É un fiume in piena Lorenzo Casini, numero uno della Lega Serie A, che ha mal digerito la decisione del Governo Meloni di abolire il famigerato Decreto crescita, che dal 2019 consentiva ai club italiani di risparmiare sulla tassazione degli stipendi dei calciatori che arrivavano dall’estero. Il Presidente della Lega Calcio, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha parlato delle problematiche del football nostrano e di quello che potrebbe accadere nell’immediato futuro, tra possibile crisi e innovazioni.
- L’abolizione del Decreto Crescita e l’accusa al Governo
- Casini sposa la tesi Buffon
- La sentenza Superlega e la posizione della Serie A
L’abolizione del Decreto Crescita e l’accusa al Governo
Non le manda a dire il Presidente Lorenzo Casini, alla guida della Lega Serie A in un momento molto delicato per lo sviluppo del calcio italiano, indietro anni luce rispetto alla Premier League e alle prese con una fase di regressione, sotto il profilo della qualità dei singoli calciatori e della possibilità di investire capitali sui talenti più importanti del panorama calcistico europeo. Senza il Decreto crescita, d’ora in poi, sarà tutto ancora più complicato.
L’abolizione del Decreto crescita una misura populista, diminuiranno gli stranieri forti.
Una dura presa di posizione, unita alla paura che si abbassi ulteriormente il livello della Serie A del futuro: “Si riduce la competitività delle squadre sul mercato e soprattutto si produce il paradosso per cui il beneficio impatriati varrà per i redditi fino a 600 mila euro, con effetti opposti a quelli voluti con le modifiche di un anno fa, quando si stabilì che il bonus era applicabile solo per stipendi sopra il milione e per giocatori di almeno 20 anni”.
Non é piaciuta, per usare un eufemismo, la scelta del Governo: “La soppressione è stata una scelta incomprensibile e temo demagogica – ha ribadito Casini -. moratoria di qualche anno era la via più logica e di maggior aiuto per vivai e giovani italiani, che all’improvviso avranno minori risorse e maggior concorrenza”.
Casini sposa la tesi Buffon
In settimana, il neo capo delegazione della nazionale italiana, Gianluigi Buffon, ha parlato della possibilità di apportare delle modifiche al regolamento del calcio moderno. Modifiche che possano aumentare lo spettacolo e, probabilmente, il numero dei gol, seguendo l’evoluzione fisica di coloro che praticano questo sport. L’altezza media dei portieri, ad esempio, é cresciuta notevolmente e questo potrebbe portare in futuro ad allargare addirittura le porte.
Sul taccuino di Casini, però, il tema stadi rappresenta una priorità: “Incrementare le risorse, potenziare le infrastrutture, aumentare il peso della cultura, aprire alle innovazioni del gioco. Questo é ciò che bisogna fare. È incredibile che l’Italia sia così indietro sugli impianti sportivi. É anche tempo di proporre innovazioni al gioco, mi è piaciuto lo spunto di Buffon sulle dimensioni delle porte. Dobbiamo sperimentare”.
La sentenza Superlega e la posizione della Serie A
La sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla Superlega ha rotto inevitabilmente alcuni equilibri. Rischia, da una parte, di destabilizzare UEFA e FIFA, che si apprestano a vivere la nuova Champions League e il rinnovato Mondiale per Club; dall’altra, potrebbe addirittura mettere le Leghe nazionali contro alcuni club, scatenando un pericoloso effetto domino.
Non la pensa così Lorenzo Casini, che segue la strada tracciata da Gabriele Gravina e difende l’importanza e l’appeal degli stessi campionati nazionali: “La Corte non ha censurato il monopolio in sé della UEFA, ma i possibili abusi di posizione dominante. Non condanna il sistema piramidale del calcio, ma indica correttivi. La nostra posizione? Difendiamo la centralità dei campionati nazionali. Questa vicenda può essere un’opportunità per tutti, anche per Uefa e Fifa, per migliorare il funzionamento delle istituzioni sportive. E può essere un’occasione per riconoscere alle leghe un maggior peso a tutela di tutti i club”.