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Tennis Australian Open, Sinner e Djokovic è la nuova classica del tennis: solo Jannik può riscrivere la storia

La vittoria su Rublev ha ribadito quanto Sinner sia pronto per sfidare il numero uno al mondo sul proprio terreno preferito di caccia. Contro Djokovic sarà la quarta sfida nell'arco di due mesi

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Più forte di tutto, dei rivali ma anche della paura. Quella di rischiare di perdere l’appuntamento col destino, perché Jannik Sinner pare davvero lanciato alla conquista di qualcosa che solo i grandi giocatori sanno di poter inseguire. L’unico tennista dei 128 nel tabellone principale degli Australian Open (senza allargare la forbice a coloro che hanno preso parte alle qualificazioni) a non aver lasciato per strada neppure un set. E se è vero che il passato non conta, quando venerdì affronterà per la quarta volta nel giro di due mesi Novak Djokovic di questo dato bisognerà pur tenerne conto.

Il nuovo classico: Sinner contro Djokovic è l’essenza del tennis

Sinner e Djokovic sta diventando il classico del tennis moderno. Una sfida che tra poco meno di 72 ore (si giocherà presumibilmente quando in Italia saranno le 8 del mattino, ipotizzando che gli organizzato la programmeranno come prima semifinale) terrà incollati a tv, smartphone e tablet milioni di italiani, pronti a sostenere a migliaia di chilometri di distanza l’uomo che punta a riscrivere la storia del tennis nostrano.

Sinner contro Rublev ha superato una prova mica da ridere: ha saputo superare il fastidio addominale che a un certo punto ha fatto tremare il mondo intero, ha saputo soprattutto rialzarsi quando l’avversario è scappato sul 5-1 nel tiebreak del secondo set, quando sarebbe bastato un soffio di vento per ritrovarsi a dover ricostruire tutto daccapo. Invece il vento, inteso come quello che entrava da una precisa parte di campo (come ha spiegato nell’intervista a Jim Courier subito dopo il match), Jannik l’ha sfruttato per risalire la corrente: 6 punti di fila quando la pallina pesava di più, e tanti saluti a tutti.

La variabile caldo: Nole con Fritz l’ha subito parecchio

Chissà se a Djokovic sarà andato di traverso qualche popcorn mentre si gustava la sfida sul divano (l’ha detto a Nick Kyrgios alla fine del suo incontro, sempre nell’intervista di fine partita). Il serbo ha una voglia matta di vendicare la sconfitta subita in Davis Cup, che ha lasciato una ferita profonda nel suo animo, pensando anche a quanto tenga alle competizioni in cui veste la maglia della nazionale.

Per quanto visto, stavolta non può realmente pensare di partire favorito: sempre azzardato scommettere contro Nole, ma se c’è un giocatore che può rendergli la vita dura, anzi durissima, quello non può che essere Sinner. Contro Fritz il serbo ha faticato soprattutto nella parte iniziale: ha vinto il tiebreak riuscendo a evitare una faticaccia extra, pensando anche a come ha ceduto nel secondo set. Da lì in poi però l’americano ha diminuito i colpi e Djokovic, con esperienza e sagacia, ha fatto sua la contesa.

La versione dominante vista contro Mannarino, al quale ha lasciato soli tre game, è rimasta chiusa in un cassetto. E quell’insofferenza al caldo di Melbourne non è un dato da tenere sottotraccia: se contro Sinner la partita andrà in scena a metà pomeriggio, le alte temperature e l’umidità potrebbero rivelarsi alla stregua di un fattore chiave. E il fatto di avere 14 anni in meno sulla carta d’identità potrebbe correre in aiuto all’altoatesino, che il caldo ha sempre dimostrato di non subirlo.

La storia dice Djokovic. Ma solo Sinner la può riscrivere

Djokovic a Melbourne ha una striscia aperta di 33 vittorie. Di più: ognuna delle 10 volte nelle quali è avanzato fino alle semifinali, poi ha conquistato la vittoria finale. Insomma, il serbo pare destinato a completare l’ennesimo trionfo, ma stavolta Sinner promette di mandargli di traverso il soggiorno in terra australiana.

Servirà però una versione un po’ più continua e soprattutto ficcante al servizio rispetto a quella vista contro Rublev: le 8 palle break concesse, seppur tutte annullate, hanno mostrato che anche Jannik può patire la fatica e la pressione del momento, specie quando la prima entra con difficoltà (ha servito con il 65%, riuscendo a vincere il 71% dei punti con la prima e il 58% con la seconda). Con simili percentuali, dura riuscire a spuntarla contro Djokovic, seppure in una versione non propriamente grandi firme.

Quello che però potrebbe far pendere l’ago della bilancia dalla parte di Sinner è la sua resilienza, cioè la capacità di non abbandonare mai lo scambio: Rublev ha vinto per lo più quelli corti, perché una volta che il rally è andato in doppia cifra puntualmente è stato l’altoatesino a dire l’ultima parola. Lottatore indomito, perfetto poker face: un uomo in missione, atteso ora alla prova più impervia. Dopotutto, anche quella più desiderata.

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