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Terremoto Juve, 12 anni di Andrea Agnelli: colpi, trionfi e flop

Andrea Agnelli, nipote dell'Avvocato, verrà ricordato per aver portato la Juve a vincere 9 Scudetti consecutivi e per aver acquistato CR7. La fine è brutta, ma non cancella il passato.

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Nonostante la fine infausta, questi ultimi 12 anni di presidenza di Andrea Agnelli hanno scolpito una storia incredibile in casa Juventus. Il giovane nipote dell’Avvocato, proprio “quell’Avvocato” che rese grande i bianconeri nel mondo.

Andrea prese una Juve devastata, reduce da Calciopoli e da due settimi posti di fila, e l’ha portata, di fatto, a tiranneggiare in Italia per una decade che l’ha vista arrivare due volte in finale di Champions League.

I problemi sono inevitabilmente iniziati con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, ma nonostante questo gli anni ’10 del 2000 possono tranquillamente essere definiti come anni juventini, in quanto nessuno aveva mai vinto così tanto in così poco tempo.

Ora rischia di scatenarsi un marasma in casa Juve, il modo peggiore di salutare uno dei presidenti più vincenti della storia della Serie A.

Dominio in Italia a livello maschile e femminile

Quello che finisce come una tragedia è stato al principio un vero atto di cuore, con un Agnelli che tornò alla presidenza Juve nel momento più duro della storia bianconera. Agnelli si insediò nel maggio 2010, e la prima pietra miliare della rinascita fu senza dubbio lo stadio di proprietà, quell’Allianz Stadium (in origine Juventus Stadium) che fu un fortino incredibile specialmente nel primo anno di Conte, in grado di arginare i limiti tecnici di una rosa che comunque poteva contare su Del Piero, Buffon e uno dei migliori Andrea Pirlo della carriera, per tornare al successo, e permettere a Pinturicchio di congedarsi con onore dopo aver salvato la Vecchia Signora.

Dopo quel primo successo furono ben altri otto gli Scudetti consecutivi, con Conte (tre in totale), poi Allegri e Sarri (cinque in tutto, passando attraverso la rifondazione dall’era Allegri appunto).

In totale si contano nove Scudetti nell’era Agnelli (2011-2012, 2012-2013, 2013-2014, 2014-2015, 2015-2016, 2016-2017, 2017-2018, 2018-2019, 2019-2020) cinque Coppe Italia (2014-2015, 2015-2016, 2016-2017, 2017-2018, 2020-2021) e cinque Supercoppe Italiane (2012-2013, 2013-2014, 2015-2016, 2018-2019, 2020-2021).

Non dimentichiamo però il calcio femminile, con la Juventus Women ancora una volta all’avanguardia e prima in Italia per successi nel recente periodo. Cinque Scudetti di fila dal primo anno della loro concezione, attirano nuova audience e conquistano il palcoscenico dell’Allianz Stadium.

Oltre a questo da rimarcare anche il progetto Juventus Under 23, poi ribattezzato Juventus Next Gen. Da qui sono usciti già alcuni talenti degni di nota (Frabotta il primo con Pirlo in panchina) poi Miretti e Fagioli gli ultimi.

Gioie e delusioni in Champions: è stata una bella favola

Sono ben nove le finali di Champions League perse sulle nove totali disputate, e due di queste sono state nel corso dell’era Agnelli. Non considerando la semifinale di Europa League persa da Conte col Benfica (quando la finale sarebbe stata proprio allo Stadium), nel 2014/2015 Allegri arriva in finale contro il Barcellona grazie all’eredità lasciata da Conte, ossia una difesa imbattibile (la famosa BBC con Bonucci-Barzagli-Chiellini creata dal salentino), un centrocampo con Pirlo-Vidal-Marchisio-Pogba e un fenomeno davanti, ovvero Tevez, supportato da un rampante Alvaro Morata.

In quell’occasione fu una lezione di calcio contro uno degli attacchi più forti della storia, ovvero la MSN (Messi-Neymar-Suarez). 3-1 e tutti a casa.

Due anni dopo ci si riprova con una Juve molto più potente in avanti (Higuain-Dybala-Mandzukic) ma con un centrocampo molto più debole rispetto al passato. Risultato? 4-1 con rovesciata del croato e lezione di calcio da parte di Casemiro, Ronaldo e Asensio (Asensio, 4-1 è finita un mantra social ormai).

Da quel momento in poi i bianconeri hanno subito tante delusioni in Europa. Sempre superando i gironi fino a questa stagione, ci sono state cocenti eliminazioni contro squadre sulla carta inferiori come Lione, Porto e Villarreal. La fine di un’era iniziata già da tempo a livello tecnico.

Da Pogba a Ramsey passando per CR7, montagne russe sul mercato

I veri “colpi” dell’era Agnelli, quelli che hanno avuto più successo di tutti in campo, sono stati due, entrambi all’inizio dell’avventura del giovane presidente. Prima di tutto l’acquisto a zero di Andrea Pirlo, epurato da Allegri al Milan e diventato perno, motore e anima della Juventus di Conte, in grado di giocare un Europeo da protagonista (finale con la Spagna a Euro 2012) e di vincere, quasi da solo, il primo scudetto di Conte, e poi altri due, con Marchisio e Vidal al suo fianco.

L’altro colpo, sempre a zero, fu Paul Pogba, plasmato da Conte e Allegri fino a diventare il perno sul quale la Francia, assieme a Mbappé, vinse il Mondiale 2018. In mezzo tante mosse intelligenti da parte di Marotta, il vero fautore della squadra Juventus.

Da Tevez a Morata, da uno sconosciuto Vidal a Khedira e zero, passando per l’era Dybala, Mandzukic, Dani Alex, Alex Sandro, tanti sono i campioni che hanno reso grande i bianconeri nell’era Agnelli. Anche il buon Padoin è stato fondamentale, a modo suo, diventando un grande talismano e un uomo squadra senza pari.

I flop vennero più con Paratici che con Agnelli, anche se in realtà il vero flop è stato l’acquisto di Cristiano Ronaldo. 100 milioni per il cartellino, 31 netti all’anno al portoghese hanno dissanguato le casse bianconere senza arrivare al traguardo tanto ambito, ovvero la Champions League.

Da quel momento in poi sono state quasi solo scelte sbagliate. La cessione di un giocatore come Kulusevski (e ci mettiamo anche Bentancur), gli arrivi a zero di Ramsey e Rabiot (entrambi sette milioni netti all’anno), poi il Covid, i mancati risultati sportivi, il fallimento Sarri, tutte mosse che hanno contribuito a demolire il bilancio e a farsi trovare impreparati alla situazione in cui la Juve si trova ora.

La Juventus tornerà, come sempre, ma intanto per Andrea Agnelli questo è un addio.

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