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Tour de France, mamma Pantani: "Non perdonerò mai quel no del 2003 a Marco, la tappa a Cesenatico non basta"

In un'intervista a Le Parisien la signora Tonina, madre del Pirata, attacca gli organizzatori della Grande Boucle: "Hanno umiliato mio figlio e ora gli rendono omaggio".

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Ventisei anni fa, in quella fantastica primavera-estate del 1998, Marco Piantani piazzava la mitica doppietta, l’accoppiata Giro d’Italia-Tour de France. Roba da grandi, anzi grandissimi del ciclismo. Tant’è vero che, ancora oggi, è stato l’ultimo a esserci riuscito. Dopo di lui nessun altro, come nessuno è ancora riuscito a prendere il posto del Pirata nel cuore degli appassionati italiani. Domenica 30 giugno la Grande Boucle renderà omaggio a Marco concedendogli un tributo in occasione della partenza della seconda tappa, nella sua Cesenatico. Una frazione con arrivo a Bologna. Marco che è scomparso il 14 febbraio 2004, vent’anni fa, in circostanze ancora non del tutto chiarite.

Tour de France, l’attacco della madre di Pantani

Chi non si è mai data pace per la sua scomparsa, come è ovvio che sia, è mamma Tonina. Che, giura, non perdonerà mai chi ha abbandonato Marco nel momento più difficile. Intervistata da Le Parisien, la madre del campione ha assicurato di avercela ancora con quelli del Tour per aver rifiutato di invitare Pantani all’edizione del 2003. Quella in cui il Pirata avrebbe voluto inseguire l’ennesimo riscatto.

“Era molto arrabbiato”, ha esordito mamma Tonina. “Perdonate il paragone, ma si sentiva come una ragazza a cui veniva detto ‘sei una p… e lo resterai per tutta la vita’. Marco mi guardò negli occhi e giurò di essere pulito e che le accuse per cui era stato sospeso erano false. So che questo è vero. Marco ha sofferto terribilmente per la reputazione che gli è stata data. Quando il Tour non lo ha voluto, è stato terribile. Non l’ha mai superata”.

Mamma Tonina attacca l’ex ds Giuseppe Martinelli

Alla domanda se fosse ancora arrabbiata con qualcuno, mamma Pantani ha risposto chiamando in causa Giuseppe Martinelli: “All’epoca suo ex direttore sportivo. Sapeva che Marco aveva assunto farmaci dopo la sua sospensione. L’inverno precedente lo ha portato a Riccione, a 40 chilometri da qui, per prepararsi. Ho scoperto poi che lo aveva ospitato in un posto dove c’erano prostitute russe e cocaina. Il giorno del funerale, davanti alla tomba di Marco, lo presi per un braccio e gli chiesi perché lo avesse condotto nelle fauci della morte. Mi rispose: ‘Ma non pagavamo nulla per l’alloggio'”.

E ancora: “Sto soffrendo e non riesco ancora ad accettare che la gente dica cose non vere sulla sua scomparsa. So che prendeva farmaci per la depressione, ma era proprio per andare avanti. Voleva gareggiare altri due anni per dimostrare al mondo intero quanto fosse un grande campione. Ma molte cose gli sono scoppiate tra le mani. A cominciare dalla fidanzata che lo ha lasciato, facendolo anche soffrire. Lo ripeto, è stato terribile per lui che il Tour de France non lo abbia invitato. Eppure Marco ha salvato il Tour nel 1998, quando alcuni volevano fermarlo. Fu lui, con le sue imprese, a salvare l’evento. E cinque anni dopo, il Tour lo ha umiliato”.

Il tributo a Marco e la reazione della madre del Pirata

Adesso gli organizzatori del Tour de France hanno pensato di omaggiare la memoria di Pantani con una sorta di passerella davanti al Museo a lui dedicato a Cesenatico in avvio della seconda tappa del trittico tutto italiano di inizio corsa. Un gesto che non ha cambiato il giudizio della signora Tonina nei confronti della prestigiosa corsa a tappe francese: “Mi sono arrabbiata quando l’ho saputo. Mi dispiace, ma non perdonerò mai. Il dolore per aver rifiutato Marco non può essere cancellato con un tributo vent’anni dopo. Sarò alla partenza, ma non so se sarò lì a salutare i capi del Tour“.

E infine l’ultimo affondo, un amaro ritornello ripetuto come un doloroso tormentone ormai da troppi anni: “Mio figlio è stato ucciso! All’inizio dei suoi problemi, ha interferito con le scommesse sportive e per questo è stato costretto a lasciare il Giro nel 1999. Ma poi è stato perseguitato. So che la sua morte non è stata volontaria. Gli sono stati somministrati dei farmaci per ucciderlo”.

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