Un po’ fata, un po’ farfalla, ma sempre «Formica atomica». Sofia Raffaeli, che ha conquistato uno storico bronzo alle Olimpiadi di Parigi nell’individuale all around di ginnastica ritmica, la prima medaglia nella storia italiana di questa disciplina, oltre alla grande eleganza richiesta dalla ritmica, è riuscita a distinguersi proprio per la grande forza esplosiva nei salti che compie, insieme alla rapidità di movimenti. Smaltita la delusione dopo aver sognato l’oro e dopo essersi goduta l’accoglienza da star che le ha riservato la sua Fabriano (assieme a Milena Baldassarri, arrivata ottava), si confessa a La Stampa.
Il piacere del riposo dopo tanto lavoro
Fare le ginnaste è dura, si lavora tanto, tantissimo ogni giorno e la sua giornata tipo non conosce pause: «Otto ore di palestra e due di studio serale. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritta a psicologia. A distanza. Credo nell’importanza della mente, non solo nello sport. Sa che cosa è il piacere ora? Dormire e ancora dormire».
Ha vent’anni la Raffaeli ma si sente tanto lontana dalle sue coetanee: «No, da loro mi divide il tempo libero. Che loro hanno e io no. O comunque molto meno di loro. O ti innamori della ritmica oppure non la fai. E io mi sono subito innamorata». La ritmica: divida testa e corpo, che cosa conta di più? «Ai Giochi la testa. Siamo arrivate tutte molto preparate, livello altissimo. A quel punto la differenza la fa la tenacia, la forza di volontà di raggiungere un traguardo. Appunto, la testa».
Quarto è bello o no? La Raffaeli si schiera con la Pilato
Benedetta Pilato ha detto di essere contenta per il quarto posto ed è scoppiato un putiferio. Lei, come altre azzurre, subito non ha preso benissimo il bronzo: «Chiaro che volessi di più, ma ho sbagliato ed è stato giusto così. Il pubblico non conosce i nostri sforzi. Pilato sa quanti ne ha fatti per arrivare quarta, ha ragione. E chissà che le sue parole non portino a un salto di maturità da parte di chi guarda».
Con il suo corpo la Raffaeli ha un rapporto sereno: «Mi piace prendere atto delle trasformazioni. All’inizio di una stagione è giusto che ci siano delle imperfezioni, è un bene non essere sempre in forma. Per questo posso mangiare una pizza, perché so come gestire il mio corpo».
Ultima riflessione sulla sentenza di ammonizione per Emanuela Maccarani, ex direttrice tecnica delle Farfalle: «Non sto né da una parte né dall’altra, ma mi spiace molto per le ragazze che hanno sofferto veramente. Non a caso dico veramente. Mai vissuto esperienze simili. A me la fatica piace, è il mio divertimento. Non vedo l’ora di tornare in palestra a Fabriano per inventare nuove cose».