Sebino Nela, ex calciatore della Roma e commentatore tecnico Mediaset ha raccontato ai microfoni del Corriere dello Sport la sua drammatica lotta contro il tumore in un’intervista scioccante.
Il racconto è crudo, e Nela non ha risparmiato i dettagli sulla sua condizione attuale: “Ho il retto addominale aperto, le viscere spingono, mi esce sempre questo bozzo non bellissimo da vedere. Devo fare pulizia di un po’ di schifezza e mettere una rete di protezione. Dopo di che, continuerò i miei controlli ogni sei mesi. Due anni e mezzo di chemio non sono uno scherzo. Ti guarisce una cosa e te ne peggiora un’altra. Ho avuto degli attacchi ischemici. Ma la pressione è a posto, prendo tre pasticche al giorno e faccio la mia vita normalissima”.
“Ho visto la morte in faccia – ha confessato Nela -. Ho metabolizzato questa cosa. Non so quante volte mi sono ritrovato di notte a piangere nel letto. Ci ho pensato un miliardo di volte. E sai che ti dico, se domani dovesse succedere, ‘sti cazzi… Ti parte un film di tutto quello che hai fatto, il bene e il male. Alla fine, sono soddisfatto della persona che sono. Non ho rimpianti, posso morire anche domani”.
Nela ha ricordato l’ex compagno di squadra Agostino Di Bartolomei: “Perché si uccise? Era malato dentro, nell’anima. Ci ho pensato anch’io, spesso, negli anni duri della malattia, ma non ho mai trovato il coraggio…”.
Sulla crisi della Roma attuale: “Squadra di scarsa personalità o di scarso talento? La maglia della Roma pesa non so quanti chili. Roma è la squadra del popolo e il tifoso non è stupido. Non chiede lo scudetto, ma sa riconoscere chi dà tutto per la causa. Hanno amato giocatori come Piacentini e Oddi. Due piedi quadrati, ma ci mettevano il cuore”.
“Zaniolo? Non so cosa sente nella testa. Lui piace a tutti di suo, la corsa facile, la fisicità, i capelli. Dico solo, portatelo un giorno a Trastevere, dentro una macelleria di Testaccio, fategli respirare le viscere di Roma. Il giocatore che più ha incarnato le viscere di Roma? Daniele De Rossi. Una volta lo vidi piangere in tivù, mi colpì e gli mandai un messaggio”.
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