La vicenda doping riguardante Jannik Sinner conclusasi con l’accordo con la WADA per una sospensione di tre mesi continua a far discutere. L’ultimo a essersi espresso a riguardo è stato Filippo Magnini, che in occasione di un’intervista concessa al podcast MVP (Most Valuable Podcast) ha ricordato la sua non positiva esperienza con la giustizia sportiva per un accusa di doping, affermando – con un po’ di invidia non celata – che il n°1 ATP abbia ricevuto un trattamento di favore.
- Magnini: “Sinner ha ricevuto un trattamento di favore”
- Magnini ammette l’invidia nei confronti di Jannik
- Sinner non ha ricevuto un trattamento di favore, ma un problema esiste
Magnini: “Sinner ha ricevuto un trattamento di favore”
L’accordo tra WADA e Jannik Sinner che ha chiuso la vicenda doping scoppiata l’anno scorso ha fatto storcere il naso a molti. Non tanto per le responsabilità del n°1, quanto più per la gestione del caso da parte della giustizia sportiva, che secondo molti avrebbe riservato all’altoatesino un trattamento di favore.
Della stessa idea è anche Filippo Magnini, che dopo aver tessuto le lodi di Jannik al podcast MVP ha puntato il dito sulla rapidità della sentenza in favore di Sinner, ricordando come nel suo caso furono necessari ben più anni: “Ha probabilmente avuto un po’ un trattamento particolare ed è inutile negarlo. Ha avuto la positività martedì e mercoledì ha avuto la sentenza. Io ho aspettato 8 anni, ho iniziato il processo nel 2017 e ho vinto il 27 febbraio 2020, quattro anni dopo, e a oggi sto ancora aspettando il risarcimento danni. Non voglio entrare nel tecnicismo, positivo una volta, due volte…sicuramente ha avuto un trattamento un po’ di favore”.
Magnini ammette l’invidia nei confronti di Jannik
Magnini ha però ammesso che nelle sue affermazioni c’è un po’ d’invidia, anche per il trattamento nei confronti di Sinner da parte dei media, ben diverso da quello a lui riservato ai tempi dell’accusa di tentato doping da cui poi venne assolto: “Forse lo dico con un po’ d’invidia perché lo avrei voluto anche io. Perché io durante i tre anni in cui si svolto il processo sono stato trattato come un appestato, non potevo entrare nelle piscine affiliate alla federazione, nonostante non fossi colpevole e non ci fosse stata ancora la sentenza. Sinner è stato protetto, giustamente, anche dalla stampa, mentre a me hanno massacrato”.
Sinner non ha ricevuto un trattamento di favore, ma un problema esiste
Come spiegato anche dalla stessa WADA, dall’ITIA e da tutti coloro che hanno letto le carte e si sono informati a dovere sulla questione, Sinner non ha ricevuto alcun trattamento di favore, ma ha semplicemente sfruttato tutte le regole, i tempi e i cavilli della giustizia sportivi, facilitato certamente da un potere economico che gli ha permesso di poter fare affidamento sui migliori avvocati – questo sì un privilegio che pochi altri sportivi possono permettersi, ma certamente non una colpa da imputare a Jannik -, per ottenere una sentenza prima dall’ITIA e poi un accordo dalla WADA certamente non troppo sfavorevoli nei suoi confronti.
L’accusa di Magnini, come quelle di tanti altri sportivi, punta il dito più che sul caso Sinner, sulla giustizia sportiva e l’operato delle agenzie antidoping, che spesso hanno finito col mettere in croce atleti innocenti – come nel caso di Filippo – o con responsabilità e colpe minori, finendo in alcuni casi col mettere la parola fine alla loro carriera, come capitato per esempio ad Alex Schwazer.