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ATP 500 Pechino, Sinner fatica anche con Safiullin: vince in rimonta al terzo, con lo spettro del ricorso Wada

Altra vittoria in rimonta per Sinner (con lo spettro del ricorso Wada) a Pechino: Safiullin è perfetto nel primo set, poi cala e nel finale paga a caro prezzo qualche sbavatura.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Non è la miglior versione di Sinner, ma ancora una volta basta e avanza per spedire un’altra cartolina al mondo che guarda. Anche a quello di Pechino, più numeroso nel secondo atto del numero uno del mondo al China Open, con Roman Safiullin che si illude di poter mettere il dito nella piaga in una mattinata (per Sinner) assai complessa. Alla fine esce fuori un’altra rimonta al terzo: 3-6 6-2 6-3 per Jannik, premiato dal 79% di punti vinto con la prima, ma costretto a faticare e non poco per avere ragione di un avversario che si è dimostrato tosto e duro a morire, capace di annullare 9 delle 13 palle break concesse.

Primo set durissimo: Safiullin a tratti perfetto

Chissà quanto pesi nella testa il fardello del ricorso Wada (da capire se Sinner già fosse a conoscenza della cosa prima di scendere in campo o meno). Sta di fatto che Safiullin nel primo set gioca su un livello che anche per Jannik è fuori portata: subito break al secondo gioco e percentuali alte al servizio, il modo migliore (per il russo) per approcciare alla sfida.

Sinner è però presente e sul pezzo: il contro break arriva nel quinto gioco, ma ancora una volta Safiullin trova il modo per mettere a nudo le insolite carenze alla battuta del rosso di San Candido. Che nel sesto game cede nuovamente il servizio e poi non riesce a ottenere un altro break, con tre palle annullate dal russo, lesto poi a chiudere nel nono gioco aggrappandosi ancora alla prima di servizio (6-3 in poco meno di 50’).

La solita rimonta: Sinner ha un marchio di fabbrica

Dovesse tenere questo ritmo, difficilmente Safiullin riuscirebbe a perdere l’incontro. Chiaro però che quando scocca l’ora di gioco la fatica comincia a farsi sentire, con Sinner che al contrario (e come già accaduto con Jarry) fa capire di voler cambiare marcia.

Il secondo set si apre all’insegna dell’equilibrio, ma nel sesto gioco il numero uno del mondo capitalizza le palle break avute a disposizione e per la prima volta nel match si ritrova avanti, con l’inerzia a favore (splendido il recupero in lungolinea nello scambio che porta al break). Safiullin spegne la luce: arriva un filotto di sette game di fila dell’italiano, che approfitta anche di qualche forzatura senza senso del rivale per scappare nel terzo set (abuso di serve and volley, che non paga dividendi).

In realtà però il russo rimane in partita fino all’ultimo: quando Sinner serve per il match riesce anche a scappare sul 15-30, poi con un paio di gratuiti sciupa tutto. Jannik però deve faticare per chiudere, replicando quanto fatto con Jarry due giorni prima. Anche se subito la testa corre a quel che vuole la Wada, che non si accontenta di una reprimenda e vuole andare fino in fondo. Un avversario invero più ostico di Safiullin.

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