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Tennis, Sinner sulla copertina di Vanity Fair: il rapporto con Berrettini, la difesa della famiglia e il no a Sanremo

Jannik Sinner si racconta in una lunga intervista a Vanity Fair che gli concede l’onore della copertina: la ricerca di privacy, i festeggiamenti dopo gli Australian Open e il rapporto con la famiglia

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Jannik Sinner ha ormai valicato i confini del mondo dello sport. Era chiaro quando intorno alla sua partecipazione o non partecipazione a Sanremo si era scatenato un vero e proprio caso nazionale ed è ancora più chiaro oggi con Vanity Fair che ha annunciato di avergli dedicato la copertina del numero che sarà in edicola mercoledì e che contiene una lunga intervista al tennista che ieri ha vinto a Rotterdam diventando il numero 3 al mondo.

Sinner e la ricerca di privacy

L’Italia ha avuto nella sua storia tantissimi grandi campioni e tanti di questi erano anche grande personaggi “fuori dal campo”, basti pensare a Valentino Rossi o Alberto Tomba o ancora alla Divina Federica Pellegrini. Jannik Sinner si presenta come un’anomalia in questo contesto, anti-divo che ora finisce anche sulla copertina di una rivista patinata. Anche se le interviste continuano a risultargli un po’ indigeste: “Mi piace parlare di tennis dello sport in generale. Ma la vita privata voglio mantenerla tale. Voglio proteggere le persone che mi sono più vicine, tenendole fuori da tutto ciò. Lo vivo come un piccolo compito da svolgere, quasi un dovere”.

E sulle interviste rivela: “Quando ne fati tante, ti fanno sempre le stesse domande e ti tocca dare sempre le stesse risposte. Sto sempre attento a quel che dico, o almeno ci prova. Rispondere in modo non del tutto giusto o vero sarebbe come buttarmi nel fuoco. Le risposte sono quelle perché sono onesto, mi piace andare dritto al punto”.

I momenti di difficoltà

Jannik si prepara in maniera quasi ossessiva e lo fa non solo per gestire il “bersaglio sulla schiena” che ora gli mettono i suoi avversari: “Posso gestire meglio i momenti di difficoltà, c’è ancora tanto che posso imparare dai miei errori. Ora sto giocando bene ma arriveranno momenti più difficili, è importante lavorare adesso per affrontarli preparati”. Una preparazione che nasce dal suo team e della persone di cui Sinner si è circondato: “Credo di aver trovato le persone giuste al momento giusto, che mi hanno indicato la strada. I hanno aiutato a crescere e conoscere meglio me stesso”.

I festeggiamenti per l’Australian Open

Più che dei festeggiamenti per gli Australian Open si dovrebbe parlare di non festeggiamenti visto che Sinner non si è concesso neanche un bicchiere di champagne e dopo due giorni è subito tornato in palestra: “In questo momento sono molto attento al mio corpo. Dopo la finale di Melbourne sono volato in Italia il giorno dopo e la mattina seguente ero in palestra. Non ho festeggiato in modo esagerato, non ho bevuto perché non fa bene al corpo. Siamo andati a mangiare qualcosa e poi sono tornato in hotel”.

Alla finale Sinner ci ha ripensato solo per capire cosa non aveva funzionato nei primi due set contro Medvedev: “La sensazione era molto bella ma non ho fatto grandi pensieri. Ho guardo un po’ di film e sono andato a dormire. Ci ho ripensato in volo, a come potrei migliorare ancora. Mi sono chiesto come mai fossi finito due set sotto e perché non avessi reagito prima”.

Fonte: ansa

Sinner bacia il trofeo degli Australian Open

Il rapporto con la famiglia

Non è passato inosservato dopo la vittoria di Melbourne, il ringraziamento di Jannik Sinner alla sua famiglia per la libertà che gli hanno concesso: “Avevo 13 anni e mezzo quando sono andato via di casa e appena sono arrivato a Bordighera mi sono messo a piangere. Li ho chiamati dopo due ore, loro magari pensavano di dovermi venire a riprendere, invece li ho detto di stare tranquilli. Ho avuto la fortuna di andare in una famiglia fantastica, quella di Luca Cvjetkovic, c’erano due figli e anche un cane. Io non l’avevo mai avuto un cane”.

Dopo Melbourne ho videochiamato la mia famiglia e c’era anche nonno Joseph – continua nella sua intervista in cui parla anche del fratello adottivo MarkA due anni e mezzo ho iniziato a sciare perché vedevo lui sulle piste. E’ sempre stato il mio migliore amico, non ci chiamiamo spesso ma siamo legati in maniera incredibile”.

Il no a Sanremo

Inevitabile anche una battuta sulla mancata partecipazione al Festival di Sanremo, e anche in questa occasione Sinner non devia dalla sua linea: “Il 99% delle volte dico no. Ma il motivo è semplice. Mi voglio concentrare sul tennis e cercare di evitare le distrazioni”. Riesce a dribblare invece la domanda quando si parla del miglior tennista italiano tra Pietrangeli e Panatta: “No, no, non iniziamo”.

Il rapporto con Berrettini e il numero 1 nel ranking

Fino a qualche mese fa, l’uomo di copertina del tennis italiano era Matteo Berrettini forte di quella finale a Wimbledon che aveva riacceso la passione per gli italiani. Ora il numero 1 incontrastato del nostro tennis è Jannik: “Lui ha avuto molti infortuni, speriamo che ritorni. Non è giusto dimenticare i suoi successi. Noi italiani siamo un bel gruppo, ci rispettiamo tutti anche se siamo tutti diversi. Io lavoro tantissimo per raggiungere i miei obiettivi e i miei sogni. Il numero 1? Il futuro non si può prevedere. Sicuramente è un sogno e stiamo lavorando per andarci il più vicino possibile”.

Ma anche nella corazza di Sinner, di quello sempre corretto e non si arrabbia mai c’è un punto debole e nel corso dell’intervista lo rivela.

Mi arrabbio solo quando perdo a burraco.

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