Scrivi derby e dici Sinner. Che non lascia scampo a Lorenzo Sonego, facendo sua l’undicesima sfida sulle 11 disputate contro un connazionale. Pronostico rispettato a Vienna, anche se forse qualcuno si sarebbe aspettato un po’ più di bagarre, specie nel primo set. Quando le cose per Jannik sono filate via lisce senza pensieri, con una differenza di qualità, di potenza e di efficacia dei colpi piuttosto evidente. Nel secondo invece Sonny s’è svegliato e ha messo seriamente paura al rosso di San Candido, che pure è uscito alla distanza confezionando il break decisivo nel settimo game, e poi semplicemente aspettando di andare a servire per il match.
Un Sinner apparso decisamente più tonico e presente rispetto a quello che il giorno precedente era riuscito a piegare Shelton, che alla lunga ha pagato lo sforzo compiuto per mettere le mani sul primo trofeo ATP in carriera in quel di Tokyo (con annessa trasferta intercontinentale per tornare in Europa a tempo di record). Stavolta invece nessun alibi: Sinner s’è dimostrato semplicemente superiore rispetto a Sonego, che al di là di qualche passaggio a vuoto nel primo set poco ha potuto contro lo strapotere del numero 4 del mondo.
Sinner, superiorità evidente
Sinner ha confermato la striscia sempre e solo vincente contro i tennisti italiani, con Sonego che suo malgrado è divenuto la sua vittima preferita (4 ko su altrettante gare disputate). Un match, quello degli ottavi di finale di Vienna, aperto da un game vinto a zero dal torinese, unico lampo di un primo set nel quale Sinner s’è mostrato superiore in tutto e per tutto. Tanto che con una sequenza di 8 punti a 1 ha preso subito il comando delle operazioni, ottenendo il primo gioco sul servizio del rivale e poi costringendo Lorenzo a giocare praticamente sempre in difesa, con due palle break annullate nel quinto gioco (clamoroso il rovescio lungo linea col quale Sonny s’è salvato, riuscendo a tenere la battuta dopo un game piuttosto complicato).
La capacità di rispondere in modo profondo e potente ha finito però per far saltare qualsiasi automatismo nella strategia difensiva di Sonego, che dopo aver perso la battuta nel settimo gioco ha cambiato atteggiamento, mostrandosi più aggressivo e provando ad alzare a sua volta il ritmo degli scambi. La palla break conquistata sul 40 pari ha illuso il piemontese di poter rimettere in piedi un set ormai segnato, tanto da obbligare Sinner a salvarsi con un servizio potente seguito da un dritto irresistibile. Partita vera, insomma, anche se con un padrone ben preciso.
Manuale di serve&volley
Copione che ha permesso ai tanti telespettatori collegati dall’Italia (ormai ogni sfida di Sinner è come un rito collettivo, ma questa aveva forse un valore ancor più speciale) di godere di uno spettacolo di ottima fattura nel secondo set. Dove Sonego è salito prepotentemente al servizio (un paio nel solo primo gioco: alla fine saranno 6 quelli di serata, solo uno per Sinner), trovando il modo per costringere il numero 4 del mondo a tenere le antenne dritte. Tanto che i game più combattuti sono diventati quelli nei quali a servire è andato l’allievo di Vagnozzi e Cahill, che il più delle volte se l’è cavata con serve&volley chirurgici, oltre che con percentuali di riuscita della prima davvero lodevoli (quasi mai Jannik è dovuto ricorrere alla seconda per entrare nello scambio).
La svolta arriva nel settimo game, giocato ad altissimo ritmo da ambo le parti, con Sinner che prima trova un incrocio delle righe sul quale Sonego si supera in risposta, venendo ripagato con la stessa moneta nel punto successivo. Alla fine è un back di rovescio sulla seconda palla break del gioco (la prima l’aveva salvata con una gran prima) a costare caro al torinese, che con due errori non forzati si scava la fossa. Perché a quel punto Sinner capisce che è bene rallentare, prendendosi tutto il tempo necessario per servire e limitando al minimo i rischi. Pilota automatico e 6-4 finale, buono per tenersi in splendida media nei derby e per mettere nel mirino uno tra Monfils e Tiafoe, avversario venerdì nel quarto di finale.
Le sensazioni post-partita
Sensazioni post partita? La condizione è quella giusta, e il palcoscenico è di quelli che piacciono tanto al rosso di San Candido. Che potrebbe incontrare sul suo cammino Zverev o Rublev in semifinale (quest’ultimo ha piegato in due set Arnaldi, che al solito non ha sfigurato) e poi in finale Medvedev. Giusto per continuare a testarsi ad altissimo livello, come impone il ranking e come da ormai consolidata e buona abitudine.