Attacca, che ti passa. All’indomani della vittoria sul Verona nella notte del debutto di Dusan Vlahovic e Denis Zakaria, c’è curiosità per sapere cosa starà pensando Max Allegri circa le prospettive della nuova Juventus non solo a livello di classifica, ma di gioco e quindi di assetto tattico.
Le prime dichiarazioni del tecnico livornese dopo il 2-0 all’Hellas sono state improntate alla prudenza, in particolare alla domanda su un possibile reinserimento nella lotta scudetto, ma pure sui singoli, se è vero che Allegri ha provato anche ad andare controcorrente circa la prestazione di Dusan Vlahovic, sostenendo che “Dusan ha segnato, ma ha sbagliato troppi stop all’inizio e deve crescere sotto questo punto di vista. Deve fare esperienza a grandi livelli”.
Dybala-Vlahovic-Morata: col tridente è tutta un’altra Juventus
Tutto vero, ma intanto Max Allegri ha avuto il coraggio di schierare insieme l’ex Fiorentina, Alvaro Morata e Paulo Dybala. Solo un caso? Sarà ancora così quando l’equilibratore per eccellenza della rosa bianconera, Federico Bernardeschi, tornerà al top della condizione? O la formula iper offensiva è possibile solo contro avversari di seconda fascia come il Verona?
La prima risposta la avremo già domenica sul campo dell’Atalanta nello spareggio per un posto nella prossima Champions League, dove il tridente potrebbe già venire smontato, ma intanto la prestazione collettiva offerta contro l’Hellas è un segnale incoraggiante considerando che la Juve aveva finora steccato contro le piccole, perdendo proprio nei match casalinghi contro formazioni alla portata quei punti che potrebbero costare cari nella corsa allo scudetto.
I ko contro Empoli e Sassuolo parlano chiaro, per questo tornare a essere dominanti almeno contro tre quarti delle avversarie del campionato è una bella polizza nella corsa alla Champions.
Ma la forza della Juve che ha convinto contro il Verona non è solo nei numeri e nel 4-3-3 spurio scelto da Allegri, con Dybala e Morata “elastici”, ora larghi, ora più stretti rispettivamente per agire alle spalle delle due punte e al fianco di Vlahovic, bensì in un cambio drastico di atteggiamento coinciso con l’innesto dei nuovi acquisti.
Quello della Juventus è quindi un 4-3-3 equilibrato, potenzialmente infallibile contro le medio-piccole perché il centrocampo assicura protezione alla difesa e al contempo assistenza alla fase offensiva e perché il tridente non dà riferimenti. Non a caso, appena per la terza volta in Serie A sia Dybala che Morata hanno fornito assist nello stesso match della Juventus: non accadeva dal novembre 2015 contro il Palermo e dal maggio 2016 contro la Sampdoria, partite in cui in attacco c’era un certo Mario Mandzukic.
Come corre la nuova Juve: Zakaria il ‘box to box’ che mancava
Vlahovic, caricato anche dal gol in avvio, si è infatti rivelato prezioso anche spalle alla porta, rivelandosi quel tipo di centravanti che mancava alla rosa della Juventus e in grado di “liberare” Morata da un ruolo che non è mai stato nelle corde dello spagnolo, ora autorizzato a brillare per la sua consueta generosità e a dare profondità svariando su tutto il fronte d’attacco. L’azione del secondo gol al Verona è la dimostrazione di questo, perché Alvaro ha fornito l’assist per l’inserimento vincente di Zakaria.
Lo svizzero è quindi l’altra faccia sorridente della nuova Juve, che in mezzo al campo non aveva incursori bravi ad inserirsi senza palla ad eccezione di McKennie, comunque abile soprattutto nel gioco aereo e non in possesso della fisicità di Zakaria, tra i migliori anche nella propria specialità, quella di recuperare tanti palloni sia nei momenti migliori della partita della Juventus, sia nella prima parte della ripresa, quando la squadra ha rifiatato concedendo campo al Verona.
Gli equilibri della nuova Juventus: Cuadrado e McKennie riserve di lusso
La formula a trazione anteriore dovrebbe comunque lasciare spazio già a Bergamo ad una più prudente con Bernardeschi probabilmente al posto di Morata e Dybala più stabilmente largo per un tridente più puro, senza dimenticare l’opzione Cuadrado, uno dei giocatori più a rischio di perdere il posto insieme allo stesso McKennie dopo la rivoluzione di gennaio, ma pedina potenzialmente decisiva negli spazi a partita in corso magari per un 4-2-3-1 più prudente.
Sì, perché l’idea di gioco di Allegri resta quella di una squadra con un baricentro medio-basso e pronta a ripartire: contro il Verona il baricentro è stato di 40,7 metri sul possesso avversario, ma con in campo i due nuovi e una squadra dedita al mutuo soccorso tutto è possibile.
Basti pensare che Vlahovic è stato il terzo giocatore per km percorsi durante la partita, ben 10,9, alle spalle di due insospettabili come Adrien Rabiot (11,6) e Arthur (11,5), ex punti deboli di un centrocampo mai così equilibrato e nel quale da Bergamo tornerà a disposizione Manuel Locatelli.