Rischia di non poter gareggiare alle prossime Olimpiadi di Parigi, ma non solo: potrebbe andare incontro a ripercussioni ben più gravi, di natura penale. Andreas Sargent Larsen, tuffatore 25enne di origine danese, è stato rinviato a giudizio dalla Procura di Roma per atti persecutori nei confronti dell’ex fidanzata. La vicenda risale a quattro anni fa ed è stata la stessa ragazza, all’epoca 17enne, a sporgere denuncia. L’ex di Sargent Larsen condivideva con Andreas la passione per i tuffi e il tesseramento nello stesso circolo romano, la Canottieri Aniene.
- Accuse a Sargent Larsen, la Federnuoto chiede gli atti
- Caso Sargent Larsen, la testimonianza dell'ex del tuffatore
- Accuse anche all'allenatrice del tuffatore italo-danese
- Mancata tutela dopo la denuncia: addio alla Canottieri Aniene
Accuse a Sargent Larsen, la Federnuoto chiede gli atti
La Federnuoto, attraverso la sua procura, ha richiesto copia degli atti alla Procura della Capitale e potrebbe emettere provvedimenti nei confronti di Sargent Larsen. Le accuse nei suoi confronti sono ampie e circostanziate, racchiuse essenzialmente nella testimonianza dell’ex fidanzata e nelle prove che ha fornito a supporto della sua versione. Ragazza che ha parlato dell’angosciante vicenda in una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, che ha scelto per lei un nome di fantasia: Valeria. Ecco, il racconto di Valeria, di fatto, è un viaggio in un incubo. La versione di Andreas? Al momento il giovane, uno degli atleti più rappresentativi della Nazionale italiana tuffi, ha scelto il silenzio.
Caso Sargent Larsen, la testimonianza dell’ex del tuffatore
Nella sua intervista “Valeria” racconta di aver temuto la morte: “Mi ha stretto il collo fino a farmi sanguinare, mi ha soffocata due volte con un cuscino. Quando perdeva la calma, fermava l’auto e mi costringeva a scendere, mi diceva, ‘vado a schiantarmi, voglio morire’, era ossessionato dalla possibilità che potessi uscire con un altro tuffatore e in trasferta lo ha aggredito davanti a tre allenatori”.
Accuse anche all’allenatrice del tuffatore italo-danese
Ecco come è nata la storia d’amore con Andreas: “La mia allenatrice, Benedetta Molaioli,Slo aveva portato a Roma dalla Danimarca. Aveva smosso mari e monti. Ci preparavamo insieme ed è nata un’amicizia, che, piano piano, è diventata un rapporto più personale. Non è mai stato semplice, neppure per un minuto. Poteva sembrare fossimo una coppia felice, lui era gentile con i miei genitori, ma non era così. A mia madre tante cose non le ho mai raccontate. Ero piccola e ho accettato situazioni che avrei dovuto liquidare subito. Gli chiedevo scusa per ogni cosa, mi faceva sempre sentire in colpa“.
Mancata tutela dopo la denuncia: addio alla Canottieri Aniene
Lo scorso dicembre la tuffatrice ha detto basta, chiudendo la sua esperienza alla Canottieri Aniene: “Non potevo più restare, avevo perso la fiducia nella mia allenatrice. Mi ha lasciata indifesa, ha sempre tutelato il suo pupillo. Quando sono andata da lei, devastata e spaventata per quello che stava accadendo, mi ha zittita: ‘Per me Andreas è un bravo ragazzo’, ha detto. ‘Ti stai facendo troppi problemi, non me ne parlare più’. A mia madre ha spiegato che la violenza che subivo dipendeva dai miei atteggiamenti. Forse Molaioli pretendeva che una ragazzina non parlasse con nessuno in piscina e camminasse con lo sguardo basso per evitare la gelosia del tuffatore che proteggeva. Non ho mai capito davvero: che avrei dovuto fare, escludermi? Io non ho mai avuto atteggiamenti equivoci, non ho fatto nulla per far ingelosire Andreas. Lui, invece, mi ha tradito”.