La Champions League come nuova casa e la Serie A come una sorta di caienna nella quale non arrivano i risultati e non si vede neppure il gioco. Il mondo della Juventus sembra essersi ribaltato rispetto alla tradizione, almeno stando a quanto hanno detto i primi due mesi di stagione.
Dalla Serie A alla Champions League: la metamorfosi della Juventus
La metamorfosi che la squadra ha evidenziato in tre giorni dalla partita contro il Verona a quella contro lo Zenit è del resto evidente. Tanto distratti in difesa, imprecisi nella costruzione del gioco e unconcluded in avanti erano parsi i giocatori di Max Allegri contro i veneti, quanto la prestazione contro i russi è stata invece all’insegna di decisione, concretezza, coraggio e anche personalità, nel non farsi sopraffare dagli eventi della partita, leggi la sfortunata autorete di Leonardo Bonucci che aveva provvisoriamente regalato allo Zenit il gol dell’1-1 dopo il vantaggio firmato da Paulo Dybala, futuro mvp del match con due gol e un assist.
Certo, il livello del girone di Champions non era dei più elevati, dal materasso Malmoe ad uno Zenit che non è andato oltre una debole resistenza in casa come all’Allianz Stadium, aspetto che certifica la crescita della Serie A, dove formazioni come Empoli, Sassuolo e Verona, tutte vittoriose contro la Juventus, hanno evidenziato un’organizzazione tattica ed un’intraprendenza superiori a quelle palesate dallo Zenit, ma non va dimenticato che la Juventus è riuscita a stendere anche i campioni in carica del Chelsea, seppur al termine di una gara di sofferenza e prettamente difensiva, nella quale tuttavia i londinesi non sono quasi mai riusciti a rendersi pericolosi.
Juventus, Max Allegri ha trovato la formula giusta
Resta il fatto che i numeri della Juventus tra campionato e Coppa sono agli antipodi: quattro sconfitte in dieci partite di campionato con appena 15 gol realizzati, quattro vittorie su quattro in Champions con move reti all’attivo.
Così, se la prima conseguenza benefica della goleada allo Zenit è stata la decisione di Allegri di interrompere il ritiro punitivo varato dopo la sconfitta di Verona in vista della preparazione della delicata partita di campionato contro la Fiorentina, allo stato attuale vero e proprio scontro diretto per la corsa al quarto posto, la forza dei numeri fa di Allegri un allenatore sempre più europeo. Il tecnico livornese, che sulla panchina della Juventus ha conquistato due finali di Champions, nel 2015 e nel 2017, perdendole contro Barcellona e Real Madrid, ha infatti eguagliato due miti come Marcello Lippi e Fabio Capello, gli unici che erano stati in grado di vincere le prime quattro partite della fase a gironi, rispettivamente nel 1995-’96 e nel 2004-’05.
Due edizioni di Coppa che si chiusero in modo molto diverso, la prima con il trionfo ai rigori sull’Ajax nella finale di Roma, la seconda con l’eliminazione già agli ottavi ad opera del Liverpool poi campione ai danni del Milan.
I tifosi quindi già sognano andando indietro nel tempo e pensando al tridente delle meraviglie Del Piero-Vialli-Ravanelli, quello della vittoria di 25 anni fa.
Dal punto di vista tattico Allegri sembra, tuttavia, aver scelto una strada differente, sposando il 4-4-2 fin dall’inizio della stagione e in particolare dopo la partenza di Cristiano Ronaldo. Si tratta però di un assetto elastico, con tre giocatori dalle spiccate caratteristiche offensive: oltre agli attaccanti Dybala e Morata c’è infatti Federico Chiesa, tornato performante nel proprio ruolo naturale di esterno destro.
Juventus, il nuovo 4-4-2 e gli esclusi eccellenti
Per quanto riguarda il resto della squadra, dopo aver sempre cambiato formazione nelle partite ufficiali di questa stagione, Allegri sembra aver trovato la quadra schierando Bernardeschi opposto a Chiesa, per dare equilibrio anche in fase di non possesso, McKennie al fianco di Locatelli a centrocampo, e Danilo terzino destro.
Gli esclusi eccellenti di questa formazione non mancherebbero, da Arthur a Adrien Rabiot fino a Rodrigo Bentancur e soprattutto Juan Cuadrado. Scelte definitive? Presto per dirlo, nel calcio moderno, si sa, si gioca in 14/15, anche se per trovare la continuità necessaria è fondamentale individuare una formazione di partenza. Dopo due mesi di prove, Allegri sembra avercela fatta.