntando a conquistare l’ennesima finale. Insomma, sembra che Diego c’abbia messo più di una mano da lassù, senza voler lasciare indietro nessuno.