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Tre anni senza Paolo Rossi, Federica Cappelletti: "Vedeva tutto positivo, si sono approfittati di lui"

La giornalista e scrittrice, vedova del mito dell'Italia 1982 Paolo Rossi, ha ricordato Pablito dopo la sua tragica scomparsa avvenuta nel dolore e nell'incredulità del suo pubblico

Ultimo aggiornamento:

Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Sembra ieri, eppure sono trascorsi già tre anni dall’annuncio tragico e improvviso della morte di Paolo Rossi, il nostro Pablito. Nostro perché Pablito era dei suoi figli, delle persone che lo hanno amato ma che godevano del privilegio, e dell’onere, di assistere all’onda inesauribile di riconoscenza per quel suo stile generoso e geniale di gioco che aveva coronato il sogno del Mondiale 1982.

Quando sua moglie, la giornalista e oggi presidente della FIGC femminile, annunciò la sua scomparsa a causa di un tumore addolorata, eppure coraggiosa e fiera, ci ha strappato via quell’immagine, quel fotogramma di felicità immane e gioiosa dopo una parabola complicata da riassumere per le implicazioni dolorose che ne scaturirono. E che seppe cancellare con quel sorriso che Pablito non negava mai. A un bambino, a un tifoso, a un nostalgico.

Paolo Rossi, il Pablito dell’Italia ’82

Federica Cappelletti ha ricordato Paolo in un’intervista rilasciata a Walter Veltroni, sulla Gazzetta dello Sport. Oggi guida la Federazione femminile, anche per restituire dignità e concretezza allo sport femminile che nel calcio ha la sua apoteosi, dopo i recenti avvenimenti che hanno portato a una scossa importante.

Di Rossi ha rammentato la massima qualità, che lo ha guidato ad attraversare le traversie di un’esistenza che ha conosciuto la popolarità, l’idolatria, il rispetto ma altrettanto dolore, offese e insinuazioni.

“Il pregio era vedere sempre tutto in positivo, cercava e trovava il bello delle cose, anche quelle più travagliate, più contraddittorie. Solo così è riuscito a fronteggiare tutto quello che gli è capitato, dagli infortuni al calcioscommesse. Il difetto è che si fidava troppo delle persone, forse l’altra faccia del suo pregio. Ho misurato dopo la sua morte quanto molti si siano approfittati di lui e abbiano usato il suo nome”.

Fonte: IPA

Federica Cappelletti oggi

Il retroscena su un’offerta choc

Sulla possibilità che diventasse allenatore, ha aggiunto un retroscena che riguarda il passato da tecnico, che Rossi non aveva voluto intraprendere alla ricerca solo ed esclusivamente del denaro:

“No, non ne voleva sentir parlare. Ricevette un’offerta incredibile da un paese arabo. Ma nonostante noi fossimo pronte a seguirlo lui disse di no. Era andato via di casa a 14 anni, non aveva fatto una vita normale. Mi disse. “Ma vuoi mettere quei soldi con la bellezza di svegliarsi la mattina qui a Poggio Cennina e sentire il canto degli uccelli?”“.

Fonte: ANSA

Paolo Rossi nelle diverse stagioni della sua straordinaria carriera

Paolo Rossi e il calcioscommesse

Oggi che il calcio si sta interrogando su ripetuti episodi che vedono coinvolti giocatori, è stato inevitabile per Federica Cappelletti replicare su quanto accadde allora a suo marito, in ambiti e con un processo che diede già la sua risposta.

“Mi sono fatta un’idea precisa, parlando con lui e con i suoi compagni di squadra: Paolo non c’entrava nulla. Lui ha sempre fatto solo quello che doveva fare: segnare. Lo ha fatto prima e persino in quella partita, Avellino-Perugia. Ha sbagliato a non denunciare, ma lo fece per non rovinare un suo compagno di squadra. In questo fu superficiale, forse. Ma era fatto così. Paolo fu mollato da tutti, se io fossi stata al suo fianco allora avrei lottato come un leone per difenderlo. Lo abbandonarono la Federazione e il mondo del calcio, che aveva bisogno del più visibile agnello sacrificale per mettere a tacere uno scandalo che coinvolgeva il sistema. Questo lo ferì. Pensa al diverso, giusto, trattamento di oggi per i giocatori che hanno confessato… Ma Boniperti, e soprattutto Bearzot, lo restituirono allo sport italiano. Senza di loro avrebbe lasciato il calcio. C’era troppa pressione, i media scatenati, i genitori asserragliati in casa a Prato. Quella stessa casa che sarebbe stata invasa da una folla festante la notte del Mundial…”.

La scoperta della malattia e gli ultimi mesi

Paolo Rossi, negli ultimi tempi, prima del viaggio alle Maldive con la famiglia, aveva accusato dei dolori ma nulla di drammatico emerse dagli accertamenti a cui si sottopose.

“Aveva dei dolori alle ossa, ma da calciatore si era rotto tutto. Le analisi erano tranquillizzanti. Andammo a febbraio 2020 in viaggio alle Maldive, gli avevo organizzato, con le bambine, il rinnovo a sorpresa del nostro matrimonio. Al ritorno ho visto che gli calavano i pantaloni, tanto era dimagrito. Alla tac i medici sbiancarono e io capii. Aveva un tumore al polmone, già con metastasi alle ossa. Facemmo tutte le terapie. Stava meglio, riusciva a fare i collegamenti con le tv. Furono due mesi difficili ma intensi, di condivisione e intimità. Poi si ruppe il femore e tutto precipitò. Era consapevole, anche se io ho sempre cercato di tenere viva una speranza, ho continuato a fare progetti. Alla fine abbracciò le due bambine e il figlio maggiore, Alessandro, e poi si addormentò sulla mia spalla. L’ultima cosa che mi ha detto è stata di regalare le rose alle bambine per ogni compleanno. L’ho fatto, in questi tre anni. Lo farò sempre“.

Una dedica alle sue ragazze, Maria Vittoria e Sofia Elena, che oggi continuano a crescere, studiare, vivere quel padre che ogni anno, per il loro compleanno, manda loro rose.

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