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Tennis: Sinner sta riscrivendo la storia, gli resta solo il tabù Djokovic e Panatta gli fa una richiesta

Sinner conquista la vittoria a Vienna ma già punta il mirino su Parigi-Bercy: il tennista italiano adesso vuole anche una vittoria contro Djokovic. Panatta lo incorona e gli fa una richiesta

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Per festeggiare s’è concesso una sacher, che a Vienna è come chiedere di mangiare una pizza a Napoli. Se l’è meritata Jannik Sinner, ed è stato il primo a riconoscerlo. Perché dopo l’ennesima battaglia vinta contro Daniil Medvedev era impossibile non celebrare almeno per un istante una vittoria che profuma davvero di svolta. La seconda in meno di un mese contro quel rivale che nei precedenti sei incontri gli aveva lasciato le briciole, annichilendolo con i suoi scambi da fondo campo e forzando sempre le giocate facendo leva sulla sua straordinaria resilienza a livello fisico.

Sinner, la svolta anche a livello fisico

Un rischio che stavolta Jannik ha deciso di correre, anziché fare come fatto a Pechino qualche settimana prima, quando la vittoria in due set fu figlia anche e soprattutto della capacità di evitare di prolungare troppo lo scambio (ieri ne ha vinti 36 su 59 nei quali si è andati oltre i 9 colpi: forse è questo il dato che stupisce più di ogni altro numero. Lo ha fatto dicendo di non avere scelta, perché Medvedev la finale di Pechino se la ricordava bene, ma ciò nonostante non è riuscito a prendersi la posta in palio così come la logica avrebbe voluto fargli credere. Perché Sinner adesso comincia ad andare oltre i propri limiti, avendo alzato decisamente l’asticella rispetto ai mesi precedenti.

L’autunno magico di Jannik

Va detto, solo per onor di cronaca, che un mese e mezzo fa l’Italia del tennis inondava il web di messaggi critici nei confronti del rosso di San Candido, accusato di aver snobbato la chiamata del capitano Volandri per gli impegni di Davis Cup e di voler pensare egoisticamente solo a se stesso. Poco meno di 50 giorni più tardi, però, l’universo s’è capovolto, e adesso tutti sono di nuovo ben felici di salire sul carro. Quanto è lontana la battuta d’arresto (dolorosa) patita contro Zverev negli ottavi degli US Open, forse il torneo al quale Jannik teneva di più, convinto che in un modo o nell’altro quello sarebbe potuto essere il suo momento per avanzare ed ergersi al rango dei top 5.

Invece c’è voluto l’autunno per spalancargli le porte di una nuova dimensione, tanto che adesso che mancano due soli appuntamenti prima di concludere una stagione comunque strepitosa (si spera non irripetibile, perché ci sarebbe spazio per fare ancora meglio…) è evidente come i numeri delle ultime settimane indichino Sinner come un logico favorito per la vittoria finale sia a Parigi-Bercy, sia (soprattutto) alle Nitto ATP Finals di Torino, con la prospettiva di provare poi a trascinare l’Italia verso la conquista della Davis Cup a Malaga, 47 anni dopo la vittoria del 1976 di Santiago del Cile.

Lì dove c’era un leader riconosciuto del calibro di Adriano Panatta, salito al picco massimo della sua carriera, che da ieri non è più il tennista italiano che ha vinto il maggior numero di tornei ATP. O meglio, lo è ancora, ma in tandem con Sinner. Che prima o poi (più prima che poi) pare destinato a relegarlo al secondo posto, e sarebbe davvero bello se ciò potesse accadere in quest’ultima finestra di 2023. E proprio da Panatta sono arrivati i complimenti a Sinner ma anche una richiesta: “Spero che il prossimo torneo lo vinca già domani, così mi supera e non mi chiamate più – ha detto alla Domenica Sportiva – E’ fortissimo, vincerà tanto ma lasciatemi campà”.

Sinner, l’ennesimo trionfo: rivivi la finale di Vienna

La “trappola” parigina

Parigi-Bercy, come detto, è la prossima tappa. Attenzione alla cabala: le ultime due volte che Sinner ha vinto un torneo, in quello successivo ha steccato al debutto. È successo a Cincinnati, dove arrivava appena dopo il trionfo di Toronto (battuto da Lajovic), ed è successo anche a Shanghai, dove è sceso in campo pochi giorni dopo il trionfo di Pechino, rimbalzato da Shelton. Al quale poi ha ricambiato il favore a Vienna, con lo statunitense guarda a caso costretto a una maratona forzata dopo il ritorno in fretta e furia dall’Asia. Insomma, il rischio di pagare dazio alla stanchezza e a un po’ di appagamento a livello mentale è reale, anche perché i rivali battuti a Vienna, come già successo a Pechino, non sono stati proprio di primo pelo.

Jannik ha spiegato di voler riposare e recuperare energie per arrivare tirato a lucido a mercoledì, quando è previsto il suo debutto nel torneo. Torneo nel quale ci sarà anche Djokovic, sorteggiato dalla stessa parte di tabellone e accreditato di un possibile incrocio nei quarti di finale. Non è un dettaglio di poco: Sinner nell’ultimo mese ha battuto praticamente tutti i top 5 al mondo, da Alcaraz a Medvedev (due volte) fino a Rublev.

Gli resterebbero da “matare” soltanto Nole, col quale è sotto 3-0 nei precedenti, spalmati uno per anno: a Monte Carlo nel 2021, a Wimbledon nel 2022 (il famoso quarto di finale perso al quinto set dopo essere stato avanti 2-o) e di nuovo a Wimbledon, stavolta in semifinale, lo scorso luglio. Per alzare definitivamente l’asticella e convincere anche i più scettici che qualcosa di unico e irripetibile si sta materializzando ai loro occhi, beh, una vittoria contro il serbo ci starebbe da Dio.

Ma non cambierebbe nulla sul giudizio di un’annata comunque già oggi straordinaria, con 56 vittorie ottenute (superate le 54 di Barazzutti del 1978), 4 tornei vinti (eguagliato il suo stesso record del 2021, ma i titoli del 2023 pesano di più…) e l’ascesa fino alla numero 4 del ranking, come Panatta nel 1976. Piccolo particolare: a Parigi-Bercy Sinner non ha punti da difendere, e l’occasione è ghiotta per avvicinare la numero 3, occupata da Medvedev, distante oggi 1.790 punti.

La classifica aggiornata dell’ATP

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